Polonia, lettera all'Europa: ora siate al nostro fianco per i diritti | Giulia
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Polonia, lettera all'Europa: ora siate al nostro fianco per i diritti

"Chiediamo che il Parlamento europeo prenda una posizione chiara e netta: ci sono diritti che non devono più essere messi in discussione". La lettera delle donne italiane (firmata anche da GiULiA).

Polonia, lettera all'Europa: ora siate al nostro fianco per i diritti
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1 Agosto 2020 - 17.05


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L’appello all’Europa di una larga rete di associazioni di donne e non solo di donne, e di personalità impegnate nei più diversi campi, è indirizzato a Ursula von der Leyen, David Sassoli,  Dunja Mijatović, Helena Dalli Gentile, Charles Michel, Robert Ragnar Spanò, insieme al Comitato dei Ministri, ovvero tutte e tutti coloro che per ruolo e incarico oggi hanno possibilità di dare risposte alla richiesta di diritti. 
Una lettera che ha sottoscritto anche GiULiA così come altre organizzazioni delle giornaliste, a partire dalla Cpo della Fnsi e la Cpo dell’Usigrai.

Ecco il testo della lettera all’Europa (in calce il lungo elenco delle firmatarie):

Siamo molto preoccupate per la decisione del Governo polacco di voler intraprendere il procedimento di recesso dalla Convenzione di Istanbul sia per le ripercussioni sul piano concreto per le donne polacche, sia per la sua motivazione in quanto la stessa contiene “concetti ideologici” non condivisi dall’attuale esecutivo polacco, fra cui quello del sesso “socio-culturale” in opposizione al sesso “biologico”.

Questa motivazione, assai pericolosa e insidiosa, però non stupisce, in quanto già da tempo siamo consapevoli che la Polonia e gli altri Paesi sovranisti stanno portando avanti una politica per cui le donne continuano a subire numerose violazioni dei loro diritti in materia di salute sessuale e riproduttiva e assistiamo al perdurare di normative, politiche e prassi che limitano e compromettono seriamente la salute sessuale e riproduttiva delle donne, la loro autonomia, dignità, integrità e il loro potere decisionale. Per questo è molto pericoloso, anche per tutta l’Unione Europea, che si affermino concetti di ostilità al genere e all’identità di genere che rischiano di riportare l’Europa indietro rispetto ai diritti umani fondamentali legati alla sessualità e alla riproduzione e che nascondono il vero obiettivo: mantenere il controllo sulle donne e sulla loro autodeterminazione.

L’Europa con la Risoluzione 2019/2855(RSP), ha votato l’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. E con numerose risoluzioni ha invitato le Istituzioni europee a procedere senza indugio alla ratifica della Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale vincolante riguardante la lotta alla violenza contro le donne, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011.

Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa (la principale organizzazione del continente per la difesa dei diritti umani), afferma: “La Convenzione di Istanbul è il principale trattato internazionale del Consiglio d’Europa per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica”.
A novembre 2019 il Parlamento europeo manifestava la propria preoccupazione verso “gli attacchi e le campagne contro la Convenzione in alcuni paesi, che si basano su un’interpretazione errata e su una presentazione non corretta del suo contenuto al pubblico”; invitava nuovamente tutti gli Stati membri che non l’avessero ancora fatto a ratificarla (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia e Regno Unito) e ribadiva al contempo che “tutti gli Stati membri dovrebbero garantire che la Convenzione sia attuata e applicata correttamente, assegnando finanziamenti adeguati e risorse umane ai servizi predisposti”: l’Italia, per esempio, ha ratificato nel 2013 la Convenzione ma concretamente persistono carenze e leggi inadeguate e, a volte, in contrasto con la Convenzione (così come certificato dal rapporto del GREVIO, gruppo di monitoraggio presso il Consiglio d’Europa).

È evidente che in molti Paesi europei, la violenza di genere non è ancora considerata un problema urgente e prioritario. Il 27 luglio 2020, la Polonia (stato membro dell’Europa dal 2004) ha iniziato le procedure per uscire dalla Convenzione di Istanbul. È il primo Stato del Consiglio a prendere una simile decisione. Il governo polacco in passato aveva già presentato due disegni di legge per eliminare l’educazione sessuale dalle scuole e per rendere illegale l’aborto (pur essendo quest’ultimo già “concesso” solo in casi estremi: per stupro, incesto o gravi motivi di salute): disegni di legge bloccati a seguito di numerose proteste popolari. Le azioni del PiS rientrano pienamente nel programma di “Agenda Europa” contro i diritti umani in materia di sessualità e riproduzione.

