Tette al vento tra la neve: protesta ad uso televisivo... | Giulia
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Tette al vento tra la neve: protesta ad uso televisivo...

Care ragazze di Femen, venite a far parte della grande massa di donne che lottano per i propri diritti, senza l’ossessione della comunicazione maschilista. [Ketty Carraffa]

Tette al vento tra la neve: protesta ad uso televisivo...
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1 Febbraio 2012 - 12.13


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Protestare è un diritto, innegabile, fa parte dell’ordine democratico. Qualche volta, però, le false dimostrazioni pubbliche, inneggianti a proteste sommarie e poco accompagnate dalle parole, fanno solo danno a chi, veramente, porta tesi concrete e, soprattutto, è coinvolto e rappresenta altre persone, sulla via dell’iniziativa sociale e politica, per la ricerca, la lotta e la conquista di diritti negati.

Questa riflessione mi è scaturita domenica scorsa, (tappata in casa per l’influenza e questa nota è importante, capirete subito il perché), dalle immagini trasmesse in diretta da Davos (Svizzera), durante il World Economic Forum, quando, al cospetto di 30 centimetri di neve sul terreno e 0° centigradi di temperatura esterna, quattro, (dico quattro) belle ragazze ucraine in topless appartenenti al gruppo femminista Femen, (femminista lo dicono loro e a sproposito), urlanti frasi incomprensibili e in preda ad attacchi isterici, protestavano contro la povertà del mondo. E per i diritti delle donne (sic)…

Non è la prima volta che queste ragazze utilizzano il mezzo alquanto antico e squallido della bella mostra di sé per protestare, (le abbiamo viste arrivare sempre poco vestite, denudarsi e urlare di fronte a decine di “fotografi e operatori televisivi a chiamata”, anche davanti la basilica di S.Pietro), farsi riprendere dai media a caccia di notizie di colore e pruriginose, terminare la performance sempre con la lotta a tette al vento e con presa finale, da parte di agenti della Polizia locale, alquanto imbarazzati.

Le giovani dimostratrici del nulla, forse non conoscono la profondità e il senso del gesto di una vera protesta, perché allo spettatore televisivo medio e maschio, regalano gustose risatine maliziose e la visione di un bel corpo di donna, cacciato dall’autorità competente, (che ha sempre la meglio) e, d’altro canto, fanno malissimo a tutte le donne, (in primis anche a loro) che, come la sottoscritta, nella realtà quotidiana del suo lavoro, nel caso specifico di sindacalista, ci mette la sua faccia, la professionalità, la competenza ed esprime le sue ragioni, con la PAROLA e non con l’esibizione del corpo nudo. Che senso ha poi, spogliarsi e urlare semplicemente: “Per i diritti delle donne”? …

Ho scritto questo dopo una riflessione, durante una “pausa non voluta”, forzata a casa dal raffreddore e costretta a fare zapping per molte ore, (evento molto raro, appunto, per la particolarità del mio lavoro sempre in movimento), facendo anche un’altra considerazione dovuta alla cronaca completa della giornata: sempre queste quattro belle ragazze, sono andate a protestare nello stesso modo, anche domenica sera, (naturalmente sempre togliendosi la camicetta con conseguente seno al vento e urla incomprensibili), nello show di Chiambretti su Italia 1, presso, quindi, un altro esempio di squallida stagione televisiva, trita e ritrita, con al centro il tema pruriginoso e la svalutazione della donna, con la soporifera e vecchia immagine sexy e, secondo il conduttore, ancora trasgressiva e accattivante…

Il punto culmine, dell”intervento delle tre ragazze protestanti del nulla, è stato l”altrettanto finto sbalordimento del Chiambretti e dello studio televisivo. Alè, il gioco è fatto: blob assicurato e servizi al telegiornale, per una promozione di una tipologia di trasmissione, appena cominciata, che a quanto pare… non tira più come prima e che ha sempre bisogno di novità di bassa lega.

Il tutto lascia l’amaro in bocca a chi, ogni giorno, ha a che fare con i problemi reali, legati al lavoro e con chi, la povertà, la sta provando davvero, pensando ai propri “diritti” calpestati o inesistenti, sui quali non riesce proprio a scherzare… Eh, si, i diritti, belle, sono una cosa seria.

Auguro a queste belle ragazze di: trovare altre forme e modalità di protesta, (in special modo quando si parla di donne e della nostra credibilità), di farsi una bella riflessione, di capire che non c’è bisogno di mettere le tette di fuori per farsi ascoltare o notare e di andarsi a vedere, magari sul web (durante una pausa da influenza per il tanto freddo preso a Davos), le grandi manifestazioni di lotta ai diritti, che hanno portato in piazza centinaia di migliaia di donne e uomini italiani nel 2011, che hanno riempito le piazze, di colori, di immagini e di idee, con la sola forza delle parole e della condivisione.

Care ragazze di Femen, venite a far parte di questa grande massa di donne consapevoli che, con grande passione, lottano per i propri diritti, senza l’ossessione della comunicazione maschilista e che, alcune volte non ottengono moltissimo con le loro lotte, ma altre volte hanno molte soddisfazioni per il loro lavoro … e che, se sono a casa per un’influenza, lo devono all’impegno per l’ampia attività svolta, anche … senza mettere le tette di fuori…

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