L’abnegazione e la maggiore preparazione culturale femminile, statisticamente verificata, non hanno costituito nel tempo un trampolino di lancio per le donne utile a raggiungere posizioni apicali in ambito lavorativo.
Malgrado la Pubblica Amministrazione sia pervasa da un’alta percentuale di donne (il 70%), tuttavia le posizioni verticistiche della stessa continuano ad essere monopolio maschile.
Sintomo, il più evidente, di disparità tra uomo e donna.
Il gap, nel tempo, non si è mai accorciato, malgrado le professioni tipicamente maschili, quali quella del medico e del magistrato si siano colorate di rosa.
L’ordinamento giuridico italiano è caratterizzato attualmente da una vasta gamma di disposizioni a tutela della donna,anche di derivazione comunitaria,che attestano un livello di avanzamento tra i più elevati nel mondo. Ricordiamo il testo unico di tutela e sostegno alla maternità e alla paternità (dlgs 151/2001), che ha sostituito la legge 1204/71, il codice delle pari opportunità tra uomo e donna (dlgs 198/2006 modificato in dlgs 5/2010).Tuttavia il divario tra diritto scritto e realtà di fatto è sentito in tutti i settori lavorativi, compreso quello del pubblico impiego.
Sulle orme della migliore tradizione nordamericana, è quanto mai necessario utilizzare azioni positive concrete per la realizzazione della parità tra uomo e donna.
Azioni positive che nel lavoro pubblico sono rinviate ai prossimi rinnovi contrattuali.
Molto può essere fatto, in ambito di contrattazione decentrata, sul versante dell’utilizzo di flessibilità della prestazione lavorativa, quali il part-time,il telelavoro, la banca delle ore,l’utilizzo flessibile dei congedi parentali, ecc., fermo restando che sull’organizzazione del lavoro i poteri unilaterali ed esclusivi della dirigenza sono ampi anche nel settore pubblico.
Il lavoro più difficile resta quello di rimuovere nei fatti gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e donne.
Barriere culturali, sociali, strutturali vanno identificate e abbattute.
Su questi argomenti ci soffermeremo il primo marzo, tra interventi di illustri relatori e testimonianze di lavoratrici, per tentare di elaborare una proposta che dia risposte concrete a quello sbilanciamento che ancora esiste tra uomo e donna, anche nel lavoro pubblico.
Il primo di una serie di appuntamenti per consentire alle donne di riappropriarsi della propria forza, di utilizzare a pieno le proprie capacità, di rompere il soffitto di cristallo che è fuori ma anche dentro di loro.