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Sette ministre (nessuna del Pd) per la legge contro il femminicidio

109 donne uccise finora in questo difficile 2021. Una ogni tre giorni. Persecuzioni impunite. Ed allora ben vengano le nuove norme per tutelare le donne che denunciano. [di Marcella Ciarnelli]

Sette ministre (nessuna del Pd) per la legge contro il femminicidio
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Marcella Ciarnelli Modifica articolo

4 Dicembre 2021 - 13.44


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Sette donne di governo ad illustrare il provvedimento appena licenziato dal Consiglio dei ministri. Il premier Mario Draghi ad ascoltare, seduto in prima fila, i punti fondamentali del disegno di legge “per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica”.

Definizione necessariamente burocratica di un dramma senza fine, in costante crescita, con cui misurarsi è sempre più difficile e al quale trovare soluzioni in certi momenti appare impossibile. E lo sarà almeno fino a quando gli uomini non comprenderanno nel profondo che la loro compagna, moglie ma anche madre e figlia non è un oggetto cui far subire impunemente le più atroci sofferenze, fino alla morte.

O fino a quando lo scherno e il dileggio nei confronti di una donna saranno ancora contrabbandati (e assolti) come goliardica bravata, anche se a compierla è un adulto.

Murale contro il femminicidio a san Lorenzo, Roma. Foto di Ella Baffoni

Una lunga strage senza fine

109 donne uccise finora in questo difficile 2021. Una ogni tre giorni. Persecuzioni impunite. Voglia di libertà e speranze costrette nelle quattro mura di casa, condivise per necessità e mancanza di autonomia economica con un aguzzino. Il ricatto attraverso i figli. Una vita segnata dal dolore, dai lividi, negati per paura inventando ante di armadio non viste e scale su cui inciampare.

Ed allora ben vengano le nuove norme per tutelare le donne che denunciano. Per garantire un futuro ai loro orfani. Un piano strategico a tutto campo che prevede un sostegno anche economico già nella fase delle indagini e il rafforzamento degli interventi cautelari sugli uomini capaci di risolvere le questioni solo maltrattando fino alle estreme conseguenze. Bonetti, Lamorgese, Cartabia, Gelmini, Carfagna, Dadone e Stefani schierate – da notare che purtroppo nessuna era del Pd perché il PD non ha nemmeno una donna ministra – ognuna per le proprie competenze, a cercare di provare che nell’intento del governo Draghi c’è la volontà di dimostrare che la giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre è ogni giorno dell’anno. Non un evento fine a se stesso ma il quotidiano contrasto ad una vera e propria piaga. Quanto mai dolorosa.

Dunque in caso di atteggiamenti violenti tra le mura domestiche si potrà procedere d’ufficio. Non sarà affidato solo alla donna che è innanzitutto vittima, l’anello debole, l’onere dell’avvio dell’azione contro l’aguzzino. L’aiuto economico  potrà essere immediato sul modello di quello già previsto in materia di estorsioni. La prospettiva di un terzo dell’indennizzo totale potrà consentire alla donna di affrontare una condizione economica oggettivamente difficile.

Scarpe rosse contro il femminicidio

Si può ricorrere al fermo

C’è poi da considerare la necessità di proteggere le donne. Le vicende di cronaca ne sono una quasi quotidiana testimonianza. Di fronte a forti indizi di reato che possono costituire un pericolo ci sarà la possibilità di procedere al fermo. E se ci sono gravi elementi che segnalano un rischio forte potrà essere valutata la possibilità di una “vigilanza dinamica”, cioè il luogo dove la vittima vive potrà essere monitorato senza in alcun modo interferire con la sua vita quotidiana e la sua privacy. Per ottenere protezione ci si potrà rivolgere oltre che alle forze dell’ordine anche al giudice civile.

Il disegno di legge in dieci articoli che ora passa  al dibattito parlamentare, va nella direzione del rafforzare ed estendere le misure cautelari. Maggiore attenzione alla sospensione condizionale della pena, rigoroso rispetto dei percorsi di recupero, vasto uso del braccialetto elettronico come strumento di controllo per impedire il mancato rispetto delle indicazioni di distanziamento dalla casa e dai luoghi frequentati dalla donna perseguitata. Non sarà solo la flagranza di reato a consentire un intervento restrittivo, un procedimento che potrà essere avviato anche in assenza della querela da parte della donna maltrattata.
Che spesso non trova la forza di farlo.

Le nuove norme, sulla base della valutazione aggravata del reato, dovrebbero portare anche a variazioni nel codice penale e di procedura penale come è già avvenuto per lo stalking. Finalmente su un tema così drammatico finalmente qualcosa si muove.

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