I giovani e le donne, che rappresentano la speranza dell’umanità, non si rassegnano a vedere il proprio futuro e quello delle prossime generazioni messo a rischio dall’avidità e dalla sopraffazione di chi inquina, calpesta la terra e non rispetta i diritti e i principi fondamentali di libertà, giustizia ed eguaglianza. Si sono rimessi in marcia e l’impressione è che continueranno a farlo ancora. E ancora.
Oggi è stata la volta dei ragazzi che sono scesi nelle piazze italiane e di tutto il mondo per chiedere ai governi interventi urgenti per contrastare i cambiamenti climatici. La loro mobilitazione è stata ispirata dalla caparbietà della adolescente svedese Greta Thunberg, non a caso giovane e donna, che da agosto ogni venerdì manifesta per la difesa dell’ambiente davanti al parlamento della capitale del suo paese.
A fine mese, invece, ad alzare la voce contro il sovranismo patriarcale saranno le donne. L’appuntamento è con una tre giorni di informazione e lotta, dal 29 al 31 marzo, ribattezzata “Verona Città Transfemminista” e con un corteo che si terrà sabato 30 marzo. Ad organizzare la mobilitazione veronese è Non Una di Meno che chiama ad opporsi, anche su tutto il territorio nazionale, alle pericolose regressioni propugnate dal congresso mondiale delle famiglie, che proprio in quei giorni si svolgerà nel capoluogo veneto.
Verona, la città del ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e culla della destra misogina e transomofobica italiana, si sta candindando a diventare la capitale europea della reazione antifemminista con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, annunciato e poi revocato ma non rimosso dal sito del congresso, e quello della Regione Veneto. All’incontro, oltre al vicepremier Matteo Salvini e a Fontana, ci saranno il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, il senatore della Lega Simone Pillon, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco di Verona Federico Sboarina, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, quello del Family Day Massimo Gandolfini e diversi esponenti politici di paesi in cui l’omosessualità è reato o viene perseguita, l’aborto è illegale o vengono sistematicamente presentati progetti di legge per renderlo tale.