Questo numero è dedicato alla memoria di Giovanna Pezzuoli, amica e collega, scomparsa da tre settimane, che in questo progetto aveva creduto da subito, scegliendone anche il nome e dando una mano alla squadra, fino alle sue ultime settimane di vita.
Rassegna dal 3 maggio all’8 maggio: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Domani, Il Giornale, Il Manifesto, Il Messaggero, Il Sole 24 ore, Il Fatto quotidiano, Avvenire, più uno sguardo sul web
Firme in prima pagina: 576 uomini/ 202 donne
Editoriali, commenti e analisi: 117 uomini/ 44 donne
Interviste: 111 uomini/ 36 donne
Questa settimana abbiamo notato un lieve incremento dei commenti al femminile, forse dovuto al Ddl Zan che, dopo il monologo del rapper Fedez alla Festa del Primo Maggio e le polemiche con la Rai, ha impegnato molte donne in un dibattito molto serrato nel merito del Ddl. Le interviste, invece, sono sempre pochissime. Eppure abbiamo fior di scienziate e di economiste che in questo momento ci potrebbero aiutare a capire tante cose del presente e del futuro. Fra le politiche più intervistate c’è Giorgia Meloni.
Il lavoro che uccide «Non ci sono morti che valgono più di altri, perché ogni vita ha uguale dignità e valore. Ma ci sono morti che colpiscono più di altri perché una caratteristica, a volte solo un dettaglio, ci rendono più vicine le vittime», così scrive in un commento su Avvenire del 5 maggio Francesco Riccardi che parla della fine di Luana D’Orazio, morta a 22 anni in fabbrica, straziata da un macchinario a Montemurlo, in provincia di Prato, in quel distretto del tessile che corre (e tanto) per battere la concorrenza e spesso si dimentica delle norme di sicurezza. I giornali che di solito relegano in poche righe gli incidenti sul lavoro, si sono buttati sulla storia di questa bella ragazza, mamma di un bimbo di 5 anni. Pagine piene delle sue foto, servizi sulla famiglia, sul fidanzato, sui suoi sogni. Sappiamo poco, invece, dell’incidente, del perché un’apprendista si trovasse sola a gestire una macchina che è diventata una trappola mortale. Ma è giusto utilizzare in questo modo la bellezza di una donna, finita in modo così terribile? Noi pensiamo di no, ma abbiamo notato pure che finalmente i giornali hanno scritto di incidenti sul lavoro che sono stati 185 nel primo trimestre del 2021, secondo i dati dell’Inail, mentre in tutto il 2020 gli omicidi bianchi danno una somma di 1.240, una strage. Speriamo che questa sensibilità continui, e stimoli un aumento dei controlli anche nei distretti più impenetrabili. Ma temiamo che non andrà così. E possiamo già dire che un incidente successivo come l’incendio nell’azienda di Gubbio che lavorava cannabis per uso medico, è stato liquidato in meno di due giorni. Eppure anche lì sono morti un ragazzo giovanissimo, Samuel Cuffaro,19 anni, studente lavoratore e una donna di 52 anni, Elisabetta D’Innocenzo.
Invece, non abbiamo capito il commento di Natalia Aspesi su Repubblica, che incita le ragazze a impegnarsi di più sul fronte della sicurezza sul lavoro, piuttosto che su quello delle molestie sessuali. A noi sembra che una cosa non escluda l’altra ma, ovviamente, è solo una opinione.
