Muoiono lavorando. La strage delle colf indonesiane | Giulia
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Muoiono lavorando. La strage delle colf indonesiane

Accade a Singapore, città-stato simbolo del migliore esempio della globalizzazione asiatica. Dove vivono senza sicurezza e senza diritti più di 200mila maids

Muoiono lavorando. La strage delle colf indonesiane
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29 Maggio 2012 - 17.11


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‘Singapore, 28 mag – La morte di una domestica birmana ha portato a dieci gli incidenti sul lavoro quest”anno a Singapore, aggiungendosi ai primi nove decessi di ragazze indonesiane. Muoiono lavorando, eseguendo i lavori domestici nelle famiglie dell”isola. Nella maggioranza dei casi precipitano dalle abitazioni dove lavano i vetri delle finestre o stendono la biancheria a asciugare. Il macabro conteggio non puo” essere confinato alle fatalita” quotidiane, o essere considerato un granello di sabbia nel perfetto meccanismo della modernita”. La citta” stato rappresenta il migliore esempio della globalizzazione asiatica: moderna, funzionale, pulita, esente da inquinamento e corruzione, con eccellenze nei servizi e nelle infrastrutture. Queste qualita” stridono con gli aspetti meno nobili e tra questi torreggia il trattamento delle domestiche.

Vivono a Singapore piu” di 200mila maids; di esse la meta” sono indonesiane, un numero crescente che sta sostituendo le donne filippine. Sono attratte da stipendi modesti, ma comunque superiori a quelli nel loro paese. Offrono il loro lavoro ai locali e agli stranieri senza garanzie e senza protezione. Non hanno praticamente orario di lavoro, vivono in casa e sono dunque sempre in servizio. Il loro passaporto viene trattenuto e sono in posizione di debolezza negoziale se devono rivendicare diritti sindacali. Le loro mansioni non sono definite e tendono ad allargarsi, sconfinando nella pulizia delle case dell”intera famiglia o delle attivita” commerciali. Il governo di Singapore e” allarmato e sta cercando di porre rimedio attraverso leggi piu” rigorose per le assunzioni e diffondendo una cultura della sicurezza. Cerca cosi” di offrire una risposta a Jakarta che ha piu” volte espresso la sua protesta per il trattamento subito dalle sue connazionali. E” un fenomeno che investe in ugual misura le Filippine che trovano nell”emigrazione il sostegno all”economia interna attraverso le rimesse.

L”emigrazione dall”arcipelago investe piu” di 10 milioni di persone, circa il 10% della popolazione. La vita domestica delle economie piu” avanzate della diaspora cinese e” pressoche” svolta da domestiche provenienti dai paesi piu” poveri del sud-est asiatico. Hong Kong la domenica si trasforma in un”isola filippina, con le ragazze che si ritrovano per il loro pomeriggio libero settimanale. Lo stesso paesaggio si rileva negli spazi che circondano l”opulenta Orchard Road a Singapore. Le critiche non riguardano soltanto lo sfruttamento del lavoro, ma coinvolgono i numerosi casi di violenza e talvolta tortura. Le denunce non rivelano l”intera realta”, celata da paura di ritorsioni o espulsioni.

Le donne indonesiane sono pagate in contanti e senza un contratto che possa minimamente proteggerle. Sono dunque alla merce” di chi le impiega, verso i quali hanno una sottomissione assoluta. I paesi che consentono un”emigrazione cosi” forte sono responsabili di questa inaccettabile situazione. Preferiscono insistere sulla retorica nazionale invece che creare posti di lavoro. Le lavoratrici e I lavoratori all”estero sostengono l”economia, ma dovrebbero poter essere impiegati nel loro paese per evitare umiliazioni e vessazioni. Contemporaneamente i paesi piu” ricchi dovrebbero integrare il versante economico con quello etico. Il benessere, la prosperita” diventano pretesti di fronte al rispetto delle persone, una debole scusa per chi non ha avuto la capacita” di vedere oltre la contabilita” economica, fino ad arrivare all”aspetto piu” importante, quello del destino di chi muore sui luoghi di lavoro. ‘

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