MissRepresentation: il travisamento della donna | Giulia
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MissRepresentation: il travisamento della donna

'Siglato ad Avellino un Protocollo d''intesa sulla comunicazione di genere con il CoReCom. E intanto nasce una associazione dedicata alle ragazze. [Marika Borrelli]'

MissRepresentation: il travisamento della donna
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9 Maggio 2012 - 13.17


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Lo scorso 27 aprile è stato presentato al Circolo della Stampa di Avellino il Protocollo d’intesa tra le Consigliere di Parità della regione Campania ed il Co.Re.Com. (Comitato regionale per le Comunicazioni) della Campania.

Abbiamo intervistato la Consigliera di Parità della Provincia di Avellino, la dr Mimma Lomazzo. “Il problema della denigrazione della figura della donna è in larga parte dovuto ad una comunicazione pubblicitaria, e mass mediale in genere, che punta a svilire la dignità della donna. È una regressione culturale, resa ancora più significativa dalla crisi economica che spinge le donne molto indietro, rispetto alla conquista di un’autonomia economia, e, quindi, decisionale. Le donne sono diventate ancor di più un soggetto contrattuale debole. Noi ringraziamo la Ministro Fornero per aver ripristinato almeno in parte la Legge Damiani contro le ‘dimissioni in bianco’, ma non basta.” Per questo motivo, e com’è d’istituto nei compiti delle Consigliere di Parità provinciali, ogni iniziativa, come il Protocollo d’intesa di cui si sta parlando, è un piccolo passo della lunghissima strada verso la reale parità di genere.

Non abbiamo una legge nazionale che regolamenti i contenuti e le modalità della comunicazione pubblicitaria, come in Francia. – prosegue la Lomazzo — Ma c’è la Legge 10/91 nonché l’art. 11 della costituzione, norme dalle quali si può partire.” Ricordiamo che l’art.3 della Costituzione riguarda la rimozione degli ostacoli per una parità senza preclusioni di sesso, razza, lingua, censo e idee politiche, ma è evidente che per come stanno le cose in Italia, il dettato costituzionale non basta, ovvero c’è un abisso quello che dovrebbe essere e quello che è la realtà. Troppe sono le discrepanze e le disparità di genere, talmente tante che non ci accorgiamo più della gravità della situazione. “Dopo tanti sforzi collettivi, permangono ancora enormi stereotipi culturali. Le donne sono ancora considerate minus habentes, in una nazione, la nostra, in cui la formazione culturale è nei fatti delegata ai mass media.”.

Il Protocollo d’intesa ha questo scopo: ri-modellare la comunicazione evitando di perpetuare gli stereotipi, dannosissimi, attraverso un codice di comportamento e la possibilità di facilitare il ricorso ai sensi dell”art.39 del Codice di Autodisciplina dela Comunicazione Commerciale.
Non bastano gli esempi e gli atti di denuncia, come il famoso documentario della Zanardo, occorre sicuramente fare di più e pensiamo che le figure delle Consigliere di Parità, strettamente legate al territorio – di cui possono fare un attento monitoraggio – siano le più adatte a prendere iniziative mirate e ad esercitare il controllo sugli sbagli comunicazionali.

Ci si rende conto che in questa lunga e nera crisi, le priorità possano essere altre. Noi diciamo più correttamente che possono essere ‘anche’ altre, perché la disuguaglianza tra gli individui di una società è un pessimo indice di civiltà, eppure noi Italiani ci picchiamo di essere una nazione civile, occidentale, membro del G8. La crisi economica ha certamente prodotto un calo di attenzione nei confronti degli argomenti di genere, tuttavia non riteniamo che occorrano sforzi economici straordinari, ovvero non in bilancio, per prestare attenzione ai messaggi pubblicitari o ai contenuti di certa televisione. Una politica di gender correctness nelle scuole risolverebbe in gran parte il problema della neutralizzazione degli stereotipi.

La pericolosità della rappresentazione dell”immagine femminile nella comunicazione non é solo un problema italico. Negli USA, ad esempio, esiste un”Associazione (con sito web: www.missrepresentation.org e pagina Facebook) – il cui titolo gioca tra il significato (”travisamento”) e le destinatarie del messaggio e dell”attività dell”organizzazione – che si occupa di aumentare la consapevolezza delle ragazze quali individui degni di ogni diritto. È molto interessante scoprire che uno dei loro motti é “Non puoi diventare ciò che non vedi”, ovvero a veder sempre veline e donne nude…

In una infographic ed un video d”impatto (Cause and Effect) le attiviste di Miss Representation ci spiegano che tre adolescenti su quattro si sentono depresse, colpevolizzate e insicure dopo appena tre minuti a sfogliare un giornale di moda.

Per assurdo, le idee sulla parità delle nostre madri, che negli Anni ’70 hanno partecipato alle battaglie per il divorzio e la regolamentazione dell’aborto, sono tutt”oggi più all’avanguardia rispetto alle giovani e giovanissime generazioni, allevate a merendine e reality.
Un aneddoto significativo. Sala d’aspetto di un ambulatorio. Due ragazze sui venti-venticinque anni attendono sfogliando un periodico di gossip per ingannare l’attesa. Leggono e commentano la fine della relazione tra Belen e Corona. Dopo aver detto tutto il male possibile contro le donne della vicenda, concludono “Povero Corona!”. Misrepresentation, appunto.

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