Melania negò un rapporto sessuale a Parolisi e lui la uccise | Giulia
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Melania negò un rapporto sessuale a Parolisi e lui la uccise

'Lo scrive la giudice di Teramo, Marina Tommolini, nelle motivazioni della sentenza che il 26 ottobre scorso ha condannato l''ex caporalmaggiore dell''esercito all''ergastolo.'

Melania negò un rapporto sessuale a Parolisi e lui la uccise
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3 Gennaio 2013 - 15.27


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‘Roma, 3 gen – Salvatore Parolisi uccise la moglie Melania Rea perché lei rifiutò di avere un rapporto sessuale e il caporalmaggiore dell”esercito “ha reagito all”ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi”: lo scrive la gup (giudice per l”udienza preliminare) di Teramo, Marina Tommolini, nelle motivazioni della sentenza, che il 26 ottobre scorso lo ha condannato all”ergastolo. Le motivazioni, 70 pagine, sono state depositate ieri.

Per la gup, il 18 aprile 2011, la coppia era con la figlia a Ripe di Civitella, dove due giorni dopo la scomparsa, venne ritrovato il cadavere di Melania. Nelle motivazioni è ricostruito il momento dell”omicidio: “La donna, dovendo urinare, è andata dietro al chiosco dove il marito, vedendola seminuda, verosimilmente si è eccitato, avvicinandola e baciandola per avere un rapporto sessuale. Melania – scrive la gup – sia per il problema dell”ernia, sia per le condizioni (la bimba in auto che – forse – dormiva e la possibilità che qualcuno sopraggiungesse) ha rifiutato e in quel contesto, deve aver rivolto anche rimproveri pesanti contro il coniuge che, a quel punto, ha reagito all”ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi”. Secondo la giudice questa la riscotruzione del delitto.

Tommolini prosegue: “La vittima ha tentato di allontanarsi perdendo il cellulare che aveva verosimilmente nella tasca del giacchino ma con la difficoltà dell”avere ancora i pantaloni abbassati. E” andata verso un albero e, quindi in prossimità del camminamento posto sul lato Est, dove erano presenti degli oggetti che avrebbe potuto prendere per difendersi. A quel punto deve essere caduta in ginocchio e con le braccia divaricate, si è appoggiata sulle tavole – e le impronte definite come ”orme” di scarpa degli inquirenti potrebbero invece, corrispondere a parte delle mani insanguinate – forse subendo altri colpi al collo in tale frangente, con il marito alle spalle, e reclinando di conseguenza il viso, per cui il sangue delle ferite è defluito dal basso verso l”alto”. Infine Melania “rialzatasi, ha fatto pochi passi all”indietro e si è accasciata al suolo, dove il coniuge ha inflitto ulteriori coltellate al petto“. “Il tutto – scrive infine la giudice – si è svolto in pochi minuti: 10 massimo 15, stante la minorata difesa in cui si trovava la vittima, impossibilitata a correre e scappare, e subito dopo l”arrivo al chiosco”.

La gup di Teramo nelle motivazioni spiega anche il perché dell”applicazione della pena massima consentita dal giudizio abbreviato e della non applicazione delle attenuanti generiche: per la giudice il caporalmaggiore si è mostrato “subdolo e violento“, non ha mostrato nessun ravvedimento, e pesa anche il comportamento tenuto in aula. Era “silente” al punto di negare un semplice buongiorno “a chi entra o esce da un”aula di giustizia”, anzi l”unica volta che ha parlato di fatto ha “spacciato” come collaborazione un “ennesimo tentativo di inquinamento probatorio”. E persino “l”improvviso attaccamento alla figlia desta più di un sospetto di autenticità”. Scrive infatti la gup che innanzitutto il codice penale nella vigente formulazione “non connota l”incensuratezza come condizione sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche e il Parolisi non sembra abbia mostrato alcun segno di resipiscenza, anzi”.

“Nel tentativo di allontanare i sospetti” Parolisi “ha fornito, con proprie dichiarazioni e interviste televisive, una mole di menzogne che, inconsapevolmente, hanno costituito una sorta di confessione”, ha spiegato ancora Marina Tommolini. “Una mole di menzogne, cosi” come era solito fare nella propria vita quotidiana – scrive la magistrata – che ha offerto alla giudicante una chiave di lettura che ha consentito di ricostruire la dinamica dell”accaduto, il movente e l”effettiva personalita” di un uomo che ha vissuto e vive una propria realta”, che prende spunto dal vero, lo rielabora e, quindi, lo eleva a verita” tanto da essersi gia” assolto dai terribili delitti commessi”.

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