Il murale realizzato dallo street artist napoletano Jorit
Il lavoro buono Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si parla molto della necessità di colmare le disparità di genere. Si parte dalla creazione di 228mila posti in più negli asili nido e all’estensione del tempo scolastico, fino ad arrivare alla certificazione della eguaglianza nelle imprese, dal punto di vista retributivo e della carriera a parità di condizioni. Le imprese che l’adotteranno potranno avere benefici fiscali e pure l’accesso a bandi e fondi. Ce ne informa Il Sole 24ore che ha pubblicato integralmente il Pnrr appena presentato dal Governo a Bruxelles. Per la prima volta, a partire dal 2022, un sistema di premialità, ci auguriamo il più agile e semplice possibile, sposterà una questione di equità tra lavoratori da un piano culturale a quello economico e sociale. In Italia, alla fine del 2020, nella popolazione femminile fra i 15 e i 64 anni, lavorava il 49 per cento delle donne contro il 67,2 per cento dei maschi. La media Ue per le donne è del 62,4 per cento. Conferma la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra, intervistata su Repubblica del 4 maggio, che stavolta siamo di fronte a provvedimenti che aiuteranno l’impiego femminile con incentivi concreti per le aziende e ridurranno le discriminazioni. «Ci sono anche misure dirette per aiutare le donne a inserirsi nel mondo del lavoro, dal piano per gli asili nido e da quello per l’assistenza ai disabili -spiega Guerra- si libera tempo per le donne, con effetti diretti sull’occupazione femminile che noi stimiamo in un aumento di 3,7 punti, già dal secondo triennio del piano, con un effetto più marcato al Sud dove l’incremento stimato è di 5,5 punti».
Famiglia Ci mancava solo Antonio Tajani a intristirci affermando che una vera famiglia è solo quella con figli. Levata di scudi immediata anche e soprattutto da parte di chi i figli li vorrebbe, ma non li può avere per tanti motivi. Nel 2020 i nuovi nati sono stati 400mila, quest’anno l’Istat prevede che saranno ancor meno, 391mila. Interrogarsi sulle tante sfaccettature della denatalità forse sarebbe un po’ meglio che sparare frasi ad effetto, così, tanto per dire. Ci tira un po’ su il morale, invece, leggere sulle pagine culturali del Fatto quotidiano, 3 maggio, alcuni divertenti estratti dal libro “Mamme” di Shaun Usher. In una lettera un giovane Martin Luther King racconta alla genitrice le sue conquiste sentimentali. In un’altra Winston Curchill viene rimproverato dalla mamma per una pessima pagella. Lei si firma «la tua amorevole ma scocciata madre».
Domani pubblica alla vigilia della Festa della mamma, il rapporto di Save the children, dal nome significativo, Le equilibriste 2021. Apprendiamo che in Italia ci sono 6 milioni di donne con figli minorenni a carico e molte di loro (come la stessa Luana D’Orazio) hanno dovuto accettare, per mantenerli, lavori precari e sottopagati che molte volte sono andati perduti con la pandemia. Ma già prima le cose non andavano molto meglio: 51558 fra padri e madri hanno lasciato il lavoro nel 2019 e oltre il 72 per cento l’ha fatto per l’impossibilità di conciliare le esigenze del lavoro e quelle dei figli. E comunque, per dirla con Giorgia Serughetti che ne ha scritto su Domani, per fare figli ci vuole un’idea di futuro, la paura va sostituita con la speranza.
Divorzi Bill Gates e la moglie Melinda, miliardari e filantropi hanno annunciato la fine di un rapporto durato 27 anni. Naturalmente si è scatenata la caccia al gossip e soprattutto ai bizzarri accordi prematrimoniali dell’ex coppia di benefattori. Vi partecipano quasi tutti i nostri quotidiani, ma più interessante è una notizia che arriva dalla Cina, dove al calo in picchiata dei matrimoni registrato da qualche anno, corrisponde un alto numero di divorzi, richiesti dalle donne. Fra le motivazioni il carico di lavoro domestico insostenibile se si lavora, ma pure i maltrattamenti cui sono sottoposte le donne dai loro mariti e compagni. Lo scrive il Manifesto del 6 maggio.
