“Un giornalista o una giornalista (il pezzo non è firmato) descrive una tentata aggressione a sfondo sessuale, cioè un tentato stupro ai danni di una badante rumena, come un evento goliardico in quanto il colpevole è un uomo anziano di 89 anni. Ridimensionando così il reato, la reazione della vittima, derubricando di fatto l’evento a semplice “scherzetto del nonno”.
Inoltre, non c’è nessuna mediazione ai commenti sulla pagina facebook, dove la vittima viene indicata come approfittatrice che ci ha ripensato o che ci vuole lucrare e via discorrendo, ed invece il colpevole viene elogiato per il tentativo.
Neanche il disagio segnalato per l’articolo da diverse donne con commenti al post ha indotto la testata a delle scuse o a riscrivere il pezzo… visto che sta riscuotendo molto traffico, conviene ovviamente lasciarlo lì, anzi inserirlo come primo e fisso nella suddetta pagina Facebook (al 23/07/2020).
Riteniamo che questo articolo violi diversi punti del Manifesto di Venezia del 2017 e di deontologia professionale, là dove la vittima non viene tutelata dalla ricostruzione dei fatti, ma come spesso accade, è il punto di vista del colpevole quello da cui si parte, di fatto sminuendo la vittima”.