Basterà un timbro a convincere gli irriducibili del maschile a tutti i costi? Quelli del ministro, prefetto, rettore, avvocato, architetto …anche quando chi riveste la carica o ha diritto al titolo è al nono mese di gravidanza.
Bombardati dalla trasgressione un tanto al chilo – democraticamente garantita da giornali, pubblicità, cinema e televisione – e finalmente liberati dall’oppressione retriva del congiuntivo, gli italiani, in fatto di cariche e di professioni, restano conservatori.
Ministra, prefetta, avvocata, architetta (ma non cuoca, operaia, impiegata o cassiera) rappresentano, ancora per molti, una goffaggine, uno strafalcione, quando non una vera e propria provocazione.
Eppure l’Accademia della Crusca ribadisce da tempo l’opportunità di usare il genere grammaticale femminile per indicare ruoli istituzionali e professioni cui, ormai da decenni, accedono anche le donne. E con la Crusca, la stessa Gi.U.Li.A giornaliste ha mille volte spiegato e dimostrato, con seminari, articoli e pubblicazioni, che “il femminile esiste, basta usarlo” (“Donne, grammatica e media – suggerimenti per l’uso dell’italiano”).
Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Cagliari e Sud Sardegna (composto da 11 professionisti, di cui 5 donne) ha voluto adeguarsi, approvando all’unanimità il timbro professionale con la dicitura al femminile di “Architetta”.
Ad annunciarlo, in occasione di un seminario online del Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, la Presidente dell’Ordine della Città metropolitana di Cagliari e della Provincia del Sud Sardegna, Teresa De Montis, con una relazione a due voci dal titolo “Una rappresentazione corretta”, tenuta insieme a Susi Ronchi, Presidente del Corecom Sardegna e già coordinatrice regionale di Gi.U.Li.A giornaliste –Sardegna.
«Non c’è alcun obbligo, ma la possibilità di farlo. È un’opportunità in più che si offre a chi lo desidera» spiega la Presidente De Montis: «Abbiamo ricevuto una richiesta formale e motivata da parte della nostra iscritta Silvia Mocci. Ci è sembrato naturale accoglierla».
D’altra parte, commenta la Presidente del Corecom Sardegna, Susi Ronchi, «notaia, sindaca, architetta, ministra, avvocata, sono parole né belle né brutte, sono parole come tutte le altre e vanno usate perché ci aiutano nella conoscenza della realtà e della società… l’informazione ha il dovere e il diritto di rispecchiare la società nella sua evoluzione, nei suoi cambiamenti, nelle sue rivoluzioni, deve saper trasmettere un’immagine di donna attuale, moderna , professionale come è nella realtà”.
E’ solo un timbro, ma ha tutta la potenza di un simbolo.