Le donne polacche stanno cercando di contrastare queste politiche con lo sciopero indetto dal “Poland Women Strike” che, ci ricorda Klementyna Suchanow, leader del movimento, è stato indetto per “chiedere all’Unione Europea che i fondi europei siano erogati tenendo conto dell’effettivo rispetto dei diritti umani e per questo invita tutti i cittadini europei a tenere alta l’attenzione su questo caso facendo pressione sui propri parlamentari”. Abbandonare la Convenzione di Istanbul, ci ricorda Suchanow, è un modo per legalizzare la violenza domestica.

La presa di posizione dell’attuale Governo polacco, inoltre, crea un precedente pericoloso, soprattutto per le motivazioni presentate dal ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro. Inutile ribadire la strumentalizzazione che Ziobro fa del concetto di “genere” (d’altra parte la narrazione tossica dell’“ideologia gender” è il cavallo di battaglia dei partiti reazionari e ha oramai una storia quasi ventennale); inutile evidenziare come utilizzi una pericolosa contrapposizione tra, da un lato, le tradizioni e le leggi polacche e, dall’altro, la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”; inutile sottolineare che è in atto il più sfrontato e pericoloso attacco alla libertà, all’autonomia, all’autodeterminazione, alla salute delle donne in Europa; inutile ancora marcare il fatto che le istanze delle comunità LGBTQIA+ sono usate come grimaldello per scardinare il primo e più basilare dei diritti che deve essere riconosciuto a ogni persona: il diritto ad avere diritti. Il governo polacco è riuscito dove altri Stati ancora non sono arrivati, pur facendo di tanto in tanto vari tentativi per limitare diritti oramai acquisiti dalle donne (per esempio in Italia con il ddl Pillon, ancora quiescente, che rientra a pieno titolo nel progetto “Ristabilire l’ordine naturale” di “Agenda Europa”): una mossa ispiratrice, quella polacca, per coloro che considerano la Convenzione di Istanbul un pericolo per l’assetto sociale.

Ma di quale assetto sociale stiamo parlando?
Se la società di riferimento è una società basata sulla supremazia del maschio e sul patriarcato non c’è che dire: la Convenzione di Istanbul è molto pericolosa perché punta a migliorare le condizioni di vita delle donne, mettendo in atto azioni che possano prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime e impedire l’impunità dei colpevoli.

Questa volta, non sta solo a noi reagire. Certo, faremo l’ennesima petizione online, scenderemo in piazza, commenteremo sui social con veemenza e preoccupazione, scriveremo articoli, organizzeremo presidi e manifestazioni contro una decisione che, con un colpo di spugna, cancella anni di lotte faticose e diritti conquistati. Ma oggi queste azioni non bastano più.

Chiediamo che il Parlamento europeo si schieri al nostro fianco e prenda una posizione chiara e netta, rimarcando con fermezza il fatto che esistono – per riconoscersi a pieno titolo come Stato membro dell’Unione europea – diritti universali che non devono più essere messi in discussione. Perché, se le uniche voci a levarsi saranno quelle dalle piazze e dalle strade, se le uniche dichiarazioni saranno quelle rilasciate alle conferenze stampa, se si ignorerà che l’Europa tutta è coinvolta in questa grave decisione del Governo di Andrzej Duda, allora il 27 luglio 2020 passerà alla storia come il giorno in cui non solo la Convenzione di Istanbul diventerà carta straccia, ma anche come il giorno in cui si dirà esplicitamente che in Europa le donne non hanno valore”.

SeNonOraQuando? Coordinamento nazionale Comitati Casa Internazionale delle Donne
Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza

Differenza Donna Ong
Rete dei Centri del Telefono Rosa Magistratura Democratica
Rete per la Parità
CGIL Politiche di genere
Rete Lenford Avvocatura per i Diritti LGBTI

Dallastessaparte
ARCI NazionaleOttavia Piccolo, Attrice

Action Aid Italia
Rebel Network
One Billion Rising
Toponomastica femminile
ANPI Coordinamento nazionale donne

CPO Federazione nazionale Stampa Italiana
CPO USIGRAI Unione Sindacale Giornalisti Rai
GiULiA Giornaliste
Assist Associazione Nazionale Atlete
Osservatorio P.O. Politiche di genere Auser Nazionale DonneinQuota

DonneXDiritti
Ass. GIUdT Giuriste d’Italia AGEDO nazionale Ladynomics

Manden diritti civili e legalità
FISH Federazione Italiana superamento Handicap

Susanna Camusso, CGIL politiche di genere

Michela Marzano, Scrittrice, Professoressa ordinaria di filosofia morale all’Université Paris Descartes (SHS – Sorbonne)

Gustavo Zagrebelsky, già Presidente della Corte Costituzionale

Anna Rossomando, Senatrice, Vice Presidente del Senato

Valeria Valente, Senatrice, Presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Laura Boldrini Deputata, già Presidente della Camera

