Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 6 all’11 gennaio 2025) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 6 all’11 gennaio 2025)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 6 all’11 gennaio 2025)
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Barbara Consarino Modifica articolo

12 Gennaio 2025 - 14.38


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Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport

Dal 6 all’11 gennaio 2025
Firme in prima pagina: 900 uomini, donne 311
Editoriali e commenti in prima pagina: 189 uomini, 30 donne
Interviste:   216  uomini, 63 donne

Una settimana particolare, segnata dalla detenzione in Iran e dal ritorno in Italia, dopo 21 giorni in cella, della giornalista Cecilia Sala  con una operazione di “diplomazia irrituale”, che ha rotto buona parte degli schemi soliti, anche per la rapidità della sua conclusione. Protagonista la premier, “Capolavoro Meloni”, titola entusiasta Il Giornale a caratteri cubitali, ma anche i quotidiani sempre critici con la premier ne riconoscono il successo. Una vicenda raccontata da molte colleghe giornaliste, soprattutto per quanto riguarda il ritorno di Cecilia, il racconto della sua prigionia, segnato dalla solidarietà per le donne iraniane detenute come lei a Evin. 

Sul Manifesto il titolo “Anche cose buone” diventa subito virale sul web, e incassa anche citazione e complimenti dal Giornale. Il commento di Roberto Zanini guarda al futuro: lo slogan delle donne iraniane ora lo possiamo capire da vicino. Così come  Antonio Polito sul Corriere della Sera: non dobbiamo smettere di batterci con tutte le nostre forze per liberare le donne iraniane dalla segregazione medievale. Curioso il titolo di Libero: “Trionfo della Meloni, sinistra sotto un treno”. Gli altri quotidiani si sono limitati a citare nei titoli di apertura le prime parole di Cecilia Sala scesa dall’aereo che l’ha ripotata a casa: «Ciao, sono tornata». Tutti e tre i giornali di centrodestra, Il Giornale, La Verità, Libero, hanno dedicato, invece, ampi servizi allo smacco che il centrosinistra avrebbe dovuto ricevere da questa vicenda. Addirittura Filippo Facci sul Giornale, nella foga di attaccare le femministe che a suo dire in questa vicenda sarebbero state silenti, sbaglia nome e scrive Cecilia Strada, in realtà europarlamentare del Pd.  “Il rientro più atteso” è il titolo di Avvenire, con le reazioni al successo diplomatico della Meloni  la famiglia, la nuova partita che si apre sul detenuto iraniano Mohammad Abedini, l’ingegnere dei droni.  L’editoriale in prima pagina di Viviana Daloiso risponde a tutti coloro che hanno reagito con il classico “ se l’è andata a cercare“.  Perché mai si ostinano le giornaliste a raccontare le guerre, i disastri, i soprusi, andando il più vicino possibile a dove avvengono, sapendo di rischiare ancora di più in quanto donne?  Daloiso risponde citando Anna Politovskaja (qualche mese prima di essere uccisa): «Il compito di un dottore è guarire i pazienti, l’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede». Un tema che ricorre pure nel bel commento di Francesca Mannocchi sulla Stampa e nella paginata, sempre sullo stesso quotidiano, dedicata agli hater che purtroppo non potevano mancare anche nel lieto fine di questa vicenda.

Mentre Cecilia Sala veniva liberata dal carcere di Evin, Avvenire apriva sulle giornaliste incarcerate nel mondo. Secondo Coalition for women in journalism sono 88 (87 dopo la liberazione di Sala, ndr) le professioniste dell’informazione in carcere e 692 le giornaliste arrestate negli ultimi 5 anni.
All’interno, un ampio servizio racconta la storia di alcune di loro, come Anastasia Hlukovska, giovane reporter ucraina del media online Ria-Melitopol, arrestata il 20 agosto 2023 dai russi con l’accusa di terrorismo. Di lei non si sa più niente, mentre si continua a chiederne la liberazione. Si pensa che possa essere detenuta  nel Donetsk, forse a Izolyatsia dove i russi hanno trasformato il centro culturale in una famigerata prigione. Danno fastidio le donne, scrive Viviana Daloiso, perché raccontano di diritti violati e negati, primi fra tutti i loro. Essere donne significa essere bersaglio due volte: per avere svolto il proprio lavoro e per il genere. Per questo all’arresto le giornaliste sono colpite da insulti sessisti, molestie, fino a violenze e abusi. Al piede l’intervista alla giornalista pakistana Kiran Nazish, fondatrice di Coalition for women in journalism, che si occupa di censire, tutelare e tenere alta l’attenzione sulle giornaliste arrestate. Secondo Nazish, «il 50 per cento delle condanne più lunghe degli ultimi anni sono proprio a carico loro. Si cerca di silenziare il nostro racconto del mondo, la nostra voce fa paura».

