Sono state graziate le due giornaliste iraniane che per prime avevano reso pubblico attraverso report e foto la morte della giovane curda Mahsa Amini nel 2022, da cui è partita la protesta e il movimento Donna, Vita, Libertà. Le due giornaliste Niloufar Hamedi, 31 anni, fotografa del quotidiano riformista Shargh, e Elaheh Mohammadi, 36 anni, giornalista di Ham Mihan, che erano state rilasciate su cauzione a gennaio, sono state graziate dal leader supremo iraniano Ali Khamenei in occasione dell’anniversario della Rivoluzione islamica, assieme ad altri 3000 detenuti nelle carceri iraniane. Arrestate durante le proteste del 2022, erano state rinchiuse nel carcere di Evin, lo stesso in cui era stata incarcerata la giornalista del Foglio e di Chora Media Cecilia Sala. Le giornaliste erano state accusate di “cooperazione con il governo ostile” degli Stati Uniti e per altri due crimini e condannate nell’ottobre 2023 rispettivamente a di 13 e 12 anni, ridotti successivamente a cinque anni ciascuna. Un’altra giornalista iraniana è ancora in carcere, riporta Avvenire: si tratta di Nazila Maroufian, reporter del sito Ruydad 24, arrestata per aver intervistato il padre di Masha Amini che contraddiceva la versione ufficiale della morte della ragazza. Nelle carceri iraniane erano 26 a fine 2024 i giornalisti arrestati.
Molto sono ancora le giornaliste in stato di detenzione, secondo quanto riporta il database in costante aggiornamento de The coalition for women in journalism: quasi 90 giornaliste incarcerate nel mondo, dalla Turchia alla Tunisia, dalla Georgia al Bangla Desh, dalla Russia alla Bielorussia, dalla Cina al Venezuela.