Monica Cirinnà, Senatrice

Daniela Colombo, Past President AIDOS (Women in Development), EFFE Rivista Femminista

Lea Melandri, Intellettuale femminista

Livia Turco, Presidente Fondazione Nilde Iotti

Laura Onofri, Presidente SenonOraQuando? Torino

Ottavia Piccolo, Attrice

Alessia Mosca, già Parlamentare europea

Elisabetta Camussi, Professoressa associata di Psicologia sociale Università di Milano Bicocca

Marina Calloni, Professoressa di filosofia politica e sociale, Direttrice del Centro ADV – Against Domestic Violence, Università di Milano-Bicocca

 
Fabrizio Filice, Magistrato – Vercelli
Manuela Manera, linguista
Pia Locatelli, già Parlamentare italiana ed europea

Cecilia D’Elia, Portavoce nazionale Donne Democratiche
Giorgia Serughetti, Ricercatrice Università di Milano Bicocca
Chiara Gribaudo, Deputata
Susanna Cenni, Deputata
Norma De Piccoli, Professoressa ordinaria di Psicologia sociale, Università degli Studi di Torino

Eva Desana, Professoressa ordinaria Dipartimento di Giurisprudenza Università degli Studi di Torino

Barbara Pezzini, Professoressa ordinaria di Diritto costituzionale Università di Bergamo Laura Cavatorta, Socia EWDM – European Women’s Development Management

Joëlle Long, Professoressa associata Dipartimento di Giurisprudenza Università degli Studi di Torino

Federica Turco, Università degli Studi di Torino
Mia Caielli, Professoressa associata Dipartimento di Giurisprudenza Università degli Studi di Torino
Beatrice Manetti, Ricercatrice Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Torino
Elettra Stradella, Professoressa di Diritto pubblico comparato, Università di Pisa

Marilù Chiofalo, Professoressa di Fisica, Università di Pisa
Enza Pellecchia, Professoressa di diritto privato, Università di Pisa
Monia Azzalini , Osservatorio di Pavia e Università Cà Foscari
Anna Lorenzetti Ricercatrice Università di Bergamo
Michela Quagliano, Avvocata

Assunta Confente, Avvocata

Chiara Donat Cattin, Avvocata

Cristina Rossello, Deputata

Giovanna Martelli, già Parlamentare italiana

Marcella Corsi, Economista

Cecilia Robustelli, Linguista Professoressa ordinaria Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Agnese Canevari

Stefania Cavagnoli, Professoressa Associata Università di Roma Tor Vergata Franca Giansoldati, Giornalista
Mimma Calligaris, CPO Federazione nazionale Stampa Italiana
Monica Pietrangeli, CPO USIGRAI Unione Sindacale Giornalisti Rai

Silvia Garambois, Presidente GiULiA Giornaliste Stefanella Campana, Giornalista

Alessandra Bocchetti, Scrittrice femminista
Elisa Ercoli, Presidente Differenza Donna Ong Giovanna Badalassi, Esperta di Economia di genere Cristina Trucco, Scrittrice

Paola Sdao, Docente Università della Calabria, Campus di Arcavacata Azzurra Rinaldi, Economista

Giulia Barbucci, CGIL politiche internazionali
Silvana Cappuccio CGIL politiche internazionali
Rosanna Oliva De Conciliis, Presidente Rete per la parità Luisa Betti, Giornalista esperta diritti umani
Laura Cima già Parlamentare

Letizia Lambertini, Ricercatrice e formatrice su prevenzione della violenza di genere

empowerment delle donne in contesti migratori

Marcella Filippa, Storica

Enrica Guglielmotti, Medica
Maria Grazia Sangalli, Avvocata
Giulio Fornero, Medico
Rossella Zerbi, Direzione nazionale ANAAO Marina Morpurgo, Scrittrice

Sissi Prader, Direttrice Museo delle Donne/Frauenmuseum
Cinzia Guido, Assessora Cultura e Pari Opportunità Municipio I Roma Francesco Lepore, Giornalista
Enrica Valfrè, Segretaria generale CGIL Torino
Elena Petrosino, Politiche di genere CGIL Torino
Maddalena Vianello, Femministerie

Marina Della Rocca, Ph.D, Antropologa

Mussi Bollini, già Presidente CPO Rai Loredana Taddei, Giornalista
Fulvia Astolfi, Avvocata
Marinella Perrone, Teologa

Fabiana Pierbattista, Giurista
Paola Guazzo, Giornalista
Licia Martella, Roma
Teresa Manente, Avvocata
Luisa Rizzitelli, Imprenditrice
Stefania Anarkikka, Artista
Anna Carabetta, Artista
Elena Rosa, Presidente Associazione LOFFICINA

