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La famiglia italiana? Missing

'Il 30% delle nozze naufraga al quindicesimo anno, nell''85,5% dei casi l''addio è consensuale. Ci si separa di più se si ha la lurea. I dati dell''Istat'

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13 Luglio 2012 - 10.51


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‘Roma, 13 lug – La famiglia italiana è sempre più in crisi e aumenta la propensione alla rottura dell”unione coniugale anche tra gli ultrasessantenni: in base ai dati del 2010, censiti dall”Istat, infatti, ci sono state 307 separazioni e 182 divorzi ogni mille matrimoni confermando un trend in continua crescita a partire dal 1995 quando a non stare a galla erano 158 coppie su mille. In pratica, oggi, il 30% delle nozze, piu” o meno, naufraga al giro di boa del quindicesimo anno di matrimonio. Per fortuna, nell”85,5% dei casi – rileva il report annuale dell”Istituto nazionale di statistica sulla tenuta dei rapporti di coniugio – ci si dice addio in maniera consensuale. Il flop tra marito e moglie avviene più di frequente quando i mariti veleggiano attorno ai 45 anni e le mogli ai 42. Dieci anni fa, invece, il maggior numero di separazioni avveniva nella fascia di eta” 35-39. ””L”innalzamento dell”eta” alla separazione – spiega l”Istat – e” il risultato sia della maggiore propensione allo scioglimento delle unioni di lunga durata, sia di un processo di invecchiamento complessivo della popolazione dei coniugati, dovuto alla posticipazione del matrimonio””. ””La drastica riduzione della rottura dei matrimoni sotto i 30 anni – prosegue lo studio – e” la naturale conseguenza della riduzione dei matrimoni nella stessa fascia di eta”: meno di un matrimonio su quattro vede attualmente entrambi gli sposi sotto i 30 anni””.

Per quanto riguarda il boom di chi decide di separarsi sulle soglie dell” eta” anziana, i numeri dicono che negli ultimi dieci anni sono passati dal 5,9% al 9,9% gli uomini con piu” di 60 anni che optano per la separazione. Le donne sono un po” di meno, ma anche loro in crescita con un valore piu” che raddoppiato (dal 3,6% al 6,4%) nel periodo 2000-2010. Tendenzialmente, in base a un fenomeno che si e” stabilizzato negli ultimi dieci anni, sono piu” propense a separarsi le coppie con titolo di studio piu” elevato e ””prevalentemente se marito e moglie hanno lo stesso livello di istruzione, dovuto alla forte omogamia che caratterizza gli sposi al momento dell”unione matrimoniale””. Cifre alla mano, nel 2010, ci sono state 4,4 separazioni ogni mille uomini laureati e solo 1,3 per chi aveva solo la licenza elementare. Un raffronto che trova il corrispettivo anche nelle statistiche delle mogli. Questo aspetto, secondo l”Istat, e” in controtendenza rispetto agli altri paesi comunitari. ””La scarsa diffusione delle separazioni nel segmento della popolazione con il livello di istruzione piu” basso – osserva lo studio – contribuisce a mantenere bassi i tassi di instabilita” complessivi rispetto alla maggior parte dei paesi europei dove le persone con un titolo di studio non elevato si rivelano, invece, maggiormente a rischio di rompere il proprio matrimonio””. Scoppiano anche le coppie miste e ””in piu” di sette casi su dieci, la tipologia che arriva a separarsi e” quella con marito italiano e moglie straniera: questo risultato appare strettamente connesso con la maggiore propensione degli uomini italiani a sposare una cittadina straniera””. A conti fatti, nel 2010 le separazioni delle coppie miste sono state 7.173 , pari all”8,1% di tutte le separazioni contro il 9,2% del 2000 e la cifra record del 76,7% registrata nel 2005 con 7.536 rotture. In generale, il 68,7% delle separazioni e il 58,5% dei divorzi ha riguardato coppie con figli in affido condiviso nel 90% dei casi. Solo nel 9% dei casi i figli sono affidati solo alla madre mentre ””la quota di affidamenti concessi al padre continua a rimanere su livelli molto bassi””. L”affidamento dei minori a terzi, ”e” una categoria residuale che interessa meno dell”1% dei bambini””. La mappatura geografica delle coppie che si lasciano evidenzia una litigiosità più alta al sud dove le separazioni giudiziali (in media 14,5%) raggiungono il 21,5%. Nel 20,6% delle separazioni – dato nazionale – è previsto un assegno mensile di mantenimento per il coniuge che nel 98% dei casi è corrisposto dal marito alla moglie. L”importo medio è più elevato al nord (520 euro) che nel resto del Paese (447,4). Nel 56% dei casi la casa è assegnata alla moglie, nel 21,5% al marito, mentre nel 19,8% dei casi gli ex coniugi vanno ad abitare in case diverse da quella coniugale.’

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