Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (1 febbraio-7 febbraio) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (1 febbraio-7 febbraio)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo "osservatorio" sui giornali, in ottica di genere. [di Barbara Consarino]

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (1 febbraio-7 febbraio)
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Barbara Consarino Modifica articolo

8 Febbraio 2021 - 10.33


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Settimana dal 1 all’8 febbraio: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, L’Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Il Manifesto, Il Sole24 ore, più uno sguardo sul web.

Le firme in prima pagina: 577 uomini/  218 donne
editoriali e commenti: 108 uomini/ 52 donne

 

Malgrado non siano moltissime le giornaliste che compaiono in prima pagina, molte sono impegnate nel raccontare la crisi politica.

In primo piano nel mondo le rivolte in Russia con migliaia di arresti e le donne in piazza nelle manifestazioni represse brutalmente dalla polizia; e sempre donne e ragazze protagoniste della protesta in Polonia per la nuova restrittiva legge sull’aborto. Protestano anche studenti e studentesse universitarie in Turchia, dove Erdogan ha nominato un rettore di suo gradimento, scavalcando il Senato accademico. Colpo di stato militare in Myanmar il primo febbraio, arrestata Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, a capo del governo dopo aver subito una lunghissima detenzione. Protesta la popolazione.

In Italia, tornata in gran parte in zona gialla, ma alle prese con i vaccini che non arrivano o arrivano in ritardo, il governo Conte è caduto e l’incarico per formare il nuovo è stato affidato all’ex governatore della Bce Mario Draghi.  L’appello del presidente della Repubblica Mattarella ad appoggiare la nascita di un governo di alto profilo, arriva appena dopo i dati Istat del 2020. Citiamo pochi numeri: solo a dicembre, malgrado il blocco dei licenziamenti, sono andati persi 101 mila posti di lavori, di cui 99 mila occupati da donne, precarie con contratti a termine in scadenza, piccole imprenditrici che hanno chiuso le loro attività. Il Sole 24 ore è l’unico giornale a dedicare un’apertura in prima pagina e due pagine interne ai 444 mila posti di lavoro persi in tutto l’anno, con 312 mila donne rimaste a casa, insieme a giovani e partite Iva.  La Repubblica affida il richiamo a un commento di Linda Laura Sabbadini, direttora centrale Istat che spiega come la pandemia abbia colpito soprattutto i settori (terziario, servizi, turismo, cultura) dove le donne sono maggiormente occupate: ma indica pure la via d’uscita che è un uso virtuoso del Recovery Plan che vuol dire spostamenti di miliardi di euro su infrastrutture sociali, sui nidi e sul welfare di prossimità che ora ricade solo sulle spalle femminili.  Quando si curano le persone, scrive Sabbadini, si cura anche la democrazia. E non è solo una bella frase. 

Eppur si muore Se dal lavoro si viene espulse si torna a casa più povere, sole e isolate. Essere donna fra le quattro mura domestiche continua ad essere molto pericoloso. Lo abbiamo sentito durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario a gennaio, lo confermano i dati dell’Istat che possiamo leggere un po’ in tutti i giornali, ma ben spiegati su Il Messaggero in un servizio di Maria Lombardi: dunque, dei 110 femminicidi del 2020, 98 sono avvenuti in famiglia, l’anno prima erano stati 94. E’ del 50 per cento la percentuale dei femminicidi nel periodo del lockdown, i mesi peggiori sono stati marzo e aprile. Ma anche il 2021 è iniziato malissimo e c’è il rischio di assuefarsi, giorno dopo giorno, a questa mattanza che comprende anche mamme e bambini. L’ultimo caso ieri a Palermo, dove Piera Napoli, cantante neomelodica e madre di tre figli è stata trovata morta nella sua casa.

L’anniversario Il primo febbraio 1945 in Italia il diritto di voto veniva esteso alle donne che avessero compiuto i 21 anni.  Dirà Marisa Rodano, 100 anni compiuti il 21 gennaio scorso, partigiana e fondatrice dell’Udi, poi deputata e senatrice, che «non fu, come sostiene taluno, una benevola concessione, ma il doveroso riconoscimento del contributo determinante che le donne, con le armi in pugno, e soprattutto con una diffusa azione di massa di sostegno alla Resistenza, avevano dato alla liberazione del Paese».

