L’anno che nacque il divorzio e l’onda lunga dei diritti figli del ’68 | Giulia
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L’anno che nacque il divorzio e l’onda lunga dei diritti figli del ’68

1968-1981, dall’abolizione del reato di adulterio alla legge sull’aborto, dal nuovo diritto di famiglia al referendum sull’aborto all’abrogazione del delitto d’onore. [di Jolanda Bufalini]

L’anno che nacque il divorzio e l’onda lunga dei diritti figli del ’68
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Jolanda Bufalini Modifica articolo

30 Novembre 2020 - 10.29


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Primo dicembre 1970, entra in vigore la legge sul divorzio. Ma vorrei risalire a due anni prima, al dicembre del 1968, quando fu abrogato il reato di adulterio. La parola è abbastanza desueta ormai ma quando la usiamo, la usiamo indifferentemente al maschile e al femminile, commettendo un errore di prospettiva storica poiché a quel tempo l’adulterio era reato solo femminile, sebbene punibile fosse anche il correo su denuncia del marito. Lui, il marito, poteva invece tradire la moglie. Questo era un comportamento socialmente e giuridicamente accettato. Solo nel caso che il marito si trasferisse more uxorio a vivere con un’altra donna, tale comportamento, pur non essendo reato, poteva motivare la separazione. Separazioni rare e eccezionali.

Questa era l’Italia giuridica che l’onda del 1968, quale che sia il significato che si attribuisce a quell’anno, travolse. Un’Italia che discriminava per legge le donne, comminando fino ad un anno di carcere per le adultere. Quale che fosse l’entità della condanna, inoltre, era come apporre sul loro corpo una lettera scarlatta, non – forse – nelle grandi città e nei ceti di élite ma certamente nelle piccole comunità, nel chiuso di paesi e quartieri proletari. L’abrogazione fu motivata per violazione dell’articolo 29 della Costituzione, che stabilisce l’eguaglianza dei coniugi.

I dibattiti all’ora di cena

Quando fu approvata la legge Fortuna-Baslini sul divorzio avevo 16 anni e la possibilità del divorzio mi pareva la cosa più naturale del mondo, quattro anni dopo partecipai alla campagna divorzista, un po’ con il PCI un po’ con i radicali, ma non potei votare, il voto era ancora a 21 anni.

Meno male, penso ogni tanto, che i comunisti avevano mogli e figlie, perché mia madre ed io potemmo rintuzzare le preoccupazioni di mio padre relative ai rapporti con il mondo cattolico. Fu mio padre Paolo a condurre le trattative con la DC per evitare il referendum che poi, a causa dell’oltranzismo cattolico, si tenne il 12 e 13 maggio 1974. Ma credo che il convincimento fermo delle donne e delle ragazze comuniste, espresso più intorno alla tavola apparecchiata per la cena che non in pubbliche assemblee (come invece fu per l’aborto), fu importante al fine del mantenimento dei principi della laicità dello stato rispetto alla preoccupazione di non dividere il paese.

Un decennio che ha cambiato l’Italia

Poco più di un decennio, dunque, che ha cambiato l’Italia: 1968-1981, dall’abolizione del reato di adulterio alla legge sull’aborto, passando per l’approvazione del nuovo diritto di famiglia (1975), per il referendum sull’aborto (1981) e per l’abrogazione del delitto d’onore (1981!). O meglio, poco più di un decennio che ha avvicinato l’Italia legale all’Italia reale. Un’Italia – c’è da aggiungere – popolare, come dimostrano le significative vittorie ai referendum alle quali contribuì la defezione degli elettorati DC e MSI. Si dimostrò allora che le leggi sui diritti civili non sono un lusso per le élite ma entrano a regolare rapporti e drammi che prima si consumavano nel silenzio nelle case dei lavoratori.

Un analogo processo si è sviluppato in anni più recenti per i diritti LGBT e per le coppie di fatto, ancora una volta il Vaticano, che tanta pressione ha esercitato con i family day ai tempi di Bertone e di Ruini, deve riconoscere una società più complicata nelle relazioni fra le persone di quella rappresentata nei dogmi.

Ora però il pensiero va alle manifestazioni delle donne polacche in difesa della legge sull’aborto. Al ruolo delle donne in Bielorussia nella rivolta contro Lukashenko. Sono linee di demarcazione importanti, che ci riguardano da vicino, perché l’aggressione è mondiale e quelle donne sono sulla prima linea.

Una spectre globale sovranista coordina ovunque l’attacco ai diritti in nome di una società maschilista e machista frustrata. L’aggressività delle destre prende di mira, nuovamente, il corpo delle donne, i loro diritti, la loro autodeterminazione, rispolvera l’omofobia e trasforma in proposta politica le più viete e sgangherate chiacchiere da osteria. La risposta dovrebbe essere in una visione più umana e solidale, più attenta alle sofferenze delle persone e alle disuguaglianze sociali.

 

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