Casi insoluti Mentre assistiamo sbigottiti al gioco al massacro fra magistrati con relativi corvi, veleni e verbali volanti, (ben analizzato da diverse firme su Domani) fanno una certa impressione le parole del procuratore di Genova Francesco Cozzi (sì, quello delle indagini sul crollo del ponte Morandi), disposto a cedere un anno e più della sua vita per dare un nome e un volto, dopo 25 anni, all’assassino di Nada Cella, uccisa a Chiavari nello studio di commercialista in cui era impiegata. Un’indagine costellata da spaventosi errori che cancellarono tracce importanti, tanto da rendere inutile ogni sforzo. Il procuratore, scrive Marco Imarisio, sul Corriere della Sera del 6 maggio, ha riaperto il caso, puntando sulle nuove tecnologie, sui pochi reperti rimasti e, forse, su una sua personale convinzione.
Giustizia Violenza di gruppo ai danni di una ragazza americana, il gup di Catania ha condannato con il rito abbreviato a sette anni tutti e tre gli imputati. Una sentenza accolta con soddisfazione dall’avvocata Mirella Viscuso che assiste la vittima, violentata, ma pure ripetutamente offesa durante il processo, bollata dalle difese degli aggressori come bugiarda patologica, affetta da disturbi borderline e naturalmente consenziente.
Esattamente quanto sta accadendo alla giovane milanese che ha denunciato di essere stata violentata da quattro amici, nell’estate del 2019, fra i quali il figlio di Beppe Grillo. Una vicenda passata molto in sordina fino a che, vicino alla chiusura delle indagini, il padre spirituale del Movimento 5 stelle non è sceso in campo in difesa del figlio e dei suoi amici, riducendo tutto a una ragazzata, una coglioneria irrilevante. Così, i giornali hanno fatto a gara a cercare dettagli il più possibile pruriginosi, pubblicando senza nessun rispetto per la vittima, testimonianze di amiche e amici che ne mettono in luce fragilità che certo rappresenteranno in aula una pietanza molto ghiotta per la difesa dei quattro, se il caso dovesse finire a processo. Comunque vada e da qualunque versante la si guardi, sulla gestione complessiva di questa vicenda e sull’uso di verbali e filmati sarebbe meglio stendere un velo pietoso (nella foto di apertura, un servizio del Fatto quotidiano).
La strage continua Massimo Bianco, guardia giurata di 48 anni, ha ucciso a Torino con otto colpi di pistola la moglie coetanea, Angela Dargenio, dalla quale si era da poco separato. Ylenia Lombardo, invece di anni ne aveva 33 ed era riuscita in passato a liberarsi di un uomo violento. Purtroppo ne ha conosciuto un altro che l’ha picchiata e uccisa, dando poi fuoco all’appartamento.
Dal mondo Bomba in una scuola di Kabul nell’ora di massima affluenza delle studentesse. Le vittime sarebbero almeno una cinquantina, bambine e ragazzine fra gli 11 e i 15 anni. L’attentato voleva colpire proprio loro, così come due mesi erano state uccise tre giovanissime giornaliste televisive.
Continua la resistenza della popolazione in Myanmar l’ex Birmania, ai militari autori del golpe del primo febbraio scorso che ha portato la gente in piazza con migliaia di arresti e una repressione brutale nelle piazze con vittime anche fra le giovanissime manifestanti. Ora il paese è allo stremo per la fame, l’assenza di generi di prima necessità, le fabbriche chiuse e le merci giacenti abbandonate nelle dogane. A questo si è aggiunto anche il Covid.
Sul Messaggero del 6 maggio, nella sezione Mind the gap, Franca Giansoldati intervista Ibukun Faluyi, 41 anni, responsabile del consorzio Epron che smaltisce rifiuti elettronici in Nigeria, uno dei paesi africani più colpiti dalle esportazioni illegali di scarti: vecchi televisori, telefonini, stampanti, eccetera. Una grande sfida per la protezione dell’ambiente, dove le donne possono avere un grande ruolo. Ma racconta anche la faticosa e accidentata vita delle donne nigeriane che noi conosciamo solo per stereotipi.