La vicenda di Cecilia Sala si è intrecciata inevitabilmente con quella di Elisabetta Belloni, la diplomatica al vertice del Dis, l’organo di collegamento fra i nostri servizi segreti. Le sue dimissioni, rivelate per prima da Repubblica, sono deflagrate nel bel mezzo delle trattative per liberare la giornalista detenuta in Iran. In realtà erano state presentate prima dell’arresto di Sala, ma il pasticcio mediatico ha rischiato di offuscare la fine di una carriera senza ombre.

Dal mondo

Sul Fatto reportage di Rachida El Azzouzi da Idlib, dal 2015 roccaforte del gruppo islamista Hts che ha rovesciato il regime di Assad. Negozi piene di merci in arrivo dalla Turchia, elettricità h24 grazie alla Società Green Energy che opera sempre in collaborazione con la Turchia, il contrario della distruzione e del buio delle altre città siriane. Si paga in lire turche e dollari, internet veloce, università aperte a ragazzi e ragazze, separati.  Si cita una responsabile di una ong, anonima, che porta il velo ma non l’hijab che dice che come donna  si sente libera sotto il regime di Hts. Un altro abitante del posto invece sempre sotto anonimato parla di rischi di spargimenti di sangue se il modello di Idlib verrà diffuso in tutta la Siria: i siriani amano cantare, ballare, suonare e producono il migliore Arak del Medio Oriente. Non c’è democrazia, dicono, ma nemmeno dittatura. Molte testimonianze parlano del leader Jolani, sinceramente cambiato nel corso del tempo. Altri giornali, su questo argomento sono molto più scettici. Sul Corriere della Sera, un servizio di Andrea Nicastro elenca un po’ di contraddizioni del nuovo leader siriano: la nomina di un ministro di Giustizia che ha la lapidazione delle adultere nel suo codice penale, le aperture alla Russia, le dichiarazioni bellicose sui curdi siriani, la mancata stretta di mano alla ministra tedesca Annalena Baerbock.

Una intera pagina su Domani del 6 gennaio dedicata a una giovane afghana scappata dai talebani grazie alla rete universitaria che accoglie gli studiosi in cerca di libertà. Ha ottenuto un dottorato a Roma lasciando la sua famiglia in Afghanistan. Come lei sono arrivati in Italia 90 studiosi e studentesse. Mara Matta, docente alla Sapienza, è delegata della rete Scholars at Risk. Racconta qui l’attività di sostegno e conforto a queste giovani donne che hanno sognato di vivere e studiare e che ora sono annientate dal regime, ma che resistono in ogni modo per non scomparire del tutto.

Cose di casa nostra

Come era già accaduto in passato la notte di Capodanno, almeno per quanto riguarda Milano, il capoluogo lombardo è stato teatro di episodi di violenza, almeno cinque ne ha individuate la procura di Milano, con una sorta di rituale punitivo, ma potrebbero anche essere 7 secondo Il Corriere. In prima fila  abbiamo La Verità che cavalca moltissimo questo argomento e per ovvie ragioni. Il 6 gennaio un pezzo riassume gli episodi di violenza nei confronti delle donne (ma non solo) che in questi giorni hanno avuto come protagonisti degli immigrati. Si apre con la denuncia (poi formalizzata) della ragazza belga molestata in piazza Duomo la sera di Capodanno da un gruppo di 30/40 uomini stranieri. Seguono commenti di politici del centrodestra sulla mancanza di sicurezza a Milano e un minuzioso racconto di microcriminalità ad opera degli stranieri in tutta Italia. La Verità prosegue anche nei giorni successivi la sua battaglia contro gli immigrati. La “lotta all’ invasione” si sposta in Gran Bretagna, dove a quanto riporta La Verità una violenza sessuale su quattro è compiuta da immigrati. E anche se «i forestieri sono appena il 9 per cento della popolazione, compiono il 16 per cento dei reati totali». Malgrado ai vertici di questa lista di immigrati ci siano i romeni, poi i polacchi, poi gli albanesi, chi scrive (donna) commenta che non sorprende l’alta percentuale di violenze sessuali commesse da stranieri che provengono da culture dove non esistono rispetto ed emancipazione femminile.

