‘Roma, 14 dic – La manovra ”lacrime e sangue” premia le famiglie numerose con casa di proprietà. Tra le ultime limature introdotte dalle commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio, spunta lo sconto sull’Imu di 50 euro a figlio. Una misura che, in alcuni casi, è in grado di azzerare completamente il contributo per l’imposta municipale unica sulla prima casa. Certo, molto dipenderà dalle aliquote che i sindaci decideranno di applicare e dalle rivalutazioni degli estimi catastali che la stessa manovra ha elevato del 60 per cento, ma quello che balza subito agli occhi è che la ricerca di maggiore equità ha portato a sostenere chi in questi anni ha messo su famiglia (numerosa) e si è potuto permettere l’acquisto di una casa.
Bene, ma come la mettiamo con chi vive nelle grandi città dove negli ultimi anni i prezzi delle case hanno toccato cifre folli? Che associati alla stretta al credito hanno portato molte giovani famiglie a “preferire” l’affitto a vita? Come la mettiamo con le tante donne che, prese a lottare con precariato e disoccupazione, o semplicemente per scelta personale, non hanno considerato l’ipotesi di una prole numerosa? Non servono statistiche (che pure ci sono) per spiegarci che l’Italia di oggi non è fatta di famiglie con molti pargoli e di case di proprietà, almeno non l’Italia dei giovani e delle donne.
Il rischio dell’impennata dei canoni di affitto, almeno nei capoluoghi di provincia, è reale. Qui i proprietari di immobili locati si troveranno a pagare la nuova tassa senza sconti. Con il risultato che l’Imu si mangerà in media un terzo del risparmio sulle tasse generato dalla cedolare secca sugli affitti (aliquota del 20% sganciata dall’Irpef introdotta lo scorso anno). Per i proprietari con redditi superiori ai 55mila euro all’anno la perdita sarà limitata, ma per quelli a basso reddito e nelle città in cui i canoni sono più vicini alle rendite catastali l’erosione del vantaggio fiscale potrà arrivare anche oltre il 70% (la valutazione è stata pubblicata su Casa24 Plus dell’8 dicembre scorso). Ci vuole poco a capire che l’aggravio molto probabilmente verrà rigirato sulle inquiline e sugli inquilini.
Alle donne la manovra Monti regala un canale preferenziale per l’occupazione. Dal prossimo anno per le lavoratrici e per i lavoratori di età inferiore ai 35 anni, assunti, anche prima del 2012, a tempo indeterminato, la deduzione dell’Irap passa da 4.600 a 10.600 euro e da 9.200 a 15.200 euro per il Sud e le aree svantaggiate. Nessuno ci dice quanti imprenditori, in questa crisi che morde, saranno attirati da un risparmio di 6.000 euro all’anno e decideranno di assumere una donna o un giovane di buone speranze. Mentre è molto evidente quanto la manovra per ora abbia penalizzato le donne che hanno incassato l’innalzamento dell’età pensionabile, ma non hanno trovato neppure un accenno di sostegno al welfare familiare, ancora quasi esclusivamente sulle loro spalle. La manovra non contiene neanche un’indicazione all’adeguamento del numero e della qualità degli asili nido agli standard nord europei, mentre l’onda “liberalizzatrice” è stata notevolmente ridotta: meno farmaci nei supermercati e taxi ancora molto cari.
‘