Riservata, timida ma molto legata agli amici a cui piaceva cucinare manicaretti. Confessava “a cento anni la vita mi emoziona ancora”. Aveva cura di sé ma non aveva paura a farsi ritrarre con le rughe. Era anche questo Rita Levi Montalcini, neurologa e senatrice a vita, insignita del Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per aver scoperto e identificato il fattore di accrescimento della fibra nervosa, e nello stesso anno, la
prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
“Di lei ne hanno parlato tutti i media ma non è stata rappresentata nella sua completezza, è stata piuttosto dipinta come la grande scienziata che ci guarda dall’alto”, dice Marcella Filippa, storica, saggista, traduttrice, giornalista pubblicista, vincitrice di premi letterari, responsabile di collane editoriali sulla storia delle donne e sul pensiero femminile europeo, autrice di diversi libri tra cui quello appena pubblicato sulla scienziata per la collana Italiane (Maria Pacini Fazzi Editore) che si propone di “umanizzare donne importanti, viste come algide, asessuate, eteree, di ricordarle invece nella loro interezza”. Un particolare non secondario: la casa editrice, assieme al contratto fa firmare agli autori-autrici un decalogo che li impegna ad usare un
linguaggio che non alimenti stereotipi e luoghi comuni e ad attenersi alle regole dell’Accademia della Crusca sull’uso del linguaggio.
Nata a Torino da una famiglia ebrea profondamente laica, Rita Levi Montalcini si era laureata nel 1936 in medicina, ma nel 1938 viene esonerata dall’incarico di assistente di anatomia e neurologia dell’Ateneo torinese. Lascia l’Italia per il Belgio e rientrerà nascondendosi sotto falso nome a Firenze, poi a Torino, dove esercita con molto coraggio la professione di medico curando i più poveri, i feriti, collaborando con la Croce Rossa. Continuerà ad indagare la struttura e le funzioni del sistema nervoso studiando degli embrioni di pollo in laboratori di fortuna allestiti nella propria camera da letto. Alla scienza, alla ricerca dedicherà la sua vita, scartando – senza rimpianti, ha confessato – la possibilità di una vita famigliare, “non compatibile” con l’attività di scienziata. Una scelta condivisa con l’amatissima sorella, artista, con cui vivrà insieme a
Roma fino alla sua morte, il 30 dicembre 2012.
Marcella Filippa ha avuto modo di conoscere Rita Levi Montalcini in un viaggio in Israele nel 1983, partecipando insieme al congresso mondiale degli ebrei, ai lavori della Knesset, il Parlamento israeliano. “L’ho trovata molto gentile e disponibile nei miei confronti, io allora giovane ragazza”. La sua attenzione alle giovani donne lo ha dimostrato in molti modi, impegnandosi per il loro riconoscimento e crescita nel
mondo della ricerca e della cultura, fino alla creazione di una fondazione rivolta a sostenere giovani studentesse africane.
Per chi è a Roma, c’è l’occasione di saperne di più. A Roma, il 6 marzo alle ore 17, saranno presentati gli ultimi due volumi della collana “Italiane”: Rita Levi Montalcini di Marcella Filippa (collana “Italiane”/9) e Miriam Mafai di Lidia Luberto (collana “Italiane”/11). I due volumi sono pubblicati da Maria Pacini Fazzi Editore.
L’appuntamento è all’Istituto della Enciclopedia Italiana (piazza della Enciclopedia Italiana, 4).
Introduce: Massimo Bray, direttore generale Istituto della Enciclopedia Treccani
Coordina: Nadia Verdile, direttrice della Collana “Italiane”
Interventi di Marcella Filippa e Lidia Luberto
Dove: Piazza della Enciclopedia Italiana, 4 – Roma.