Chiese

Su Avvenire in prima al centro la foto di suor Simona Brambilla prima donna nominata prefetto della Curia romana. Andrà a dirigere il dicastero per gli istituti di vita consacrata di cui era già segretaria. Peraltro è stata la seconda donna segretaria della curia dopo la nomina nel 2021 dell’economista suor Alessandra Smerilli come segretaria del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. All’interno il profilo di Brambilla, 60 anni a marzo, definita schiva ed efficiente. In una intervista a Civiltà cattolica il direttore le ha chiesto di descriversi. Risposta: «Simona Brambilla è una creatura, una donna, una peccatrice amata da Dio, una missionaria della Consolata. Direi che queste sono le caratteristiche che mi qualificano. Il resto, passa». Continua così l’opera di “smaschilizzazione” della Chiesa come l’ha definita Bergoglio. Una nomina, quella della suora lombarda, di alto valore simbolico e concreto, scrive Lucia Capuzzi, se si pensa che risale a 50 anni fa la richiesta dell’Unione internazionale delle superiore generali di essere ascoltate nell’ emanazione di norme da parte delle entità vaticane competenti. Su suor Brambilla diverse le aperture di pagina di quasi tutti i quotidiani, (in prima anche sul Messaggero con un servizio della vaticanista Franca Giansoldati) alcuni sottolineano però che la religiosa sarà affiancata da un cardinale pro-prefetto prelato, sottintendendo una specie di tutela, ma intanto la nomina c’è ed è un fatto storico. Anche Domani dedica ampio risalto a una svolta che, pur non avendo niente a che vedere con la questione dell’accesso al sacerdozio o al diaconato, rappresenta la volontà di dare spazio alle donne dove si prendono decisioni importanti. Ma sempre con molte riserve: “I limiti delle scelte di papa Francesco: non sarà una suora a sanare le disuguaglianze delle donne nella Chiesa” è il titolo dell’intervento di Marco Marzano. Il sociologo sostiene che accanto alla positiva promozione di suor Brambilla resta il fatto che a lei sia stato affiancato (supervisione? Controllo?) un cardinale, altissimo prelato il cui nome si faceva proprio per la carica di prefetto affidata alla suora. E che l’assegnazione di cariche a figure femminili sia sempre ad arbitrio del papa o di qualche vescovo o cardinale, che scelgono direttamente una loro collaboratrice. E del resto, diciamo noi, chi potrebbe altrimenti decidere le nomine in una organizzazione maschile e verticistica come la Chiesa?

Orrori in famiglia

A Seriate nella Bergamasca un uomo, Daniel Manda, 48 anni, ha accoltellato la moglie trentanovenne nel parcheggio di un supermercato. La vittima è stata salvata dai clienti presenti sul luogo dell’agguato che l’hanno difesa lanciando pietre. La donna in passato aveva presentato denuncia per maltrattamenti in famiglia salvo poi ritirarla. Ora è ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Prima di essere soccorsa ha avuto il tempo di accusare il marito. L’unica nota positiva in questo caso è che la gente è intervenuta per aiutare la donna, lanciando pietre contro il marito e colpendolo anche con un ombrello.  

L’anno è iniziato con la morte di due giovani coniugi, sposati da pochi mesi. Daniele Bordicchia ha ucciso Eliza Stefana Feru e poi si è tolto la vita. Poco si sa dei motivi, ma le prime testimonianze parlano di rapporti coniugali molto compromessi. Eliza Feru è la prima vittima del 2025. Scrive Elisa Messina sulla 27esimaora del Corriere della Sera del  ritorno in scena del “bravo ragazzo” che però uccide. E purtroppo nelle cronache è ricomparso anche il famigerato “fidanzatino”, in questo caso nella vicenda crudele di Palermo dove un uomo si sarebbe tolto la vita per sfuggire alle angherie della figlia di 15 anni e del suo compagno di 18, che lo avrebbero taglieggiato e minacciato.

A Giulianova, provincia di Teramo, è stato invece ritrovato il corpo parzialmente carbonizzato, di Fabiana Piccioni, 46 anni, scomparsa il 4 gennaio scorso. Altre due vicende familiari vedono le donne in veste di assassine: a Bovisio Masciago, in Brianza, Marco Magagna, 38 anni, è stato colpito a morte, con una sola coltellata, dalla sua compagna Stella Boggio, di 33. La donna ha detto di averlo fatto per difesa temendo a sua volta di essere uccisa, la sua versione però sembra un po’ traballante non solo per la dinamica, ma anche perché gli amici della vittima hanno rivelato che la donna lo aveva colpito con un coltello già il 27 dicembre scorso. Stella Boggio è ai domiciliari.

A  Schio Queen Egabuele ha confessato di aver ucciso il compagno Kelly Egbon di 32 anni, morto dissanguato. Sembrava un incidente domestico, lui ritrovato in mezzo ai cocci di vetro di un tavolo, poi la ragazza ha ammesso il fatto. Sullo sfondo, anche qui, lo spettro delle violenze domestiche. Drammatica anche la vicenda delle due sorelle che a Genova Sampierdarena si sono tolte la vita lanciandosi da una finestra. La più giovane di loro lascia quattro bambini e proprio la paura che i figli fossero affidati al padre pare sia stata la molla della tragedia i cui contorni sono ancora da chiarire.

