ATF
Chiaro, documentato, stimolante. La comunicazione di genere di Saveria Capecchi – sottotitolo Prospettive teoriche e buone pratiche, Carocci ed, 2018 – parla anche di noi e di come lentamente un’informazione attenta al genere avanzi, sia pure a balzelloni e non sempre col contributo di tutte le colleghe come magari la crescente presenza femminile nelle redazioni (ma non in direzione) e sulle pagine (ma non sulla prima…) aveva illuso accadesse. Eppure, prima d’ogni altra considerazione, dare rilievo e spazio alla voce delle donne, raccontarle con rispetto e senza stereotipi dovrebbe essere, per un o una giornalista, “una questione di pluralismo informativo”.
Guardare dunque la realtà per intero, nella sua ricchezza e complessità, senza esclusioni, senza pregiudizi, dribblando i luoghi comuni. E poi saperla raccontare con la stessa apertura di visuale. Ci vorrebbe una guida … e ora l’abbiamo.
Consigliato vivamente a tutti i giornalisti e all’intera galassia dei comunicatori, il volume di Capecchi – sociologa, docente all’università di Bologna e coordinatrice del corso di laurea magistrale in comunicazione pubblica e d’impresa – illustra i passaggi storici della riflessione su sesso e genere, dà conto dei femminismi, quindi si concentra sulla fondamentale importanza del linguaggio per illustrare infine la modificazione ancora in corso nel tessuto sociale. Chiaro e utile, poiché se è ben vero quanto nel ‘49 scriveva Simone de Beauvoir nel Secondo sesso – citata in epigrafe: “L’uomo, anche se nutre la maggior simpatia possibile per la donna, non può rendersi veramente conto della sua situazione concreta” – , è altrettanto vero che, Saveria Capecchi dixit, “gli uomini possono almeno provarci, a vantaggio di tutte e di tutti, della società intera”.
Martedì 25 settembre, ore 18, La comunicazione di genere sarà presentato a Bologna alla Biblioteca delle donne di via del Piombo 5/7