Pussy Riot alla sbarra, noi vittime del sistema Putin | Giulia
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Pussy Riot alla sbarra, noi vittime del sistema Putin

'In carcere da 5 mesi, le tre ragazze rischiano tre anni di carcere. La solidarietà di Vasco Rossi e Yoko Ono. Snoq scrive all''ambasciatore russo'

Pussy Riot alla sbarra, noi vittime del sistema Putin
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8 Agosto 2012 - 20.07


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‘Mosca, 8 ago – “Un processo staliniano” che le vede “allieve e discendenti dei dissidenti sovietici”, vittime del “sistema Putin”. Ultima parola prima della sentenza annunciata per il 17 agosto, oggi al tribunale Khamovniki di Mosca, per Nadia Tolokonnikova (22), Katya Samutsevich (29) e Maria Aliokhina (24), il trio punk rock Pussy Riot sotto processo per una dissacrante preghiera anti Putin nella Cattedrale di Mosca, giudicata blasfema dai vertici ortodossi e offensiva da molti fedeli, pure contrari a una pena detentiva per le autrici. In detenzione preventiva da 5 mesi, le tre ragazze rischiano 3 anni di carcere per “teppismo motivato da odio religioso”. In quello che ormai è un caso internazionale, un nuovo affaire Dreyfuss nelle parole del direttore di radio Echo di Mosca, Alexei Venediktov. Dopo la cantante Madonna in tour in Russia, oggi a spezzare una lancia a loro favore anche l”italiano Vasco Rossi e Yoko Ono, vedova di John Lennon, che dal suo Twitter si è rivolta direttamente a Putin: “Siete una persona saggia, conservate i posti in prigione per i veri criminali”. Preoccupazione per il caso anche da Berlino per bocca di Georg Streiter, vice-portavoce della cancelliera Angela Merkel, mentre 120 deputati del Bundestag hanno inviato una lettera aperta in merito all”ambasciata russa.

“Siamo in un sistema politico autoritario, ma io noto ora una falla in questo sistema – ha detto Tolokonnikova dalla gabbia di vetro, indosso una maglietta blu con un pugno alzato e la scritta No Pasaran! Citando Montaigne, Socrate e Alexander Solzhenytsin sulla libertà di espressione: “Credo che le parole distruggano il cemento. Non siamo sconfitte, tutto il mondo parla di noi”. Applausi in aula, repressi dalla giudice Marina Sirova: “non siamo a teatro”. Richiami al processo contro il poeta Brodsky e al Vangelo per Aliokhina: “Criticando Putin non intendiamo lui come persona, ma lui come sistema, la verticale del potere”, ha spiegato dicendosi preoccupata dalla “massa amorfa” dei cittadini. La prigione le pare “una Russia in miniatura”. “Non ho paura di voi. Potete incarcerarmi, ma la mia libertà interiore vivrà sempre”, ha concluso. Samutsevich si è scagliata invece contro l””accordo sussistente da tempo tra chiesa russa e potere, che noi abbiamo violato con la nostra performance”.

Tre fermi tra i fan della band fuori dall”aula. Gli avvocati della difesa hanno lanciato via Internet una mobilitazione globale per il 17 agosto alle 14, un”ora prima del verdetto. Il cui ritardo sembra suggerire un certo imbarazzo nei vertici. Intanto è stata prolungata fino a novembre la detenzione di Dennis Lutskevich, uno dei 14 arrestati nei disordini del 6 maggio nella manifestazione contro la rielezione di Putin al Cremlino: saranno giudicati tutti separatamente, secondo gli avvocati per evitare un altro processo-show che potrebbe rivelarsi un boomerang politico per il potere.

Solidarietà dall”Italia arriva anche da Snoq, il Comitato Se non ora quando?, che ha inviato oggi ad Alexey Meshkov, ambasciatore della Federazione Russa in Italia, una lettera in cui chiede la liberazione delle tre attiviste delle Pussy Riot. ””Stiamo seguendo con grande partecipazione – si legge nella missiva – la sorte di Maria Aljokhina, Nadezhda Tolokonnikova e Ekaterina Samutsevich, giovanissime donne riunite in un gruppo musicale tutto al femminile, chiamato Pussy Riot. Ogni paese ha le sue regole, la propria sovranita” e la propria giustizia, che vanno rispettate, ma il mondo ha un cielo solo: non si puo” privare tre ragazze della vista del cielo soltanto perche” hanno cantato una canzone, perche” hanno espresso un”opinione””’

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