Contro il disonore. Ha compiuto 78 anni Franca Viola, lo leggiamo sul Manifesto. Prima donna in Italia a rifiutare le nozze riparatrici. Una sfida al legame onore-genere che produce ancora violenza. Da Saman Abbas Gisèle Pelicot.

Ancora, sui giornali, abbiamo visto tanti servizi dedicati a Sara Chierici, la ragazza condannata a 16 anni per concorso nel tentato omicidio di Mauro Glorioso, lo studente rimasto paraplegico dopo esser stato colpito da una bicicletta lanciata dai Murazzi a Torino due anni fa. Sara non ha partecipato direttamente al lancio, ma non ha fatto niente per impedirlo. E’ l’unica ad aver scelto il processo ordinario, i suoi coimputati con il giudizio abbreviato sono stati condannati massimo a 10 anni e 8 mesi.

Lavoro

Gli ultimi dati Istat presentati nella settimana si sono prestati a diversi tipi di analisi, quelle più ottimistiche e trionfalistiche e quelle che ci riportano coi piedi per terra. Ne è un esempio il commento di Linda Laura Sabbadini, già ai vertici dell’Istat, su Repubblica di mercoledì. Anche se il lavoro è cresciuto dello 0,5 per cento rispetto all’anno prima, non riesce a tradursi in maggiori opportunità per i più giovani e per le donne: siamo all’ultimo posto per l’occupazione femminile con un divario di 13 punti rispetto alla media europea. Benché il dato sia aumentato dello 0,7 per cento, l’incremento è sempre rallentato. Sabbadini spiega poi che è vero che il tasso di disoccupazione ha raggiunto i minimi storici, ma parte della riduzione si spiega con l’aumento delle persone che non cercano più attivamente un lavoro e sono finite quindi nell’inattività. Sono soprattutto donne a cadere in quella che è una vera e propria trappola. Stiamo facendo veramente tutto per mutare la situazione? Per ora la statistica e il confronto con l’Europa ci dicono che sul lavoro non siamo un Paese per giovani, né per donne.

Lo Sport

Intervista di Gaia Piccardi a tutta pagina sul Corriere della Sera di venerdì a Carolina Morace, pioniera del calcio femminile, prima calciatrice, poi allenatrice, oggi europarlamentare M5S. Veneziana, 60 anni, ex bomber e anche avvocata, è stata la prima a rompere diversi schemi consolidati e se le calciatrici italiane dal luglio 2022, hanno ottenuto con fatica lo status di professioniste lo devono anche a lei.  Notizie e servizi della vittoria di Nadia Battocletti nel percorso del Campaccio a San Giorgio su Legnano e un’intervista sulla Gazzetta dello Sport a Tatiana Garbin, capitana delle tenniste azzurre. E a proposito di tennis su Repubblica Jasmine Paolini racconta la sua personale ricetta della felicità, quella che raggiunge giocando, con divertimento e per far divertire il pubblico.  Sul web il gossip non può mancare: ⁠Monica Colombo e Monica Scozzafava per il Corriere online raccontano la storia del matrimonio tra Wanda Nara e Icardi. ⁠Flavio Vanetti sulla vittoria di Federica Brignone in Coppa del mondo a St Anton. ⁠Simone Golia intervista Federica Brambilla, candidata alla presidenza della Federazione Bridge, prima donna a candidarsi. Su Skysport ripresa video dell’intervista, uscita su Vogue, alla pallavolista Myriam Sylla sul tema della cittadinanza e i suoi 30 anni. Video del ritorno sulla neve della sciatrice Mikaela Shiffrin e, ancora lo stop di Lisa Vittozzi, nel biathlon, per infortunio. Infine, per la serie notizie sulle atlete che non troverete sui giornali (censite da Caterina Caparello), la vittoria in coppa del mondo di scherma per Martina Sinigalia (seconda) e Martina Batini (terza) a Hong Kong; ⁠Vittoria di Flora Tabanelli in coppa del mondo di freestyle big air.

Per finire, una notizia inconsueta: il 7 gennaio il Messaggero ha aperto la cultura con una pagina dedicata a una sua giornalista in servizio, Gloria Satta, che festeggia 50 anni di lavoro agli spettacoli del quotidiano romano di cui è firma storica dal 1975, quando le prime donne varcavano con un po’ di timore le soglie dei quotidiani. Esperta di cinema, autrice di scoop e interviste esclusive, Satta, ha attraversato mezzo secolo di giornalismo con i suoi cambiamenti, continuando a considerarlo, sempre, il mestiere più bello del mondo.


Questa rassegna è frutto del lavoro di squadra di Barbara Consarino, Gegia Celotti, Paola Rizzi, Luisella Seveso, Maria Luisa Villa, Laura Fasano, Caterina Caparello.

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