L’evento, organizzato dalla associazione Fèminas de Sardigna (Donne di Sardegna), ha visto tra i partecipanti esponenti della politica regionale, provinciale e nazionale, giornaliste della stampa e della rete televisiva ed una esponente del consiglio comunale di Madrid, consulente Pari Opportunità e Cooperazione allo sviluppo, Violeta Martin Pedregal.
Ecco la libera traduzione del suo intervento:
Rossella Urru, Ainhoa Fernandez de Rincan e Enric Gonyalons. Tre professionisti che facevano il proprio lavoro in un luogo difficile, sia geopolitico che sociale.
Facevano il lavoro di cooperante internazionale, che necessita di professionalità e responsabilità in un contesto di vulnerabilità degli abitanti.
Il settore della cooperazione attualmente e’ altamente professionale e richiede una preparazione universitaria. In passato non e’ sempre stato così. Prima i volontari, ritenendosi cooperanti, sostituivano alla preparazione volontà e sacrificio, cadendo nell’equivoco di sentirsi in diritto di decidere per gli altri “aprendo loro gli occhi” o addirittura convertendoli.
Cooperazione e’ un insieme complesso di attività a carattere internazionale orientato allo scambio di esperienze e di risorse per raggiungere obbiettivi condivisi fondati su principi di solidarietà, equità e reciproco interesse.
La cooperazione internazionale non può prescindere dalle educazione allo sviluppo e dai principi su cui si basa la cooperazione.
L’educazione allo sviluppo e’ uno strumento imprescindibile per raggiungere un cambiamento in campo sociale e per la costruzione di un mondo più giusto diretto a creare cittadini responsabili coscienti e determinati alla lotta contro la povertà nell’intero pianeta.
Il cooperante svolge un ruolo fondamentale nella catena della cooperazione internazionale ma non è l’unico anello: ci sono le organizzazioni presso le quali i cooperanti lavorano, ci sono i loro corrispondenti presso i paesi beneficiari, ci sono gli Stati e le organizzazioni internazionali . Questi ultimi due svolgono il ruolo fondamentale di garantire una cooperazione di qualità e di finanziare in gran parte gli interventi per la cooperazione allo sviluppo.
In questo contesto ci sono paesi più solidali di altri, tuttavia l’Unione Europea e negli stati che la compongono stanno onorando gli impegni presi precedentemente al riguardo.
L’unione Europea aveva preso l’impegno di destinare entro il 2010 lo 0, 56% del propri pil ma si e’ fermata allo 0,43% cioe’ 15mila milioni di euro in meno di quanto aveva previsto.
Nonostante il 64% di europei ritenga che si debba aumentare tale sostegno indipendentemente dalla situazione economica attuale. Inoltre secondo gli ultimi dati forniti dalla Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo, in Europa alcuni stati si trovano ben lontani dal destinare lo 0,7% del proprio pil per eradicare la povertà nel mondo entro il 2015 come previsto dagli obbiettivi del millenium stabiliti dall’ONU.
Solo 4 paesi superavano questo obbiettivo: gli ultimi posti sono occupati dalla Grecia che destina lo 0,17% ed ultimissima l’Italia con lo 0,15%.
Ricordiamo gli obbiettivi:
Sradicare l’estrema povertà e la fame
Garantire l’istruzione primaria a livello universale
Promuovere le pari opportunità
Ridurre la mortalità infantile
Migliorare l’assistenza sanitaria alle donne in gravidanza
Combattere l’AIDS, la malaria e la tubercolosi
Favorire lo sviluppo sostenibile
Creare una associazione globale per lo sviluppo
Tuttavia quando si parla di cooperazione allo sviluppo non sono importanti solo i numeri e dunque la quantità dell’aiuto, ma anche la qualità
.
Gli stati hanno la responsabilità di garantire la sicurezza e la protezione del personale delle organizzazioni non governative.
Non si tratta solo di intervenire quando si presenta un problema come il sequestro di una persona, occorre prevenire esigendo dai governanti un quadro politico armonico rivolto alla sicurezza e la tutela sociale del cooperante.