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Siamo tutte Ester Castano

Storia di una giovane cronista dell’Alto milanese e di un sindaco che per un anno l’ha bersagliata con minacce e intimidazioni. E che ora è finito agli arresti domiciliari per presunti legami con la ‘ndrangheta. Di [Silvia Resta]

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16 Ottobre 2012 - 21.51


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“I miei guai sono iniziati un anno fa, con il mio primo articolo scritto su Sedriano (comune del milanese. 10.000 abitanti).

Era il primo ottobre 2011. Andai nell’ufficio del sindaco Alfredo Celeste, vice coordinatore provinciale del pdl, per avere un chiarimento: a maggio si era svolto un concorso di creatività femminile in cui il sindaco – professore di religione – aveva invitato Nicole Minetti a fare da madrina.
Durante quella serata, c’era stata una piccola contestazione: un centinaio di cittadini fuori dal Comune per protestare contro la presenza di Minetti, coinvolta in quei mesi nello scandalo delle Olgettine. A manifestare c’erano anche una suora e una maestra di scuola elementare che vennero attaccate, strattonate da uomini dello staff del sindaco. La maestra fu bruscamente invitata ad allontanarsi dal medico Marco Scalambra, marito della consigliera comunale di Sedriano, Maria Stella Fagnani, anche lei del pdl.
Proprio per denunciare queste violenze verbali che avevano subito da Scalambra su ordine del sindaco, suora e maestra avevano scritto una lettera al comandante dei carabinieri. Per valutare se ci fossero gli estremi per querelare le firmatarie di quella lettera, il Sindaco aveva chiesto il parere di un suo amico avvocato, Giorgio Bonamassa, pagando 7000 euro per la consulenza.

Ecco. Io ero andata dal sindaco per porgli una semplice domanda: “Lei pensa che sia corretto pagare un amico avvocato con 7000 euro di soldi pubblici, presi dalle casse cittadine?”

Il sindaco mi rispose con molta tranquillità che sì, “sono stati pagati effettivamente settemila e venti euro, perché il lavoro è una cosa seria e va ben retribuito”. Riporto questo colloquio sul mio giornale, l’Altomilanese, con la risposta del sindaco tra virgolette. E da lì è partita la prima querela per diffamazione. Non solo per me, ma anche per il direttore della testata. E anche per tutti gli edicolanti della zona.

Sì, i giornalai. L’avvocato del sindaco, lo stesso Bonamassa, mandò una lettera di avviso di querela anche a tutti gli edicolanti di Sedriano e dei paesi vicini. Una pura intimidazione: “Avete esposto la locandina dell’Altomilanese che conteneva l’articolo di Ester Càstano, di conseguenza risponderete di questo in sede penale”. Secondo loro, il giornale doveva sparire dalle edicole.

Questa è stata la prima mossa del sindaco nei miei confronti, nonché l’ultima volta in cui ho potuto parlargli liberamente. Da allora è stato innalzato un muro di sbarramento: la comunicazione con il primo cittadino mi è stata letteralmente impedita. Non solo con lui, ma anche con la sua maggioranza. La giunta è composta prevalentemente da donne, il sindaco si è circondato di belle signore. E anche loro hanno fatto muro contro di me. Ovviamente per scrivere articoli di cronaca locale è indispensabile il colloquio con gli amministratori e con il sindaco. Ma a me è stato materialmente impedito di mettere piede nel palazzo comunale, un diktat preciso da parte del sindaco. Ho dovuto continuare a lavorare usando il telefono, senza poter più entrare in Comune.

Poi il sindaco ha minacciato di denunciarmi per molestie, sì, per molestie, tenendomi alla larga anche con il consenso dei Carabinieri. Come se io fossi una stalker, e non una giornalista che svolge il suo diritto dovere di informare. Ho ventidue anni, sono una giovane cronista. Ma lavoro in modo serio e senza equivoci. Non è escluso che il fatto di avermi visto così piccola, sola, una giovane ragazza, insomma, abbia favorito questo tipo di intimidazioni nei miei confronti. Magari un pregiudizio…La mia immagine non è certo quella di un giornalista, magari robusto, magari di un giornale importante… Probabilmente, se fossi stato un giornalista di 45 anni, ben piazzato, magari avrebbero usato altri sistemi per zittirmi. Però, non so…

Comunque le querele (4 in tutto) sono arrivate anche al mio direttore. In determinati ambienti probabilmente essere non solo donna, ma anche così giovane, non sempre facilita. Tant’è che un giorno, in consiglio comunale, il sindaco si è sentito autorizzato a darmi una lezione di giornalismo. Attaccandomi, anche senza fare il mio nome, dicendo che “non esiste più il giornalismo di una volta, oggi i giovani sono sfacciati, sfrontati, arroganti, vogliono gettare fango dappertutto, vedono il marcio dove non esiste, dovrebbero pensare a fare un bel po’ di gavetta” e affermazioni simili.
Trascurando il fatto che, nonostante io abbia 22 anni, sono già cinque anni che faccio questo lavoro.

