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Doppia discriminazione, come donna e migrante

La sintesi di quanto emerso dal corso di formazione per giornalisti svoltosi a Torino su Carta di Roma, immigrate e nuove linee guida

Doppia discriminazione, come donna e migrante
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6 Aprile 2019 - 08.18


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Questo molto in sintesi quanto emerso dal corso di formazione per giornalisti svoltosi il 4 Aprile a Torino su “Carta di Roma e le donne immigrate: nuove linee guida”, con gli interventi di Emmanuela Banfo, giornalista, Stefanella Campana, rappresentante Rete GIULIA e CPO Associazione Stampa Subalpina – Sergio Durando, Direttore Ufficio Migrantes di Torino – Daniela Finocchi, giornalista, ideatrice Concorso Lingua Madre – Marcella Rodino, giornalista Ufficio Pastorale Migranti Torino.


Nel 2017 su 258 milioni di migranti nel mondo, metà erano donne.
In Italia le immigrate rappresentano il 54% degli adulti stranieri, vale a dire l’8,6% della popolazione femminile totale. Il 58% di loro proviene da un paese europeo, un terzo ha la cittadinanza di un paese UE. Tra le extra-europee cresce il numero delle nubili, che rappresenta il 65%. Migrano sempre più da sole o per ricongiungimento familiare. Tutte, subiscono una doppia discriminazione come migrante e come donna.

Se poi sono costrette a fuggire dalla propria terra perché in pericolo, la violenza diventa una costante. Sono esposte a gravi rischi, tra cui lo sfruttamento sessuale e la tratta. Non smettono di rimanere incinte anche se in movimento e hanno maggiori possibilità di avere problemi di salute. In Italia negli ultimi anni si è rilevata una presenza maggiore di donne sbarcate sulle nostre coste, la maggioranza di cittadinanza nigeriana, vittime nell’80% dei casi di trafficking. Queste donne scappano dalle violenze nel loro paese, continuano a subirne durante il viaggio verso la Libia, dove una volta arrivate hanno buone possibilità di essere torturate e violentate. Se riescono a raggiungere l’Italia o l’Europa, continuano a essere a forte rischio di tratta.

C’è un altro dato preoccupante che vede protagoniste le giovani donne straniere della fascia di età 15-29 anni: il 44,3% è NEET, vale a dire che non lavora e non studia, percentuale che sale a 52,3% se si guarda al Sud. L’esclusione dal mondo del lavoro e della formazione viaggia in accordo con il modello patriarcale dei ruoli di genere che spesso costringono la donna a ruoli di cura domestica. Ruoli messi in discussione sempre più dalla crisi economica e dalla crescente disoccupazione. Ma la penuria di lavoro porta anche un altro nuovo fenomeno: sono sempre di più gli uomini stranieri a formarsi in ambiti lavorativi tipici del mondo femminile, come quello della cura e assistenza alla persona.

Se la maggioranza delle immigrate si ritrova a lavorare in nero nei lavori di cura, va segnalato anche un dato positivo come la crescita dell’imprenditoria sostenuta da donne immigrate, il 23,1% di tutte le aziende guidate da lavoratori immigrati, e anche l’incremento dell’associazionismo per lo scambio interculturale, lotta alle discriminazioni, consulenza. Ma per quelle donne migranti lavoratrici che hanno meno tempo e possibilità di tessere reti amicali sul territorio esiste il rischio di un forte isolamento sociale e malessere psico-fisico.

Un’iniziativa volta a far conoscere e valorizzare le donne migranti è il Concorso letterario nazionale Lingua Madre ideato da Daniela Finocchi nel 2005 e sostenuto dalla Regione Piemonte e dal Salone Internazionale del Libro di Torino. Offre spazio a tutte quelle narrazioni alternative, sguardi unici su realtà lontane e vicine attraverso gli occhi e la scrittura delle donne migranti che si rivelano “l’anello forte” delle diverse culture: un linguaggio rispettoso delle differenze e della differenza, banditi tutti i pregiudizi e luoghi comuni sulle/sugli immigrate/i e nessuna/o è autorizzata/o a pensare che una donna – per il solo fatto di non essere italiana – non sia istruita. Quest’anno si aprirà al Salone del Libro la XV edizione. Oltre 7000 le donne coinvolte sino ad oggi, che partecipano – scrivendo un racconto o inviando una fotografia – da sole, in coppia o in gruppo, a qualsiasi età, senza limiti o condizioni. Ogni anno in tutta Italia oltre 100 incontri, convegni, laboratori, libri di approfondimento sui temi della migrazione femminile, spettacoli teatrali tratti dai racconti. Immaginari che assumono un’importanza fondamentale per metterci al riparo da distorsioni e pregiudizi. Un pericolo presente nei media sul tema dell’immigrazione a cui viene in soccorso la Carta di Roma e le cui linee guida sono state aggiornate nel 2018. Carta deontologica per un uso corretto del linguaggio, e non solo, a cui sono tenuti i giornalisti e che si trova sul sito dell’Associazione Carta di Roma.

Parlare di donne e immigrazione significa proporre uno sviluppo sostenibile al mondo come indica anche l’Agenda 2030 sottoscritta nel 2015 dai governi di 193 paesi membri dell’ONU, ricordando che per raggiungere questo obiettivo la priorità è la parità di genere e l’empowerment femminile. Vale per tutte le donne, migranti comprese.

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