Tunisia, una legge storica contro la violenza sulle donne | Giulia
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Tunisia, una legge storica contro la violenza sulle donne

In un paese dove il 47% delle ragazze ha subito molestie in famiglia, il Parlamento l'ha votata all'unanimità. Che sia l'inizio di un cambio di mentalità

Tunisia, una legge storica contro la violenza sulle donne
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7 Agosto 2017 - 09.24


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D’ora in poi la violenza sulle donne non sarà più un fatto privato, ma una questione che riguarda lo Stato.
E’ dopo un lungo ed accidentato dibattito che il Parlamento tunisino ha votato all’unanimità, con 146 voti a favore, la legge contro la violenza sulle donne e per la parità di genere. Una legge storica, composta da quarantatre articoli che per la prima volta forniscono alle tunisine gli strumenti necessari per difendersi da ogni tipo di violenza, che sia fisica, psicologica o sessuale, che provenga dai propri mariti, da membri della famiglia o altri.
In caso di aggressione la donna può chiedere al tribunale un ordine restrittivo, o di protezione, senza dover fare denunce pensali. Se viene molestata per strada o in spazi pubblici, il suo aggressore rischia pesanti multe, mentre per gli strupratori sono previste pene molto più severe di prima. E, a proposito di violenza sessuale, è stato modificato un controverso quanto odioso articolo del codice penale che prevedeva che le accuse a carico di uno stupratore di minorenne cadessero se quest’ultimo si sposava con la sua giovane vittima.
“Una disposizione infame nel diritto tunisino – dichiara la direttrice tunisina di Human Rights Watch – che lasciava le giovani vittime di stupro in una situazione di pericolo e di vulnerabilità. Ora si ritorna ad un diritto moderno – conclude – che prende in considerazione il benessere psicologico delle vittime, e non le nozioni, ormai superate, di protezione della famiglia e di onore”.
La Tunisia è considerata pioniera in tema di diritti delle donne nel mondo arabo, eppure sono il 47 per cento ad aver subito violenza in famiglia. Troppe vengono ancora discriminare in ambiti sociali e lavorativi. Le organizzazioni per i diritti umani esultano per la nuova legge, ma sperano ora in una evoluzione delle mentalità.

 

(Alessandra Bortoloni)

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