Le donne intervistate La settimana dominata dalla politica vede la riduzione di virologi ed epidemiologi in favore di  altri esperti. Come al solito sono molto poche le donne intervistate rispetto agli uomini, con qualche eccezione: Ursula von der Leyen alle pagine 2 e 3 della Stampa del 5 febbraio; la sondaggista Alessandra Ghisleri, ovviamente sul termometro dei partiti, la troviamo sulla Stampa del 3 febbraio.

Sulla crisi  si esprimono quasi totalmente gli uomini, vengono interpellati i compagni di scuola del presidente incaricato Mario Draghi, qualcuno riesce a carpire i segreti della sua mazzetta di giornali dall’edicolante di fiducia e non manca l’intervista al benzinaio e pure diversi ritratti della signora Serenella descritta come donna che, nella miglior tradizione del luogo comune «sta sempre un passo dietro il marito»,  nota Selvaggia Lucarelli in un esilarante pezzo sul Fatto del 5 febbraio. In questi giorni di forsennata agiografia, le donne in politica rimangono solo come faccine nei pronostici sugli incarichi ministeriali (si scrive tutto e il contrario di tutto sul toto ministre) o come comparse alle conferenze stampa. Certo, può capitare anche di essere dileggiate e chiamate «badante (non ucraina)», come accaduto a Maria Rosaria Rossi, la senatrice di Forza Italia che ha votato a favore del governo Conte, sul Fatto con foto di lei e del Cavalier Berlusconi.  Ma a suscitare polemiche sul web e anche le scuse del direttore della Stampa Massimo Giannini, un ritratto di Giorgia Meloni firmato da Alberto Mattioli. Meloni, è l’unica esponente del centrodestra ad aver detto no al governo Draghi e nel servizio si riconosce la sua coerenza, ma è un paragrafo sulla sua vita familiare a far scattare la richiesta di scuse del direttore della testata, seguite da quelle del giornalista. Peccato, perché il pezzo di Mattioli rendeva onore al coraggio della donna. Ma si sa che questi sono tempi duri e che la tensione è altissima.

Le curiosità Sul Manifesto Maria Teresa Carbone racconta di un gruppo di lettura femminile nel New Mexico che ha deciso di dirigere il proprio impegno per organizzare la campagna di vaccinazione nella contea facendo da tramite fra le autorità sanitarie e la popolazione.

Il Sole 24 ore di sabato 6 ci regala una bella pagina, in collaborazione con l’ Osservatorio Alkemy, sulle influencer femministe, ragazze e donne con un impegno declinato in vari modi sulle questioni di genere, naturalmente sul web. C’è l’avvocata che combatte gli odiatori, la scrittrice amata dalle giovanissime che la seguono come “Fumettibrutti“, l’ostetrica che demolisce i tabù sui genitali femminili e molte altre. Il Sole mette questo servizio nelle sue pagine di economia e marketing ed è infatti un mondo variegato che gli editori guardano con attenzione.
Sui temi che riguardano le donne Il Corriere ha da anni la 27esima ora, Il Sole24ore  il blog Alley Oop, Il Messaggero si è mosso recentemente col suo Mind the gap che tratta argomenti duri, ma pure belle storie in positivo; altri hanno scelto altre strade come Gedi che edita La Repubblica e La Stampa che ha appena acquistato la maggioranza di  alfemminile,  brand di informazione su salute, casa, famiglia, bellezza e alimentazione dedicata a un target un po’ diverso.  Donne giovani, con famiglia e figli, attente ai diritti, ma pure a benessere, bellezza, oroscopo. Il marketing le guarda con speranza.

Cattive notizie Alexandria Ocasio Cortez, parlamentare dem statunitense denuncia di aver subito in passato una violenza sessuale della quale mai aveva parlato. Il trauma è riaffiorato nella giovane deputata americana nel momento in cui c’è stato l’assalto al Campidoglio dei seguaci di Trump. E ha raccontato con grande sincerità di aver temuto, come allora, di essere uccisa.

  Sempre a proposito di violenze lontane nel tempo Il Fatto quotidiano del 4 febbraio nelle sue pagine culturali affronta il proliferare di libri che denunciano abusi in famiglia e poi finiscono in tribunale. E anche la vicenda di Woody Allen e dei presunti abusi sulla figlia Dylan, torna in auge dopo un trentennio in una docuserie che andrà in onda il 21 febbraio prossimo e che promette filmati e notizie inedite.

