di Serena Bersani
Ma il giornalismo è una professione per donne? E’ una delle domande ritornate con più frequenza nel corso del convegno “Etica e online: visioni e metodi del nuovo giornalismo” organizzato dalle studentesse e dagli studenti del corso di laurea magistrale in Giornalismo e Cultura editoriale dell’Università di Parma, presieduto dal professor Marco Deriu, sociologo e tra i fondatori dell’associazione “Maschile plurale”. La risposta? Sì, lo è e lo sarà sempre di più ma ancora con pesanti freni nella progressione di carriera e moltissime difficoltà ad entrare nelle “stanze dei bottoni”.
Ma nella giornata a Palazzo del Governatore si è parlato anche di fake news, di quale deve essere il lavoro di ricerca e vaglio delle fonti, di correttezza dell’informazione, del monopolio dei motori di ricerca e del rischio di schiavitù dagli algoritmi. E, ancora, sempre più importante, del “costo” dell’informazione. Deve essere gratuita o utopisticamente sovvenzionata dallo Stato, come sostenevano molti dei giovani studenti, per evitare un prossimo futuro di news divide? Pressoché unanime il parere dei professionisti presenti: il lavoro si deve pagare, l’informazione non può essere gratuita perché ciò non può che nascondere lo sfruttamento. L’auspicio – lanciato come un seme a fine giornata da uno dei docenti moderatori – è che si arrivi al mecenatismo anche in campo giornalistico, come già accade negli Stati Uniti.