Il senso del tempo trascorso, mezzo secolo, e del trasloco della libreria dal centro al semicentro di Milano, ossia da via Dogana a via Calvi, sta anche nella postura del pubblico presente, domenica 25 gennaio 2025. Allora ci si riuniva accovacciandosi per terra, ieri si era tutte sulle sedie. Al di là del significato simbolico, la spiegazione sta soprattutto nell’età media (alta) delle partecipanti all’incontro/conferenza, affollatissimo, “Libreria delle donne di Milano 1975/2025”. Un po’ di ricordi e un bel catalogo di proposte per guardare avanti: un atteggiamento concreto, per così dire meneghino. Fra il pubblico anche le colleghe di altre case e librerie delle donne – svizzere italiane presenti, parigine da remoto – e qualche raro maschio. Con l’occasione l’accenno al programma dei prossimi mesi. Che, come ha sottolineato Giordana Masotto, sta nel segno della gratitudine alle nuove generazioni di donne che di quel progetto “se ne appropriano e lo rigenerano”. Ricordando che alla Libreria, appunto, si vendono (si presentano, si discutono…) soltanto libri di donne: «Volevamo far incontrare nello stesso luogo la capacità di partecipare di alcune col desiderio di tutte». Milano come calamita: «Sono arrivata a fine Novecento – è il ricordo di Laura Colombo – da un gruppo in Brianza, Sottosopra Rosso, e subito ci siamo messe al lavoro per ampliare col sito, coi social, assieme a grafiche e a giovani, anche molto giovani come il gruppo delle liceali del Manzoni…». E cita anche Daniela Santoro e Fosca Giovannelli; critiche ma operative, inclusive, insomma; questa la vera differenza, «rispetto ad altri movimenti politici che han bisogno di far fuori chi c’era prima…».
La frase più ripetuta, in interventi di donne della prima e della seconda ora, di età diverse, ieri è stata “pensare assieme”. Si citano Lia Cigarini e Renata Sarfatti. Non si dice “lavoro politico”, è lessico d’altra provenienza, ma di questo si tratta, per cui durante la settimana ciascheduna ha il suo impiego remunerato altrove, poi il sabato lo si passa qua a lavorare e pensare assieme. In un luogo fisico che è anche e opportunamente, come sottolinea Lia Cigarini, “aperto su strada”.
Guardando al programma (vedi il link sopra) si va dal dialogo con le bambine – l’Accademia delle piccole filosofe – all’incontro con l’Enciclopedia delle donne a quello con le artiste (“Creare non è comunicare ma resistere”). Ci sono le opere, tre su tre diverse “grandi” donne, di Ombretta De Biase. C’è la memoria interna, con i 111 numeri di Via Dogana 3, la rivista fondata da Luisa Muraro che è stata poi digitalizzata e quindi passata online dal marzo 2015 (veste digitale ridisegnata completamente nel 2024). C’è molta attenzione al lavoro, mica siamo per niente a Milano…: il 9 aprile si terrà in Cgil/Porta Vittoria un convegno su “Radicalità al lavoro” ossia su come guardare oltre e forzare i confini dia libertà. Con un’attenzione, di nicchia ma c’è, anche all’arte (come dimostra la vetrofania sulla vetrina d’ingresso) …
Oltre ai libri “soltanto” di donne, qui in via Calvi c’è anche un archivio (2500 titoli) di film a regia femminile. (Nota: il 12 aprile verrà presentato il Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma). E per sottolineare come il nucleo operativo e creativo della Libreria sia centrato sulle donne ma non discriminante si ricorda che nella redazione del sito della Libreria fanno parte “ben due uomini”. Il mercoledì si fa orario continuato, cosa pensata per permettere a chi lavora di approfittare dell’intervallo per fare un salto in libreria; la cosa bella è che nell’occasione arrivano tante giovani, molte dalla non lontana Statale alla ricerca di spunti o di testi per la loro tesi. E pure dei giovani perché, come ha sottolineato Lia Cigarini, «abbiamo portato molti uomini sulle nostre posizioni». Pragmatica: «Altrimenti non si fa la rivoluzione».
Molte le traduzioni in altre lingue, in tedesco in particolare, che ha saputo riconoscere la peculiarità del femminismo italiano di portare nel sociale le proprie pratiche attraverso il simbolico. Mentre prima, per capirci, si utilizzavano pratiche tradizionali, nate coi movimenti sindacali, a partire dalle grandi (“oceaniche”) manifestazioni di piazza. Come Usciamo dal Silenzio.
Concludendo, vanno segnalati sia l’approfondimento ad hoc della Libreria delle donne, sia l’ottimo lavoro sulla storia della Libreria girato da Sabina Fedeli con le colleghe di MemoMi. Libreria che subito, con meneghina efficienza, ha ora prodotto anche un libretto tratto dal parlato del film.