Senza giustizia Matilda Borin aveva due anni quando fu uccisa, forse da un calcio che le provocò lesioni mortali. Ora di anni ne avrebbe 18, ma la giustizia ha gettato la spugna, dopo tanti anni di processi non si è arrivati a sfiorare la verità oltre ogni ragionevole dubbio. Perciò non ci saranno altri processi alla mamma di Matilda e al compagno che in quel momento erano in casa con la piccola. Il delitto perfetto, scrive sulla Stampa del 7 febbraio l’avvocata Anna Maria Bernardini de Pace

Molestie in toga La prima a finire sotto procedimento disciplinare è stata lei, Alessia Sinatra, pm a Palermo che ha confermato di essere stata pesantemente molestata dall’attuale procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo, mentre si trovavano nell’ascensore di un albergo a Roma. Un episodio che risale al 2015, mai denunciato dalla magistrata, ma raccontata ad alcune persone di fiducia. Sotto procedimento disciplinare è finito anche il procuratore di Firenze. Il fatto è emerso durante l’inchiesta su Luca Palamara allora potentissimo condizionatore di carriere altrui. Nella chat intercettata dalla Finanza la Sinatra, indignata, chiede a Palamara di bloccare le ambizioni di Creazzo che aspirava alla procura di Roma e lo chiama “porco” e “essere immondo”. Ora Alessia Sinatra viene incolpata per aver ricercato una giustizia privata invece di denunciare il collega. Creazzo, invece, dovrà rispondere dell’aggressione e ovviamente nega tutto. 

Belle notizie Giuseppa Fattori, 98 anni, da quando c’è stato il terremoto che ha distrutto la sua abitazione vive in una casa di legno a Moreggini, sulle colline del Maceratese e ha patito problemi giudiziari per quelle quattro assi, però diventata simbolo di coraggio per la gente del posto. Il presidente della Repubblica l’ha nominata commendatore, anzi, commendatora, come ha scrittoorgogliosa la figlia su Facebook. Lo leggiamo sul Messaggero del 3 febbraio.

Generosa e forte la mobilitazione partita dall’Università di Bologna nei confronti di Patrick Zaki, detenuto da un anno nelle carceri egiziane, in un susseguirsi di proroghe somministrate con sadismo dalle autorità. Rita Monticelli, la sua tutor al master sui diritti frequentato da Patrick viene intervistata dal Corriere dell’1 febbraio, racconta del ragazzo arrivato in Italia con una prestigiosa borsa di studio, con tutto l’affetto e l’orgoglio di una prof. Adesso è partita la proposta di concedergli la cittadinanza onoraria italiana Speriamo, anche se sono tanti gli Zaki in Egitto come scrive il Manifesto del 7: fra di loro la giornalista Solafa Magdy, in carcere da oltre un anno.

Economista africana al Wto Ngozi Okonio Iweala ex ministra degli esteri nigeriana  e già direttrice della Banca Mondiale, sarà la prima donna e la prima africana a dirigere l’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), caldeggiata dalla nuova amministrazione Biden che ha rimosso il veto di Trump. Una nomina molto importante.

Il peggiore Yoshiro Mori, 83 anni, giapponese, presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokio ed ex primo ministro: non vuole le donne nei consigli di amministrazione, ha spiegato durante una riunione online, perché con loro si perde tempo, parlano troppo e hanno difficoltà a finire i loro interventi. Sfortunatamente per lui, ci racconta Gaia Cesare sul Giornale del 5 febbraio, le sue frasi sono finite sulla stampa giapponese, ha dovuto chiedere scusa, ma non ha lasciato l’incarico. Riprende l’argomento sulla Stampa Dacia Maraini che invita a non sottovalutare le parole del vecchio Mori: «Ricordiamoci che ad ogni conquista di libertà corrisponde la perdita di un privilegio. Tutti sono disposti a difendere i diritti civili a parole, ma quando vengono toccati dominio, controllo, superiorità e possesso gli uomini entrano in una tale crisi da trasformarsi in assassini, anche dei loro figli».

 

 

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