Silvia Menecali, Sociologa
Nadia Mazzardis, Imprenditrice Bolzano
Silvia Motroni, Susanna Motroni, attiviste SeNonOraQuando? Livorno

Stefania Albis, Gabriella Congiu, Cinzia Ballesio, Luisella Zanin, Clara Bondesani, Maria Teresa Sorrentino, Miresi Fissore, Anna Sburlati, Stefania Graziani, Silvana Appiano, Albertina Bollati, Sofia Massia, Maria Antonietta Macciocu, Elena Marchetti, attiviste SeNonOraQuando?Torino

Donata Bertoletti, Elisabetta Cabrini ,Vera Castellani, Emanuela Ghinaglia, Maria Giulia Ghinaglia, Nicoletta Laurenti, Simona Mele, Tamara Messina, Maria Teresa Perin, Daniela Polenghi, Patrizia Politi, Chiara Rizzi, Franca Zucchetti, Giuseppina Zucchi, attiviste Cremona

Donatella Gibbin, Laura Barozzi, Luisella Apra’, Maria Grazia Modolo, Maria Teresa Sega, Franca Fracasso, Palma Gasparrini, Vilma Cappello, Delia Murer, Primarosa Perale, Margherita Bugato, Gabriela Camozzi, Simonetta Luciani, attiviste SeNonOraQuando? Venezia

Giuliana Brega, Concetta Contini, Anna Olivucci, Tamara Ferretti, Maria Manganaro, Suny Vecchi, attiviste SeNonOraQuando? Ancona 13 febbraio

Andreina Baruffini Gardini, Roberta Corbellini, Rosalba Perini, Clara Orso, Liviana Calabrò, Chiara Zanetti, Maria Pia Tamburlini, Manuela Maieron, Chiara Gallo, Rita Martin, Paolo Gris, attiviste/i SeNonoraquando? Udine

Claudine Escamez, Gemma Macagno, Liliana Meinero, Ester Odella, Fernanda Vertamy, attiviste SeNonOraQuando? Cuneo

Bruna Biondo, Elisa Comparetti, Elisabetta Illario, Marina Mura, Diletta Mureddu, Rita Murgia Laura Muscas, Agnese Onnis, Valentina Spanu, attiviste SeNonOraQuando? Cagliari

Ekaterina Menchetti , Maria Francesca Fasano, Sylvie Isabelle Kaminski, Giulia Bortolini, Franchina Tresoldi, Danila Baldo, attiviste SenonOraQuando? Lodi

Alice Vergnaghi, Daniela Fusari, Patrizia Berra, Sara Marsico, Maria Luisa Arduini, Marco Peccenati, Monica Rossi, Monica Orlando, Simona Belloni, Maria Laura Saccani, Giordana Pavesi, Federica Maccario, Daniela Anna De Carlo, Venera Tomarchio, attiviste Toponomastica femminile

Adelina Talamonti , Operatrice di un centro anti-violenza e antropologa. Sesa Amici, attivista Roma
Grazia Giancaterina, Differenza Donna ong
Serena Roveta, Differenza Donna Ong

CIRSDe Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere Università degli Studi di Torino

Centro Elena Cornaro per i saperi, le culture e le politiche di genere dell’Università degli Studi di Padova.

Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria

Giuristi Democratici Torino ANAO Donne regione Piemonte

Camera minorile di Torino
ARCI Torino
APID Imprenditorialità Donna Torino
Telefono Rosa Lazio
Telefono Rosa Piemonte
Centri antiviolenza Me.dea onlus – Alessandria e Casale

Mai+sole Savigliano
Associazione Punto a capo – Chivasso
CAV Cosenza
Casa delle donne, Torino
Coordinamento Torino Pride
Associazione Prospettive Comuni
Associazione Radicale Certi Diritti
Associazione LOFFICINA
International Help Onlus
AIDM Associazione italiana Donne Medico Torino
Casa delle Donne e Centro Antiviolenza l’una per l’altra Viareggio
Associazione antiviolenza Demetra Donne in aiuto di Lugo (Ravenna)
Associazione Mai più violenza – Nevermind violence ODV.

Associazione SCoSSE
Associazione VoceDonna
Associazione Le Rose di Gertrude
Gruppo Marija Gimbutas di Sasso Marconi (Bologna)
MAIS – Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà Ong I sentinelli di Milano

Associazione Manden diritti civili e legalità
Se Non Ora Quando- S. Donà (Venezia)
Agedo Rimini Cesena per la Romagna
Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna Polis Aperta

Associazione Cassandra D

Forum delle donne di Forli

Città per le donne, Cuneo
Associazione La Tenda della Luna Torino
Associazione Rose Rosse APS di Castel Maggiore BOLOGNA LeNove – Studi e ricerche sociali
Laboratorio politico donne per la città, Cuneo
Associazione di promozione sociale Donn.è

 

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