Basta con i seminatori di odio nella rete: è ora di denunciarli. La commissione pari opportunità della Fnsi esprime solidarietà alla collega Antonella Napoli, attivista dei diritti umani ed esponente di Articolo 21, divenuta oggetto di aggressioni sessiste per avere stigmatizzato su Twitter il razzismo del manifesto anti-immigrati di Forza Nuova ripescato dal repertorio fascista della Repubblica di Salò con l’immagine di un uomo di colore che aggredisce una donna bianca. Per un post riflessivo, sull’apprezzamento espresso da tanti, troppi, italiani a un manifesto che istiga all’odio razziale, la collega ha dovuto subire commenti volgari e offese, fino all’augurio di essere stuprata. Purtroppo un cliché che si ripete con sempre maggior frequenza, intollerabili attacchi alle donne ree di sostenere con forza e coraggio punti di vista sgraditi ai seminatori di odio. Siamo con Antonella e condividiamo la sua decisione di denunciare alla polizia postale, sull’esempio di Laura Boldrini, gli autori dei post di cui è stata vittima. Una violenza inaccettabile che va sempre denunciata.
«Il fenomeno delle minacce ai giornalisti e degli insulti razzisti e sessisti alle giornaliste che osano occuparsi dei temi dell’immigrazione e dei fenomeni di intolleranza e di razzismo sta assumendo dimensioni preoccupanti». Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. «Siamo di fronte – proseguono – ad una escalation inarrestabile, che nelle ultime ore ha fatto registrare altri tre casi. Tre colleghe, Antonella Napoli, Tea Sisto e Silvia Dipinto, diventate oggetto sui social di insulti e minacce razziste per aver stigmatizzato un manifesto dal contenuto chiaramente razzista di Forza Nuova o per aver intervistato l’imam di Bari, all’interno della moschea, indossando il velo esattamente come tutte le altre donne, comprese le rappresentanti delle istituzioni cittadine che hanno partecipato alla cerimonia religiosa. La solidarietà delle colleghe non basta. Occorre andare oltre e uscire una volta per tutte da un malinteso. Quello secondo il quale il web e i social sono i luoghi dell’impuntà. Si può essere o no d’accordo sul contenuto di un articolo, il lavoro giornalistico è sicuramente criticabile, ma gli insulti, le minacce, il linguaggio sessista non hanno niente a che vedere con la libertà di manifestare il proprio pensiero, garantita dall’articolo 21 della Costituzione. Tutti gli episodi di intolleranza vanno denunciati nelle sedi competenti. L’auspicio è che siano sanzionati in tempi direttamente proporzionali alla velocità dei mezzi con cui vengono diffusi».