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Perché la Polonia ha abrogato la lotta contro la violenza di genere

Aderire alla Convenzione è un atto politico a favore delle donne, ritirarsi è un violento atto contro le donne. Le proteste: "Vogliono legalizzare la violenza domestica". [di Tiziana Ciavardini]

Perché la Polonia ha abrogato la lotta contro la violenza di genere
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Tiziana Ciavardini Modifica articolo

28 Luglio 2020 - 01.19


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A poche settimane dalle elezioni che hanno visto la vittoria del Presidente Andrzej Duda la Polonia continua a far parlare di sé. In una conferenza stampa il ministro  della Giustizia polacco Zbigniew Ziobro ha dichiarato che la Convenzione di Istanbul, varata nel 2011 e firmata dalla Polonia un anno dopo, contiene “concetti ideologici” non condivisi dall’attuale esecutivo.
Per questo lunedí 27 luglio la Polonia prenderà provvedimenti per ritirarsi dalla Convenzione, il trattato europeo sulla violenza contro le donne, che secondo il ministro della giustizia “violerebbe i diritti dei genitori richiedendo alle scuole di insegnare ai bambini il genere”.
Ziobro ha riferito che il suo partito presenterà una richiesta al ministero del lavoro e delle famiglie per iniziare il processo di ritiro dal trattato, poiché “Contiene elementi di natura ideologica, che riteniamo dannosi”.
Il partito (PiS) di legge e giustizia della Polonia e i suoi partner della coalizione sono allineati strettamente alla Chiesa cattolica e promuovono un’agenda sociale conservatrice.

L’ostilità per i diritti degli omosessuali è stata una delle principali questioni promosse dal presidente Andrzej Duda, durante la sua campagna per la ri-elezione. Lui stesso ritenuto un moderato rispetto a Ziobro, aveva dichiarato nella sua campagna elettorale di non essere d’accordo con la Convenzione di Istanbul poiché “estranea alla nostra cultura nazionale e alle nostre tradizioni”.
Il partito PiS si era giá lamentato in passato della Convenzione, che considera irrispettosa nei confronti della religione e richiede l’insegnamento delle politiche sociali liberali nelle scuole. Anche un altro esponente del PiS, il viceministro Jacek Ozdoba, aveva dichiarato che il governo avrebbe introdotto nuove misure “per proteggere i bambini dalle costruzioni ideologiche sul cosiddetto gender socio-culturale, che riteniamo totalmente avulse dalla realtà biologica”.
Secondo il ministro Ziobro la legge polacca in vigore é sufficente per tutelare «in modo esemplare» i diritti delle donne e giá di per sé risponde alle necessitá imposte dalla Convenzione di Istanbul.
Qualche giorno fa lo stesso, in un’intervista all’emittente “Polskie Radio” aveva dichiarato che ci sarebbero state molte riforme nell’ambito della magistratura e che le nuove norme avrebbero abbracciato “molti altri ambiti della vita quotidiana dei polacchi”.

Probabilmente una delle prime é proprio la volontá di uscire dalla Convenzione di Istanbul che sempre secondo Ziobro sarebbe solo “frutto di fantasie ed invenzioni femministe decise a giustificare l’ideologia gay”. “Per sapere che non si picchia una donna – prosegue – basta leggere le Sacre Scritture non occorre aderire ad alcuna convenzione mossa da ideologie distorte”.
Ovviamente questa decisione non é stata ben accolta da una gran parte della popolazione polacca. Venerdì scorso, migliaia di persone infatti, soprattutto donne, hanno protestato a Varsavia e in altre città contro l’assurda proposta di uscita dal trattato.
Magdalena Lempart, una delle organizzatrici della protesta, ha detto “L’obiettivo è quello di legalizzare la violenza domestica” ed alcuni manifestanti durante la marcia hanno mostravato striscioni con la scritta PiS è l’inferno delle donne” #pieklokobiet, giá utilizzato nello scorso marzo in piena pademia Covid dalle donne polacche contro un proposta di legge contro l’aborto volontario.

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