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DI.RE: Decreto violenza, lontani da Convenzione di Istanbul

'Il comunicato dell''associazione Donne in rete contro la violenza, sul dl contro il femminicidio.'

DI.RE: Decreto violenza, lontani da Convenzione di Istanbul

Redazione Modifica articolo

27 Agosto 2013 - 22.53


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Benché il capo 1 del decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013 contenga alcune utili disposizioni e modifiche al codice penale e di procedura penale, che per anni abbiamo chiesto anche a livello internazionale, lo riteniamo insoddisfacente e ne respingiamo i presupposti.

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Le misure previste sono inadeguate a contrastare la violenza maschile contro le donne e sono ben lontane dal dare attuazione alla Convenzione di Istanbul.

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Ancora una volta la violenza maschile contro le donne viene considerata un problema preminentemente di ordine pubblico e non culturale e sociale qual è;

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Ancora una volta la violenza contro le donne viene affrontata in modo frammentario e settoriale distinguendo gli interventi sulle varie forme di violenza contro le donne (femminicidio, violenza sessuale, violenza di genere, stalking) e dimenticando che si tratta di un unico fenomeno e tanti sono i disegni di legge in attesa di essere discussi;

Ancora una volta si producono nuove leggi, quando il problema italiano non è la carenza di strumenti giuridici ma la loro applicazione, assolutamente insufficiente e disomogenea sul territorio nazionale;

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Ancora una volta si propongono interventi non strutturali, senza prevederne una adeguata copertura finanziaria, a cominciare dal “Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere” – previsto nel capo 1 del decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013 – che si vorrebbe realizzare “a costo zero”;

Ancora una volta la donna vittima di violenza viene considerata un “oggetto” debole e da tutelare, limitandone la libertà e la volontà. L’irrevocabilità della querela, introdotta verosimilmente con l’intento di proteggere la donna da eventuali pressioni, minacce o ritorsioni è una responsabilità che lo Stato non è in grado di assumersi non esistendo attualmente un serio programma di protezione della vittima che ne tuteli l’incolumità, dalla denuncia in poi, né un serio programma di interventi di prevenzione e contrasto alla violenza. Si rende irrevocabile la querela, ignorando che tante donne sono state uccise dopo che avevano ripetutamente e inutilmente denunciato e che in Italia come all’estero, a fronte di un aumento delle denunce, aumentano le archiviazioni, così come si riducono i processi che si concludono con una condanna del maltrattante.

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Ancora una volta le associazioni che da anni lottano contro il fenomeno della violenza maschile contro le donne e che rappresentano per queste una risorsa indispensabile, non sono state coinvolte nella discussione ed elaborazione del decreto sul femminicidio.

Ricordiamo che la violenza maschile contro le donne non è un’emergenza, ma un problema che non può più essere rimandato.

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Chiediamo che questo governo affronti in modo organico e strutturale il tema, nominando un soggetto istituzionale che coordini gli interventi sulla violenza. L’attuale Piano nazionale – già da D.i.Re criticato perché totalmente inadeguato rispetto agli standard europei, in quanto inefficace nel raggiungere gli obiettivi previsti e insufficientemente finanziato – è in scadenza (novembre 2013).

Riteniamo il suo rinnovo una opportunità da non perdere: il prossimo Piano dovrà essere necessariamente intercompartimentale e interdisciplinare, con una attenzione specifica a misure concrete di sostegno ai Centri Antiviolenza, senza i quali qualsiasi intervento rappresenterebbe una mera, frammentaria e demagogica enunciazione di principi.
Ci aspettiamo inoltre misure che assicurino un adeguamento di tutti i servizi per donne vittime di violenza ai criteri di qualità richiesti già nel 1999 dal Consiglio d’Europa.

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Il NUOVO Piano nazionale dovrà prevedere il confronto tra tutti gli attori necessari
chiediamo che D.i.Re, donne in rete contro la violenza, l’Associazione nazionale che rappresenta i Centri antiviolenza su tutto il territorio italiano, sia considerata una stabile, qualificata e autorevole interlocutrice proprio per il lungo percorso di oltre 20 anni di lavoro di tutte le associazioni aderenti a fianco delle donne che hanno subito violenza.

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