Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (30 agosto-4 settembre) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (30 agosto-4 settembre)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo "osservatorio" sui giornali, in ottica di genere. [di Paola Rizzi]

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (30 agosto-4 settembre)
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6 Settembre 2021 - 11.19


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Settimana dal 30 agosto al 4 settembre: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Domani, Il Giornale, Il Messaggero, Il Sole 24 ore, Il Fatto quotidiano, Avvenire, Il Giorno.

 

Firme in prima pagina: uomini 531/donne 174

Editoriali, commenti e analisi: uomini 91 / donne 23

Interviste:  uomini 149 / donne 45

Fotografie: 205 uomini/ 50 donne

 

 

Preambolo: Questa settimana abbiamo introdotto una novità, il monitoraggio delle fotografie con nome e cognome del personaggio, in un giorno campione, in questo caso giovedì 2 settembre. Il risultato non si discosta dal resto. Nella società così come viene rappresentata dai nostri media main stream le donne rappresentano una quota del 25, eccezionalmente del 30%: nelle firme in prima pagina, nei punti di vista e nei commenti, nei personaggi da intervistare, nelle immagini. Soprattutto per quanto riguarda le ultime due categorie interviste e immagini sono per lo più concentrate nel secondo sfoglio, nelle notizie più leggere.
Come nel caso di Mara Venier intervistata sulla Stampa del 30 agosto per la tempesta social che l’ha colpita su instagram per il fatto che a 70 anni non dovrebbe portare i capelli lunghi. O Lucrezia Lante della Rovere che in un’intervista a tutta pagina sul Corriere della sera del 1 settembre parla poco della sua carriera e molto del suo essere figlia e madre e ora anche nonna. Segnaliamo che lo stesso giorno sulla Stampa in un paginone viene intervistato il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è il padre delle figlie di Lante della Rovere, ma con lui dei travagli genitoriali e di nonnitudine non si fa parola. Fine del gossip.
Migliorare, cioè variare un po’ il panorama delle facce e quindi fornire una rappresentazione più inclusiva e realistica non è difficile: per esempio per parlare dei vari incendi che hanno funestato edifici prestigiosi a Milano e Torino, abbiamo letto per giorni i pareri degli ingegneri, ma oramai esistono anche le ingegnere, come Marina Clerico, docente di ingegneria dei materiali intervistata dalla Stampa il 4 settembre.

 

Nella scelta dell’immagine di questa rassegna stampa abbiamo fatto un collage tra uno screenshot delle manifestazioni delle donne afgane a Kabul e le incredibili imprese delle atlete paralimpiche italiane in un post su Istagram del Corriere. Eravamo indecise tra le une e le altre.

 

Afghanistan e non solo. Tutti i giornali sono molto preoccupati per le sorti delle donne afgane e in molti hanno pubblicato appelli delle studentesse della Sapienza che non sono riuscite a fuggire, interviste a ragazze nascoste in casa o a donne che sono scappate con la morte nel cuore, come Shabana Basij Rasikh, 30 anni, fondatrice di una scuola di leadership femminile a Kabul che, come racconta Antonella Mariani su Avvenire, il 20 agosto ha bruciato i registri , e con 250 tra studentesse e docenti è salita su un aereo che ha fatto scalo in Qatar e ha accettato l’aiuto offerto dal Ruanda e ora invita a non togliere gli occhi dall’Afghanistan. Sul Messaggero del 3 settembre Francesca Pierantozzi intervista Zarifa Ghafari, 29 anni, fino a poche settimane sindaca di Maidan Sharha ora in Germania, che in modo pragmatico dice che con i talebani bisogna trattare: «Io sono pronta a parlare in particolare dei diritti delle donne. Dicono di voler applicare la sharia, ma anche io sono musulmana, sono cresciuta in una famiglia musulmana e so quali sono i miei diritti dentro l’islam…». La pensa diversamente il portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid intervistato da Mattia Sorbi sul Repubblica del 2 settembre: alla domanda se le donne saranno nel governo risponde «Non come ministro ma seguendo i comandamenti del Corano e sotto la legge della Sharia: potrebbero per esempio lavorare nei ministeri, nel corpo della polizia o nella magistratura come assistenti». Proprio il rapporto privilegiato con le magistrate afgane emerge da dichiarazioni attribuite su più giornali alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, che sta pensando a iniziative per tutelarle. Anche il generale Luciano Portolano sul Corriere della sera enumera tra i meriti degli italiani in Afghanistan di avere appoggiato le donne negli incarichi di responsabilità e la collaborazione con il procuratore capo di Herat (sic) Maria Bashir a favore delle donne. Per ora la situazione la riassume Samira in un’intervista a Francesca Ghirardelli su Avvenire del 4 settembre : «Tra i miliziani islamisti solo povertà culturale, dal punto di vista della conoscenza sono zero. Ora porto il velo integrale, non posso uscire senza un uomo, ho visto picchiare una donna per il suo abbigliamento occidentale». Dal Lido di Venezia, come segnala AlleyOop, il grido d’accusa delle registe afgane fuggitive Sahraa Karimi, presidente dell’Afghan Film Organisation e Sahra Mani: «Il mondo ci ha traditi».

