Contrasto al femminicidio, il ddl di Serafini (Pd) | Giulia
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Contrasto al femminicidio, il ddl di Serafini (Pd)

"L'ergastolo non risolve il problema" spiega la senatrice prima firmataria del ddl. Che prevede aggravanti in caso di presenza di minore e formazione per le forze dell'ordine

Contrasto al femminicidio, il ddl di Serafini (Pd)
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22 Novembre 2012 - 17.50


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Roma, 22 nov – “L’ergastolo a chi uccide le donne non è la soluzione al problema”: Anna Serafini, senatrice del Pd, commenta cosi” la proposta di legge presentata ieri dalle deputate Giulia Bongiorno (Fli) e Mara Carfagna (Pdl), che prevede tra le altre cose il carcere a vita per il femminicidio. Serafini, che oggi ha presentato un suo disegno di legge, ritiene che la proposta delle colleghe parlamentari abbia un “approccio solo penale che non considera che l”omicidio di una donna da parte di un uomo e” in continuita” con il brodo di coltura della discriminazione” e sia “in controtendenza rispetto alle Convenzioni internazionali, da quella di Istanbul a quella di Cedaw”. “Il nostro testo invece – aggiunge – nasce da un percorso condiviso con le associazioni ed è l’unico testo depositato che si collochi nel solco delle convenzioni e dei rapporti internazionali”. “Spero che tanti presentino proposte di legge su questo problema – continua l”esponente democratica – ma attenzione a non cogliere l”occasione solo come occasione mediatica. Non possiamo dare l”idea che con l”ergastolo contrastiamo il femminicidio”.

Dalle aggravanti in caso di presenza di minore all”estensione della legge Mancino anche alle discriminazioni di genere, dall”assistenza alle vittime alla
“riabilitazione” del carnefice, dall”introduzione del reato di occultamento del patrimonio alla formazione delle forze dell”ordine e degli operatori e delle operatrici sanitarie: c”e” tutto questo nel ddl presentato oggi del Pd contro la violenza sulle donne, prima firmataria, appunto, la senatrice Anna Serafini.
Il provvedimento, che si intitola “Norme per la promozione della soggettività femminile e il contrasto al femminicidio” è, come ha sottolineato la promotrice, un ddl [i]complesso e che “non vuole affrontare il problema solo dal punto di vista penale ma
anche della prevenzione e della protezione della vittima”. “E’ il frutto del lavoro di un anno – ha spiegato Serafini – nel corso del quale c”e” stato un grande contributo delle
associazioni”.

Il ddl prevede innanzitutto la ratifica e l’esecuzione della Convenzione di Istanbul e vuole introdurre una serie di misure volte a sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla violenza sulle donne e a promuovere un’immagine della donna come
soggetto con una dignita” da rispettare. Si propone l”adozione di un codice di autoregolamentazione per i media e l’istituzione nelle scuole del referente per la parita”. All’Istat si chiede di svolgere una rilevazione statistica sulla discriminazione e
la violenza di genere e sui maltrattamenti in famiglia, istituendo un “Osservatorio sulla violenza nei confronti delle donne”. A tutela delle vittime, si prevedono garanzie nel
rapporto con le forze dell”ordine per evitare che le donne siano vittime due volte e la formazione degli operatori delle strutture sanitarie che siano “preparati ad accogliere,
sostenere e soccorrere le vittime degli abusi”. Si promuove poi l’istituzione di programmi di riabilitazione, su base volontaria, per gli autori delle violenze.

Sul piano penale, è prevista un”aggravante se il reato ecommesso alla presenza di minori (violenza assistita) e si estende il reato di maltrattamenti anche ai casi in cui la
“persona di famiglia” non sia convivente; si estende l’aggravante per lo stalking anche alle ipotesi in cui il fatto sia commesso dal coniuge, anche se separato solo di fatto
(attualmente per il coniuge si prevede una pena inferiore a quella irrogabile all”ex partner della vittima). Si prevede inoltre l”estensione delle aggravanti per discriminazione, previste dalla legge Mancino, anche alle discriminazioni di genere. Il ddl prevede anche maggiori diritti alla vittima nella fase del procedimento penale, fra cui la tutela patrimoniale.
Ancora, si qualifica come reato l”occultamento doloso delle proprie risorse patrimoniali, messo in atto dagli autori delle violenze per non corrispondere il dovuto assegno di mantenimento e si prevede l’istituzione di un Fondo per il contrasto della
violenza nei confronti delle donne alimentato anche dalle sanzioni per violazione del Codice di autoregolamentazione dei media.

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