'Il rock è femmina! Il racconto di quarant''anni ruggenti' | Giulia
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'Il rock è femmina! Il racconto di quarant''anni ruggenti'

'Le band femminili in Italia sono poco pubblicizzate. Jessica Dainese in "Le ragazze del rock" racconta la loro storia. L''abbiamo intervistata per GiULiA.[Rosa Leanza]'

'Il rock è femmina! Il racconto di quarant''anni ruggenti'
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14 Marzo 2012 - 12.05


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Jessica Dainese con il suo libro “Le ragazze del rock” (“40 anni di rock femminile italiano”, edizioni Sonic Press) ci restituisce la scena musicale ricca di innumerevoli gruppi che altrimenti sarebbero stati consegnati all’oblio.


Quando hai pensato di scrivere un libro sul rock al femminile?

Avevo già da molti anni la voglia di scrivere un libro sul rock femminile italiano però nessuno mi aveva mai dato l’opportunità di pubblicarlo e quindi sono stata molto contenta quando Oderso Rubini, che è un produttore molto conosciuto, me lo ha proposto nell’estate del 2010. Non c’era un libro che parlasse del rock femminile italiano e quindi c’era l’esigenza di documentare soprattutto le scene dell’epoca pre-internet. Per quelli più recenti è molto facile trovare informazioni sul web però dei gruppi degli anni Settanta Ottanta invece no. Ho iniziato a raccogliere il materiale e ad intervistare i gruppi a novembre del 2010 ed il libro era finito nell’estate del 2011. Lo abbiamo presentato in anteprima a Faenza, al Supersound, il Festival dedicato alla musica emergente. Ho impiegato un annetto, per fortuna ero disoccupata, avevo tempo da dedicare all’opera.

Il testo è ricchissimo di foto e graficamente accattivante, è stato difficile trovare il materiale?

I gruppi sono stati tutti molto partecipi, contenti di raccontare la loro storia. Ci sono stati solo un paio di gruppi che non hanno voluto partecipare al progetto, per il resto sono state tutte contentissime ed hanno mandato un sacco di materiale. Il libro inizia con una premessa sul beat degli anni Sessanta, abbastanza breve. Sono partita con le Clito a metà, fine anni Settanta. Per fortuna Luisa Sax delle Clito ed Elena del gruppo Antigenesi avevano raccolto moltissimo materiale e sono arrivate con i pacchi di articoli di giornali e di registrazioni della sala prove.


Con quali gruppi apri la rassegna
?

Io prima di scrivere il libro non conoscevo le Clito, ovvero le conoscevo solo di fama e sono rimasta molto colpita perché sono state coraggiose con la loro proposta: all’epoca, era il 1978, in Italia non c’era nulla del genere. Anche il modo di porsi era originale , toste secondo me. Raccontiamo sempre, durante la presentazione del libro, della loro partecipazione al film La città delle donne di Fellini e di come si sono opposte alla decisione del maestro di aggiungere una coda al loro abbigliamento, mettendo a rischio la partecipazione al film. Rispondere in modo così tosto, ad una leggenda del cinema italiano, non era da poco, ma vinsero loro. Erano punk nello spirito. Il secondo gruppo è quello delle Remote Control, io ho intervistato Annie e Rossella, che già conoscevo su facebook e non sapevo che suonasse, e poi quando ha appreso del libro mi ha detto: anch’io suonavo nella band delle Remote Control che sono seguite alle Clito, due componenti provenivano dal primo gruppo. Beh, Rossella mi piace tantissimo, mi piace molto quello che fa adesso con le sue installazioni e poi è una bella persona, fa delle cose particolari. Mi ha fatto sentire qualcosa della loro musica, erano veramente brave. Peccato che poi non siano usciti dischi. Avevano questa particolarità della cantante americana ed anche la voce era molto bella.

Quanti sono i gruppi presenti nel tuo libro?

Sono citati in moltissimi, gruppi intervistati qualche decina. Il libro si può dividere in due fasi: nella prima scena, che va fino alla fine degli anni ’90, c’erano più gruppi femminili impegnati, nel senso che spesso nascevano come gruppi di donne per contrastare l’egemonia della scena rock e punk, non per caso, e venivano spesso da collettivi femministi. Negli anni ’90 con le Riot Grrrl l’atteggiamento femminista era abbastanza forte, poi invece negli anni successivi moltissimi gruppi che ho intervistato, come le Diva Scarlet, che hanno avuto un certo successo, e il collettivo Rock with Mascara di Carpi, Reggio Emilia, non si sono formate con l’idea di contrastare l’egemonia ma perché erano amiche. E non volevano essere considerate speciali perchè composte da donne. Vogliono essere considerate più come una band di ragazzi, come un gruppo di ragazzi, one of the boy. Ma in questo modo, secondo me, si rischia di più di adeguarsi a dei clichè maschili che non portano a creare qualcosa di nuovo. Negli anni ’90 ci tenevano molto a sottolineare la differenza. C’è un modo diverso di porsi delle donne e degli uomini in tutti campi e se loro si adeguano non creano qualcosa di nuovo. Mentre i gruppi che hanno messo in risalto la propria differenza hanno creato poi qualcosa di diverso.


Quaranta anni di rock sono molti, vuoi farci il nome di alcune band dell”ultima generazione?

Tra gli ultimi gruppi le Agatha mi piacciono moltissimo, e poi le Her, un gruppo di ragazze giovani di Firenze. Molti sono i gruppi ancora in vita. Le Motorama ,per esempio, e le Sara Schuster che hanno suonato con me in diverse presentazioni del libro. A me interessa far sentire come suonano queste band e stiamo preparando una compilation che raccoglie più di 20 band presenti nel libro. Inoltre stiamo allestendo un sito “leragazzedelrock.it” e con Oderso stiamo preparando un portale dedicato ai gruppi nel quale le band potranno inserire le date dei concerti in modo che possano promuovere la propria musica.


In conclusione vuoi dirci se ancora esistono discriminazioni verso le donne nel mondo del rock?

A livello underground le cose stanno in un modo, a livello commerciale è diverso.

Mi è stato detto che a livello commerciale in Italia è molto difficile pubblicizzare una band di donne, una band di donne porta altri problemi. Sono percepite come problematiche perché per esempio alcuni produttori chiedono se hanno intenzione di rimanere incinte nei prossimi anni, perché ovviamente la promozione del disco andrebbe in malora. E dunque ci sono problematiche nel fare accettare i gruppi di donne a livello commerciale, mentre a livello underground le cose stanno diversamente, perché ci sono altre dinamiche. Non è strano nella scena underground vedere donne che vanno in tournee con i figli, non sono un intralcio. Io mi auguro che anche a livello commerciale si debba arrivare ad una accettazione delle donne non solo come intrerpreti ma anche come musiciste.

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