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Una ghinea per il parroco di Lerici

A Virginia Woolf erano bastate tre ghinee per spiegare la condizione femminile: la prima serve per studiare, la seconda per lavorare, e la terza... Di [Maria Cariello]

Una ghinea per il parroco di Lerici
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6 Gennaio 2013 - 19.16


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Il giovane parroco di Lerici dall’alto delle sue virtù teologali, dà la sua ricetta: veniamo uccise perché provochiamo, siamo arroganti, ci crediamo autosufficienti, abbandoniamo i bambini a loro stessi, lasciamo le case sporche , i piatti in tavola freddi e da fast food, indossiamo abiti succinti, tradiamo nei luoghi di lavoro ed in palestra e che vuoi, può scappare la mano no?

La violenza Don Piero, non è un atto privato che si consuma per turbe mentali dell’uomo, per inadempienze della donna, o per incidente, passione, come titolano a volte i giornali. Ha una valenza politica di una disparità di potere, figlia della mentalità piramidale sostenuta dalla società, di quel ruolo minoritario ma diseducatore che Lei ha espresso molto bene.
Il fenomeno non è relegabile a mero disagio sociale, perché riguarda donne di ogni condizione. Il 60% delle vittime ha tra i 35 ed i 54 anni, l’85% delle violenze si consuma nell’ambito di relazioni sentimentali (con un aumento di 3 punti rispetto 2011); il 72% denuncia forme di violenza psicologica, il 44% violenza fisica.

Di cosa parliamo ? Della provocazione continua, persistente, quasi uno stile di vita, dell’offesa, della denigrazione, del disprezzare, dell’umiliare, dell’ossessionare, del privare della privacy, del ricatto, del silenzio, della privazione della libertà, del subissare di responsabilità, dell’assenza di un adeguato supporto economico, della noncuranza, dell’esclusione dalle decisioni importanti della famiglia, dell’emarginazione dai processi decisionali, delle minacce, della delegittimazione familiare e sociale, della manipolazione dei sensi di colpa.
Vede Don Piero, nell’82% dei casi la violenza è continua: il 15% subisce violenza da almeno vent’anni, il 15% da almeno dieci. Com’è possibile che gli abusi diventino un’abitudine per vent’anni? Forse per quella maledetta convinzione che abbiamo di riuscire a cambiare un compagno padrone.

Chiuda il Vangelo e legga i nomi di Miriam, Sonia, Grazia, Rossana, Rosalia, Anna, Teresa, Roberta, Shanaz Begum, Eleonora, Carmela, alcune delle donne uccise nel 2012 da Aldo, Roberto, Giuseppe, Alfredo, mariti, amanti e conviventi, killer protetti da alibi concettuali: «Ha ucciso dopo un raptus, ha ucciso per gelosia, ha ucciso perché aveva paura di essere lasciato».
Per il passaggio della centesima morta, la sorte aveva scelto due sorelle, Carmela – 16 anni -che fa da scudo all”altra e muore al suo posto e per assassino un ragazzo di 22 anni, che va a cercarle con il coltello .
“L’assassino ha detto: ‘Ho perso la testa’. Ma non ha perso la testa, perché aspettava le ragazze col coltello, ammazzata Carmela davanti alla gente, un monito per quella voglia di esistere che abbiamo. Quali parole riserverebbe alla madre, al padre, alla sorella di Carmela? Perché l’assassino era un ragazzino, figlio di questa generazione, di una discriminazione che s’insegna in casa.

Il suo libello evoca il terreno da arare, le zolle incolte, la zizzania da estirpare: la disparità che si annida nella grammatica, nei costumi, nel senso comune, perché la violenza contro le donne è un problema degli uomini che agiscono violenza, delle vittime che coraggiosamente denunciano le violenze e delle donne che non la riconoscono.

Il saggio del 1938 di Virginia Woolf è di scottante attualità. Ne “Le tre ghinee” l’autrice risponde in nome di tutte le donne, ad una richiesta di collaborazione da parte di un uomo per impedire un’altra guerra. Tracciando un quadro della condizione femminile, racconta come impiegherebbe l’offerta di tre ghinee- evidentemente simbolica .

La prima la darebbe per costruire un collegio di studi per le ragazze, che non hanno avuto possibilità di studiare.

La seconda sarebbe destinata per aiutare le donne ad avviare una professione qualificata.

La terza ghinea….. la darebbe all’uomo, in modo che sia impiegata per la causa della giustizia, dell’uguaglianza e della libertà.

Ma il saggio individua il nodo della questione “femminista”, della “differenza” quale “fatto”, storico, figlio dei secoli che hanno visto la condizione femminile diversa rispetto a quella maschile.

Oggi come allora però, se ne discute nello stesso modo : da due lati opposti di un tavolo, da una parte le donne, dall’altra gli uomini: “Supponiamo dunque che nel corso di quella famosa conversazione bisessuale intorno a problemi di politica e di rapporti umani, di guerra e di pace, di barbarie e valori della civiltà, sia venuta fuori la questione, per esempio, dell’ammissione delle figlie degli uomini colti alla Chiesa, o alla Borsa o al servizio diplomatico. La questione è solo accennata; tuttavia noi, dalla nostra parte del tavolo, avvertiamo subito la presenza, dalla parte opposta, di «un’intensa emozione» «che nasce da qualche motivazione sotto il livello del pensiero cosciente»; ce ne accorgiamo perché dentro di noi squilla un campanello d’allarme che ripete confusamente ma insistentemente: Non devi, non devi, non devi…

I sintomi fisici sono inconfondibili. I nervi si tendono; le dita si irrigidiscono automaticamente sul cucchiaio o la sigaretta; uno sguardo allo psicometro privato indica che la temperatura emotiva è salita da dieci a venti gradi sopra la norma. Intellettualmente, sentiamo il forte desiderio di stare in silenzio o di cambiare argomento; di metterci a parlare, per esempio, del vecchio e fedele domestico, a nome Crosby, il cui cane, Rover, è morto…per evadere il problema e abbassare la temperatura.

Quali sono le potenti motivazioni inconscie che vi fanno drizzare il pelo, lì dalla parte opposta del tavolo? Forse il vecchio cavernicolo che ha ucciso un bisonte vuole che la compagna ammiri il suo coraggio? O il professionista stanco cerca la compagna e teme la competizione? O il patriarca sta chiamando la sua sirena? O la supremazia ha bisogno della sottomissione ?”

Oggi don Piero, al rifiuto di quella sottomissione, aggiunga i nomi di Olga e Francesca.

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