Io ho riportato questa sua lezione sul mio giornale. Quel giorno, ero l’unica cronista presente in consiglio comunale. Anche perché Sedriano è un comune molto piccolo, sono diecimila abitanti, non arriva la grande stampa. E anche quando si è cominciato a parlare di infiltrazioni della ‘ndrangheta, i colleghi se ne sono praticamente infischiati. E poi c’è stato l’intervento dei Carabinieri. Ogni volta che scrivevo un pezzo, venivo convocata nella caserma dell’Arma. Probabilmente il sindaco pensava che con l’intervento dei carabinieri io mi sarei tirata indietro, magari spaventata. Magari intimorita. Avrei smesso di scrivere sul suo operato. E’ successo molte volte, almeno una decina. Lui comprava il giornale, fotocopiava l’articolo che lo riguardava, lo dava ai carabinieri e chiedeva loro di convocarmi in caserma il prima possibile. Una volta in caserma il mio articolo veniva letto davanti al comandante, che mi invitava a smettere, a non proseguire con le mie inchieste.
Il sindaco non è mai stato presente in caserma in questi incontri. Ero sempre io, da sola, con il comandante dei carabinieri.

A giugno, Celeste ha mandato l’ennesima diffida nei miei confronti, una lettera in cui venivo descritta come una persona violenta, che alza la voce in pubblico, che lo metteva in cattiva luce, che aveva un disegno per far rovinare la sua reputazione politica. Cosa che io non ho mai fatto. In quell’ occasione io chiesi al comandante di portare un breve messaggio al sindaco, chiedendogli un incontro alla presenza del mio direttore. Perché era successo che avevo incontrato il sindaco in piazza, e gli avevo fatto una domanda, e lui aveva chiamato i vigili, e il vicesindaco mi aveva placcato… sono situazioni poco piacevoli, soprattutto se sei una ragazza di ventidue anni.

Ma la giovane età, il fatto di essere una donna non mi è mai stato di ostacolo. Io non mi sono mai lasciata condizionare da questo. Anzi. Poi c’è stata la svolta. L’inchiesta sui legami con la ‘ndrangheta, e il 10 ottobre il sindaco è finito agli arresti domiciliari, coinvolto nell’indagine che ha portato in carcere l’assessore della Regione Lombardia, Domenico Zambetti per voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Nella stessa operazione è stato arrestato anche il medico Marco Scalambra, con l’accusa di aver tentato di offrire voti sporchi ad una lista civica del comune di Rho. Dall’ordinanza abbiamo appreso che il giorno del concorso di creatività femminile il sindaco Celeste aveva telefonato a Eugenio Costantino per invitarlo alla serata:”Vieni che c’è Nicole Minetti…”. Chi è Costantino? E’ un personaggio molto potente, legato alle cosche della ‘ndrangheta Di Grillo Mancuso. Padre di Teresa, consigliera di maggioranza pdl al Comune di Sedriano. Anche lui è finito agli arresti, grazie all’inchiesta della Procura di Milano.

Non posso dire di essermi presa una rivincita: per Sedriano, avrei preferito sapere di aver sbagliato io, durante questo anno. Perché se prima potevo essere una visionaria, adesso ci sono le carte che documentano i meccanismi, i sotterfugi, le amicizie non del tutto chiare da parte del sindaco e dei suoi amministratori comunali. Adesso finalmente sono arrivati gli atti della magistratura da leggere, su cui lavorare. A dimostrazione che non abbiamo mai inventato nulla. Le carte dicono che Alfredo Celeste, grazie alla sua amicizia con Eugenio Costantino, e anche con Scalambra, il medico del paese, “ha favorito l’affermarsi della cosca Di Grillo – Mancuso sul territorio di Sedriano”. Perché non è che a Sedriano esiste il mafioso con la lupara e la coppola in testa, che va in giro con pistola e proiettili. Oddio, i proiettili ci sono anche stati…

La mafia è la cosiddetta area grigia: il rapporto tra classe dirigente e le cosche. La criminalità qui al Nord si è via via istituzionalizzata. Nello specifico le cosche della ‘ndrangheta sono entrate dentro i consigli comunali. Non hanno più bisogno di bussare alla porta. Non si tratta più di un’ infiltrazione ma a quanto pare, a quanto dicono le carte, il consiglio comunale di Sedriano aveva dei legami robusti con la ‘ndrangheta. Non è più un’ infiltrazione come poteva essere una decina di anni fa, nell’hinterland di Milano con altre cosche, ma una vera penetrazione.

Spero comunque che non si faccia un polverone di tutta questa storia. Oggi i fatti mi hanno dato ragione, ma non mi aspetto delle scuse. Proprio perché ho sempre cercato di affrontare questa situazione da un punto di vista professionale e non personale. Questo sindaco Celeste le scuse non deve farle a me. Io ho solo svolto il mio lavoro, nonostante le difficoltà e le intimidazioni…Le scuse dovrebbe farle alle cittadine e ai cittadini. I soldi per le mie querele le stanno pagando loro. A me dispiace, per questo. Le scuse andrebbero rivolte anche all’ intera categoria dei giornalisti. Io non sono né la prima né l’ultima cronista minacciata. In un paese normale queste cose non dovrebbero accadere. Questo tipo di violenze verbali, o le intimidazioni in caserma dei carabinieri. Penso anche ai non certo piacevoli sguardi del vicesindaco…

Ora di tutta questa storia in tre sono finiti dentro, perseguibili per legge da parte della magistratura. Il sindaco, il medico, e il presunto boss.
Ma la cosiddetta cricca, comunque, è rimasta fuori. Per quello che mi hanno fatto passare, dovrebbero scusarsi nei confronti dei giornalisti. Scuse dovrebbero farle, ma non me le aspetto.”

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