La rivoluzione di Palermo: Statuto non-sessista | Giulia
Top

La rivoluzione di Palermo: Statuto non-sessista

Lo Statuto del Comune di Palermo è stato riscritto con un linguaggio che rispetta delle donne. Una piccola rivoluzione a costo zero [di Ambra Mangani e Pina Mandolfo]

La rivoluzione di Palermo: Statuto non-sessista
Preroll

Redazione Modifica articolo

11 Luglio 2013 - 16.22


ATF

Lo Statuto del Comune di Palermo oggi parla un linguaggio non sessista.

Il Comitato piùdonnepiùpalermo, malgrado la sua giovane età, appena tre anni, si è distinto per l’arditezza delle tematiche e delle azioni tese alla valorizzazione del genere femminile in ambito istituzionale e culturale, tra le quali:

– Il riequilibrio della rappresentanza

– Il bilancio di genere

– Il linguaggio, verbale e delle immagini, non discriminatorio nei confronti del
genere femminile

– Moratoria della pubblicità lesiva della dignità della donna

Palermo, come gran parte delle città del nostro paese, non può certo definirsi un luogo aperto alle suddette problematiche, ma la nostra tenacia ha tracciato solchi, in particolare nel settore della Pubblica amministrazione, di cui andiamo fiere.

L’attività portata avanti riguardo al linguaggio non sessista ha trovato uno sbocco istituzionale con il Documento, condiviso con il Coordinamento antiviolenza 21 luglio, inviato all’Assessora alle Politiche Sociali, del Comune di Palermo, Agnese Ciulla, con il quale si esamina e si sottolinea l’uso di quel linguaggio verbale e delle immagini, offensivo per le donne e responsabile della costruzione misogina dell’immaginario collettivo. Con il suddetto Documento si è chiesto di utilizzare un linguaggio non discriminatorio nei documenti della Pubblica Amministrazione e, al contempo, sollecitare iniziative per stabilire un codice non denigratorio delle persone di diversi generi e di bambine e bambini, nell’ambito pubblicitario.

Altra azione importante è stata la Mozione della consigliera Antonella Monastra, che fa parte del nostro Comitato, per una moratoria della pubblicità lesiva della dignità della donna. La mozione Monastra, corredata da un intervento capillare e sapientemente documentato, è stata approvata all’unanimità, con delibera del comune di Palermo, il 5 maggio scorso.

Inoltre, come Comitato piùdonnepiùpalermo, abbiamo partecipato alla stesura del nuovo Statuto del Comune di Palermo. Siamo, infatti, entrate a far parte, nel dicembre 2012, di un Tavolo tecnico che aveva il compito di rivedere e aggiornare la bozza di Statuto del 2006 proposta dal Comune. Il lavoro è stato portato avanti da 29 associazioni, comitati, consorzi, movimenti civici della città associati sotto il nome di Comitato Bene Collettivo. Dopo un sottile e difficile gioco di mediazioni, siamo riuscite ad imporre, nella stesura definitiva dello Statuto, tre punti fondamentali.

– La trascrizione della bozza dello Statuto del Comune di Palermo in un linguaggio non sessista, portata a buon fine e ufficialmente convalidata durante la conferenza cittadina di sabato 4 Maggio 2013, alla Fonderia Reale di Palermo, alla presenza del Sindaco Leoluca Orlando e condivisa dall’Amministrazione comunale, dai Comitati e dalle Associazioni, come risultato di una forma partecipata di azione e di revisione.

– L’inserimento del bilancio di genere, in modo da promuovere analisi di bilancio che mettano in evidenza quanta parte e quali voci del bilancio di una amministrazione siano, in modo diretto o indiretto, indirizzate alle donne, quanta parte agli uomini e quanta parte a entrambi. Questo anche al fine di poter allocare le risorse sui servizi in funzione delle diverse esigenze delle donne e degli uomini del territorio di riferimento.

– La creazione di una Commissione comunale di Parità formata da rappresentanti del Consiglio Comunale e da associazioni cittadine portatrici di interessi relativi alle donne.

Il cammino che ha portato il Comitatato piùdonnepiùpalermo a questo traguardo non è stato facile. A volte abbiamo dovuto ingaggiare una vera lotta, anche con il rischio di essere emarginate, se non “espulse”, per convincere i molti e le molti componenti del Comitato Bene Collettivo che, usare il linguaggio di genere non sessista, non era una formalità noiosa, che “suona male”, che “tanto che ci fa, diciamo tutti e inglobiamo anche le donne”. Risolini, sguardi seccati e insofferenti: “si appesantisce il testo”, “lungaggini inutili”, “gli amministratori non badano a queste sciocchezze, importante è la sostanza”.
Ma vista la nostra fermezza a non demordere su obiezioni chiaramente discriminatorie nei confronti delle donne, hanno adottato la tattica del sorvolare, per fare scorrere velocemente le operazioni, a detta loro, di “contenuto”, come se il linguaggio non esprimesse un contenuto, evitando di schierarsi apertamente contro di noi e “perdere così tempo”.

Speravano di sfiancarci.

Ma noi eravamo lì, con loro, solo per quello.
Li abbiamo sempre aspettati e aspettate al varco e dopo una ulteriore decisa condanna del loro rifiuto a usare il linguaggio non sessista, portando una documentazione inequivocabile di leggi e dichiarazioni a livello nazionale e sopranazionale, hanno dovuto cedere le armi e oggi sono dalla nostra parte. Si sono convinte/i.
Un momento storico per la città di Palermo di cui noi tutte del Comitato PiùdonnepiùPalermo ci sentiamo fiere e incoraggiate a continuare.

Prossimo lavoro: lo Statuto della Regione Sicilia e la Costituzione Italiana, ma non solo…

 

Native

Articoli correlati