‘Le universitarie tunisine – docenti e studentesse – hanno deciso che usciranno dall”aula quando entrerà una donna con il niqab, il velo integrale. Il Forum universitario riunito nelle varie facoltà di Tunisi, dove si sono verificate le prime aggressioni degli islamisti contro le donne non velate, chiedono aiuto ai sindacati, ma intanto prendono le loro misure. Si ritorna all”auto-organizzazione della rivoluzione. Del resto la rivoluzione è tutt”altro che compiuta, anzi la controrivoluzione è in azione.
Ai tempi di Ben Ali le università erano controllate da agenti che circolavano ovunque, ma questo controllo era stato abolito da un governo del dopo Ben Ali quando ministro dell”istruzione era Ahmed Brahimi, leader di Ettajdid (la nuova versione dell”ex-partito comunista tunisino). Era stata una decisione per garantire libertà agli studenti. Ma adesso davanti alla Cité des sciences sono appostati gruppi di salafiti – barbuti con kamis e aria trucida – che insultano le donne che passano “Dégage, dégage”. Usano lo stesso slogan (“Vattene”) usato nella rivoluzione contro Ben Ali, alla quale loro non hanno partecipato.
Le donne sono preoccupate: non si fidano dei discorsi rassicuranti dei leader islamisti di En-nahda che hanno vinto le elezioni. Anche se con i loro 91 seggi su 217 della Costituente dovranno fare delle alleanze con partiti più meno laici, sono gli unici in campo. Ma non tutti i partiti laici sono così attenti alle rivendicazioni della donne. En-nahda sostiene che manterrà il Codice della famiglia, il più progressista del mondo arabo-musulmano, ma non sono certi disponibili ad apportare quei miglioramenti richiesti. Le donne tunisine chiedono la parità, anche sull”eredità.
Ma su questo gli islamisti sono inflessibili: che l”eredità della donna debba essere la metà di quella dell”erede maschio è scritto sul Corano. Quindi nulla da fare. Non solo: gli islamisti hanno già detto che aboliranno l”adozione sostituendola con una sorte di affido. L”adozione è molto diffusa in Tunisia e pone rimedio ai casi di infertilità. Inoltre, non essendo previsti rapporti sessuali prima del matrimonio, gli islamisti ipocritamente non riconoscono le ragazze madri e vogliono impedire che le madri diano il loro nome a quei “bastardi”, definizione letterale del leader di En-nahda, lo sceicco Rachid Ghannouchi.
Il “doppio linguaggio” degli islamisti sempre denunciato dai democratici comincia ad emergere, anche se senza grande enfasi, prima devono fare l”accordo di governo. E poi molti ritengono che nel primo anno, prima delle elezioni politiche che si terranno quando sarà varata la costituzione, manterranno un profilo basso per non spaventare i tunisini: la reislamizzazione si fa a piccoli passi. Almeno nei primi tempi.
Per ora gli islamisti devono incassare lo sdoganamento ottenuto dalle istituzioni tunisine e dalle forze democratiche e laiche, donne e femministe comprese. “E” il gioco democratico”, sostengono. Anche se alla vigilia delle elezioni Ghannouchi aveva detto che prevedeva brogli nelle elezioni e se così fosse successo loro, gli islamisti, sarebbero scesi in piazza. Una minaccia che non ha avuto seguito perchè sono stati proprio loro a controllare tutti i seggi e a fare campagna elettorale fin dentro i seggi, compresi quelli all”estero dove offrivano euro in cambio del voto. Anzi, il Partito democratico progressista tunisino ha presentato un ricorso perché un seggio in Italia era presieduto da un militante di En-nahda.
Come sempre le prime vittime degli islamisti sono le donne. Nonostante una legge elettorale paritaria (liste con 50 per cento uomini e 50 per cento donne, con candidatura alternata) solo una coalizione, il Polo democratico modernista, ha rispettato la parità anche per i capilista, mentre En-nahda aveva una sola donna in testa di lista. E vista la vittoria di En-nahda, le donne elette nella costituente sono solo 49 e 42 di En-nahda. Per capire il loro orientamento abbiamo cercato di intervistarle ma il partito permette di intervistare solo Souad Abdelrahim, l”unica senza velo, la più mediatizzabile e anche in grado di trasmettere una immagine rassicurante (capelli lunghi rossi al vento, tacchi a spillo, etc.), anche se dice di essere indipendente e non iscritta a En-nahda. Tuttavia sostiene, ovviamente, il programma della lista a partire dall”abolizione dell”adozione fino al disprezzo per le ragazze madri.
Salma Beccar, nota regista tunisina eletta nelle liste del Polo democratico modernista, sostiene di non temere En-nahda ma occorre vigilanza e capacità di resistenza. Anche se non si può ancora dire che la rivoluzione dalla primavera sia passata all”inverno, quel che è certo è che si è passati dalla rivoluzione alla resistenza. ‘