 

Molto più vicino a noi una storia finita bene ma che era iniziata molto male. Laura Cappon su Domani del 1 settembre intervista Ikram Nazih, la studentessa italo- marocchina finita in carcere a Marrakech, denunciata da una associazione religiosa per aver condiviso un post ritenuto blasfemo. Nazih ringrazia gli italiani senza i quali sarebbe ancora in cella. La ragazza denuncia tra l’altro la presenza di molte donne in carcere in Marocco per motivi futili, quasi sempre legati a questioni d’ onore. E dice che in Marocco non c’è, come si sostiene e come lei stessa credeva, libertà di pensiero.

 

 

San Marino, Texas. La cattiva notizia è che in Texas la legge che mette al bando l’aborto dal momento della percezione del battito, a sei settimane, quando molte donne nemmeno sanno di essere incinte, non è stata bloccata dalla Corte Suprema. Il presidente Biden, cattolico e personalmente contro l’aborto, ha dichiarato che la legge non è costituzionale e si batterà per proteggere il diritto all’aborto. Ha destato un certo scalpore la risposta data dalla portavoce di Biden Jen Psaki a un giornalista cattolico che chiedeva come fa il cattolico Biden a difendere l’aborto. Repubblica titola: «Portavoce ma non solo, Psaki zittisce il giornalista: “Non sei mai stato incinta”». Per una volta segnaliamo una discriminazione linguistica al contrario: al maschile fa incinto, per quanto, ovviamente, poco usato.

Il nostro Texas invece è San Marino: come ci spiega Emanuela Griglié sulla Stampa del 3 settembre il 26 settembre del microstato si terrà un referendum per rendere legale l’aborto, ora vietato per una legge del 1865 che prevede fino a 6 anni di carcere e costringe le sanmarinesi a migrare all’estero o all’aborto clandestino. A chiedere il referendum l’unione donne sanmarinesi, un collettivo degli anni ‘70 che si è ricostituito per l’occasione.

Restando alle questioni riproduttive Avvenire del 3 settembre dà spazio alle proteste contro la fiera parigina “Désir d’enfant” . Sotto il titolo “Parigi val bene un bebé: al via il salone dell’utero in affitto” Antonella Mariani racconta come la Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata che raggruppa una 40ina di associazioni di matrice femminista di 13 Paesi si è rivolta al tribunale amministrativo di Parigi perché «è inaccettabile che alcune cliniche private vengano sul territorio francese per promuovere una pratica che è illegale in Francia», cioè la gestazione per altri.

 

Mind the gap sul Messaggero invece tocca un tema incandescente nell’intervista di Francesca Pierantozzi a Eric Marty, erede di Roland Barthes, docente di letteratura contemporanea a Parigi che ha ricostruito in un saggio genesi e storia dell’identità di genere. Secondo lui, la teoria gender solo in apparenza è emancipatoria, ma se diventa la morale dominante è la donna finire nel mirino.

