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Blindare lo stalker si può

Importante sentenza: anche senza condanna il giudice impone al persecutore la distanza di sicurezza dalla donna e l'obbligo a cambiare stile di vita [di Marina Cosi]

Blindare lo stalker si può
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12 Ottobre 2018 - 22.37


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Per fortuna ci sono giudici a Berlino, città che nel nostro caso brechtiano è Milano. Il giudice si chiama Fabio Roia, presiede il Tribunale di sorveglianza di Milano e la sua sentenza è epocale, perché parte da un tragico dato di fatto: questo è un Paese “dove un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicidio”. Il ragionamento è semplice: oltre a colpire i colpevoli dopo la tragedia è  importante, al limite più importante ancora, prevenire questi delitti. Interpretando la misura di una norma esistente ed applicandola anche agli atti persecutori: è la sorveglianza speciale, pensata come difesa dell’ordine pubblico (dello Stato, della Repubblica e della pubblica sicurezza) ed inserita nel 2017 nella riforma del Codice antimafia. In questo modo non solo al mafioso, ma anche allo stalker, accomunati dalla “pericolosità sociale” –  si noti: pur se non condannati, così prevede la legge – si impone l’obbligo di “mantenersi ad almeno 1000 metri di distanza” dalla persona perseguitata. 
Ad avanzare la richiesta al Tribunale di Sorveglianza è stata la Questura di Milano: è la prima applicazione del recente Protocollo Zeus di cui abbiamo qui già scritto.
Il caso segnalato dal questore riguarda un giovane di origine filippina, già responsabile di violenze e ossessivamente persecutorio nei confronti dell’ex convivente: “Pur non essendo ancora stato condannato per i fatti contestati i gravi indizi di colpevolezza risultano ben consolidati”.
Segnalazione accolta da Fabio Roia che impone al giovane, oltre alla distanza fisica dalla donna, anche l’obbligo di non cercare di entrare in alcun modo in contatto con lei, nè per telefono, nè con  messaggi, telematici o postali. Per meglio monitorarne il comportamento si stabilisce anche l’ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria dimora “senza preavviso”. 
Di più: il 24enne dovrà rimodulare la propria vita mettendo in atto tutti i passaggi necessari al reinserimento nel tessuto sociale, perchè solo così non rischia di ricadere nelle modalità persecutorie:  “Dovrà darsi alla ricerca di un lavoro, vivere onestamente, rispettare le leggi, non associarsi a persone che hanno subito condanne o sono sottoposte a misure di sicurezza e/o prevenzione”. 

 
 
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