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Non sappiamo se appellarci al buon gusto o al rispetto delle donne per non restare indignate, se non allibite dinanzi alla pubblicità che campeggia in città da alcune settimane e che ritrae il nudo sedere di una donna in “ vendita” per soli 19.90 euro, il prezzo di uno strumento elettronico o qualcosa di simile.
Siamo consapevoli che buon gusto e rispetto delle donne siano parole prive di significato in questa buia misoginia che imperversa nelle forme più svariate nel nostro paese. Anche la creatività del pubblicitario che ha inventato lo spot è ad uno stadio troppo da cafone di osteria per poter chiedergli ragione del suo prodotto.
Ma in una democrazia che si avvantaggia dello strumento della censura, sia essa legalmente imposta, oppure subdola e ammantata di bieco paternalismo, è questo il momento di correre ai ripari e di adottare la censura per una “giusta causa”. Proprio così. Non avendo altri mezzi per frenare lo scempio materiale e simbolico agito continuamente e con ogni mezzo nei confronti delle donne, la cui punta dell’icesberg è il femminicidio, non ci resta che fare appello a quello strumento. Si usi la censura per un buon fine!!! Facciamo appello quindi alle istituzioni perché si facciano censori di questo tipo di pubblicità volgare, scandalosa e insopportabile. Sono anche queste le azioni che fanno onore a istituzioni illuminate.
A questo proposito portiamo a modello, tra le altre città italiane che si sono poste a garanzia di una pubblicità non sessista, Rimini, città in cui Comune, Provincia, agenzie pubblicitarie e media hanno sottoscritto un protocollo per evitare l”uso di immagini-stereotipo e sessiste. Protocollo promosso dall’Assessore alle Politiche sociali, Giulia Foschi, che, in una intervista, si augura di creare un piccolo precedente nazionale, considerato anche il fatto che l’iniziativa recepisce le indicazioni della normativa europea in materia
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