Le mamme d'Italia tra mito, pressione sociale e libera scelta | Giulia
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Le mamme d'Italia tra mito, pressione sociale e libera scelta

Il Sole 24 Ore propone in edicola per un mese da sabato 4 maggio, e in libreria dal 10 maggio, il volume Mamme d'Italia: Chi Sono, Come Stanno, Cosa Vogliono, di Monica D’Ascenzo e della GiULiA Manuela Perrone

Le mamme d'Italia tra mito, pressione sociale e libera scelta
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Eleonora de Nardis Modifica articolo

10 Maggio 2024 - 23.22


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Diventare madre in Italia è una libera scelta? E soprattutto, come mai è oggi un argomento così divisivo? Da un lato idealizzato, dall’altro vituperato, l’argomento della maternità ha trasceso da tempo l’aspetto socio-biologico per diventare campo di battaglia squisitamente politico. Al centro di questa disputa, la realtà di quasi 10 milioni e mezzo di donne che nel Paese vivono con almeno un figlio: funambole in sofferenza, come ci raccontano i dati, lasciate sempre più sole, penalizzate in ambito lavorativo, prive di un’adeguata rete di servizi, schiacciate tra lavoro domestico, cura di genitori anziani, educazione dei figli, impieghi spesso precari, mal pagati e part-time.

E allora, nel tentativo necessario e dovuto di trascendere dispute pregiudizievoli, occorre concentrare l’attenzione sul fraintendimento insopportabile e assillante secondo cui il cosiddetto inverno demografico sia una piaga dovuta all’egoistico rifiuto delle giovani di metter al mondo dei figli, omettendo del tutto il ruolo degli uomini e quindi dei padri, in una diagnosi frettolosa e ottusa. La scelta della genitorialità piuttosto coinvolge entrambi i generi e ha molto a che fare con le capacità del Paese di garantire e tutelare prospettive di sostegno e di opportunità, come spiega nella prefazione al volume il demografo Alessandro Rosina. Detto altrimenti, occorre far slittare la discussione sulle nascite dalle decisioni delle singole e dei singoli al bagaglio culturale della collettività all’interno della quale tutte le scelte si fanno reali.

Non sorprende infatti se, in un Paese che esalta la maternità a parole ma nei fatti la disincentiva, depauperandola, spesso disprezzandone il valore sociale, già nel 2021 i single abbiano superato le coppie con prole, arrivando al 33,2% contro il 21,2% e che, secondo le previsioni statistiche, nel 2045 saranno superate dalle coppie senza neanche un figlio.

Eppure, secondo un’indagine Istat, sino al 2016 ben 8 su 10 donne comprese tra i 18 e i 49 anni dichiaravano il desiderio di avere figli e solo 2 su 10 ammettevano che la maternità non rientrasse nei loro progetti futuri. Cosa è dunque accaduto in questi otto anni che ci separano da allora? Una ricerca del 2024 dell’istituto Toniolo raccoglie un 21% di intervistate fermamente contrarie al mettere al mondo un figlio e un 29% “debolmente interessate” alla maternità,  il che significa che il 50% della popolazione femminile italiana potrebbe decidere di non diventare mai madre.

Una causa agilmente individuabile c’è, la cosiddetta child penalty sul lavoro, in un Paese in cui il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa e il gender pay gap è invece tra i più alti e le dimissioni convalidate perché presentate nei primi tre anni di vita di un figlio sono state in costante drammatico aumento, evidentemente connesse all’impossibilità di conciliare orari lavorativi con la vita di madre, tanto che il 63% delle neomamme indica proprio questa fatica, che sfiora i padri soltanto per il 7%. 

A fronte di questo, fortunatamente, vi è l’energia delle donne, la loro capacità unica di fare rete, di solidarizzare, di specchiarsi a vicenda e creare legami sociali potenti, nella consapevolezza oramai acquisita che dalla conciliazione si debba necessariamente passare alla condivisione delle responsabilità genitoriali con gli uomini.

Monica D’Ascenzo e Manuela Perrone con lo sguardo ancorato alla realtà e ai dati, esplorano le vite di 10,4 milioni di donne che vivono in Italia con almeno un figlio da sole o in coppia, madri biologiche o adottive, italiane o straniere. Una miniera di saperi e di energie, raccontata al di là delle rappresentazioni idealizzate e delle strumentalizzazioni di parte. Il libro si snoda attraverso sette capitoli: scelta, corpo, mente, coppia, amicizia, lavoro e diritti: ogni tappa è un tassello del mosaico che compone la complessa esperienza della maternità in Italia e le autrici stesse portano il loro bagaglio di competenze e impegno costante per i diritti delle donne: Monica D’Ascenzo è Diversity&Inclusion Editor de Il Sole 24 Ore, fondatrice e responsabile di Alley Oop – Il Sole 24 Ore; Manuela Perrone, socia di GiULiA giornaliste, è inviata parlamentare de Il Sole 24 Ore, viceresponsabile di Alley Oop – Il Sole 24 Ore, per conto del quale è nel board di esperte dell’Osservatorio STEP su stereotipi e pregiudizi nel linguaggio dei media dell’università Sapienza, presidente dell’associazione Tutto un altro genere: «È un libro pieno di tributi: alle colleghe di valore, alle filosofe e alle scrittrici che danno o hanno dato voce alle donne e alle madri, spesso sfidando pregiudizi e luoghi comuni. Pagine disseminate di ringraziamenti e di rimandi per provare a mettere in dialogo posizioni anche molto diverse. Perché siamo convinte che non abbiamo bisogno di nuovi steccati tra le donne, ma di vigorose e furbe alleanze. Non a caso ci congediamo da chi legge citando L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, di cui ricorre il 10 maggio il centenario della nascita, e in particolare il passaggio in cui la protagonista Modesta rassicura la sua aiutante Stella sul futuro del figlio e sulla possibilità di crescerlo diverso da suo padre. ‘Tutto si può cangiare’, le dice. Non dobbiamo perdere la fiducia nel cambiamento».

Chiara la volontà di fornire uno spaccato non giudicante, scevro da connotazioni ideologiche, uno spazio di ascolto empatico che faccia finalmente emergere le donne oltre le madri, le ambivalenze oltre le certezze, offrendo una lettura equilibrata che sposti lo sguardo dalle scelte individuali alla cultura collettiva, per una visione corale, indispensabile per costruire una società in grado di valorizzare nei fatti, e non soltanto a slogan, la decisione di diventare genitori. Urge un segnale forte, concreto e non propagandistico della politica: solo donne messe in condizione di lavorare e di scegliere criticamente la maternità possono dirsi realmente libere.

Mamme d’Italia, i libri del Sole24ore, 16,90 euro.

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