Sempre Avvenire informa che la procura di Piacenza indaga sul caso di sue bambine somale residenti in città fatte infibulare nel paese d’origine dove erano state portate in vacanza. (da 4 a 10 anni la pena in Italia per il reato di Mutilazione). Nel 2021 a Piacenza già 10 donne infibulate visitate nei consultori.

Stalking. Il Fatto quotidiano, contrario al referendum sulla Giustizia promosso dai radicali e dalla Lega, ha avviato una campagna contro il quesito numero 5 che secondo alcuni giuristi depotenzierebbe la legge sullo stalking, in particolare dove prevederebbe l’abolizione delle misure cautelari per i casi di stalking, violenza psicologica, le minacce e le molestie, i maltrattamenti in famiglia e di conviventi, le violenze commesse approfittando dell’incoscienza della vittima. Lo dicono in varie interviste i giudici Fabio Roia, Francesco Menditto, Giancarlo Caselli e anche Rosa, che si è salvata dal marito violento poliziotto: «Io viva solo perché il mio ex fu tenuto in carcere».

Contraddizione in seno alle élite. In contemporanea agli incontri di Cernobbio sul futuro economico che ci attende organizzati dal forum Ambrosetti, il Corriere della sera ha lanciato e rilanciato il manifesto sull’Enpowerment femminile redatto dall’’European House Ambrosetti in 10 punti, tutti assolutamente condivisibili. Ne ha fatto diverse pagine su Io Donna e un editoriale sul giornale. Salta un po’ all’occhio che il documento sia firmato da un uomo, Valerio De Molli.

A proposito di élite il futuro è verderosa. Lo spiega un pezzo di Francesca Santolini sulla Stampa sulle femministe del clima: secondo studi internazionali le donne inquinano il 16% meno degli uomini ma subiscono di più gli impatti del cambiamento climatico, l’80% degli sfollati delle catastrofi ambientali sono donne. La conclusione di vari think thank femministi è che serve una leadership climatica femminile e femminista. Si sta già portando avanti la Scozia. Nella rubrica Facce nuove sul Corriere Paolo Lepri fa il ritratto della neoministra scozzese all’ambiente Lorna Slater, di origini canadesi, verde e trapezista nel tempo libero. L’ha voluta la leader Nicola Sturgeon che secondo Lepri assomiglia sempre più a “Mutti” Merkel che fra poco ci lascia: realista e inclusiva, Sturgeon ha voluto i verdi al governo, per la prima volta nella storia del Regno Unito, dopo che il suo partito ha mancato la maggioranza assoluta.


Francesca Porcellato in gara

Leonesse. Tra le tante campionesse delle paralimpiadi, non possiamo fare a meno di citare anche se al di fuori dei giorni esaminati dalla nostra rassegna le magnifiche tre che hanno vinto i 100 metri (l’oro e record del mondo Ambra Sabatini, l’argento Martina Caironi e il bronzo della quarantenne siciliana Monica Graziana Contrafatto, Caporal Maggiore dei bersaglieri in missione in Afghanistan che ha perso una gamba in un attentato nel 2012). Nei giorni precedenti molti ritratti sono stati dedicati a Francesca Porcellato, 50 anni nella leggenda, la più grande atleta paraplegica di sempre che ha vinto tutto nell’atletica, nello sci nordico e ora nell’handbike.

 

Lo sport femminile sembra ormai essere uscito abbastanza stabilmente dalla rubrica dello strano ma vero. Lo dimostra anche la pagina d’apertura dello sport Lombardia del Giorno del primo settembre tutto dedicato al derby della Leonessa, sotto il titolo Calcio femminile: brividi da stracittadina Cortefranca- Brescia.

Suggerimenti di lettura. Eleonora Barbieri sul Giornale, ma la ritorviamo anche su altre testate, intervista Irene Vallejo, filologa spagnola, autrice di un libro che racconta trenta secoli di storia del libro e che esalta la lettura su carta, una lettura lenta e più in sintonia con i meccanismi del nostro cervello: un atto di resistenza alla velocità dei tempi moderni.

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