‘Roma, 22 agosto – E” una campagna elettorale sempre più polarizzata quella per l”elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti. E l”aborto, non a caso, è uno dei temi più caldi: da un lato la posizione intransigente dei repubblicani che intendono rimettere al centro della loro agenda il divieto di abortire. Dall”altro la campagna di Barak Obama, democratico, da sempre a sostegno dell”autodeterminazione delle donne. Argomento ora divenuto incandescente dopo le (allucinanti) dichiarazioni del deputato Missouri Todd Akin, secondo cui una donna che è rimasta incinta non può essere stata stuprata, perché in caso di “stupro vero e proprio” il corpo femminile chiuderebbe istintivamente i circuiti del concepimento. Bel colpo. Ma il punto è che Akin è candidato per un seggio al Senato federale che spera di strappare alla democratica Claire McCaskill. Le donne americane, e non solo, ci pensino: quelle parole sono state giudicate così fuori luogo da mettere in imbarazzo anche il campo dello sfidante Mitt Romney, che si è affrettato a dichiarare che in caso di stupro l”aborto è legittimo. Affrettandosi a precisare: secondo me e il mio candidato vicepresidente Paul Ryan. Ah, ecco. Ovviamente, Obama, benché probabilmente convinto, non si è fatto scappare l”occasione, dichiarando senza possibilità di equivoco: “lo stupro è stupro”.
Ma il fatto è che, purtroppo, i repubblicani sembrano in realtà d”accordo con Akin. “Come parlamentare, Akin ha una storia di voti sull”aborto che non si distingue dalla maggior parte dei suoi colleghi repubblicani alla Camera” scrive oggi il New York Times. “Una delle loro priorità resta la restrizione del diritto all”aborto”, sancito negli Usa dalla storica sentenza della Corte Suprema Roe contro Wade del 1973. Il candidato presidente Mitt Romney, da governatore del Massachusetts, difese il diritto all”aborto in caso di incesto, stupro, o pericolo per la vita della madre (è la posizione ufficiale della Chiesa mormone a cui appartiene). E ora ha ovviamente invocato “un passo indietro” da parte di Akin,che invece rifiuta di rinunciare a candidarsi. Posizione scomoda per Romney. Secondo i sondaggi, la maggioranza delle elettrici e degli elettori repubblicani trova Romney troppo liberal. Il suo candidato vice Ryan – scelto proprio perchè conservatore – si trova di fronte all”esigenza di smentire a parole Akin, almeno sull”uso del termine “legitime rape”, “stupro legittimo” o “stupro vero e proprio” (il che lascia intendere che in molti “stupri presunti la donna sia in realtà d”accordo). Ma in passato è spesso stato sulla stessa linea e fu fra i firmatari di un progetto di legge sull”aborto che parlava di “stupro forzato”.
Akin, dunque ha parlato al momento sbagliato, ma la sostanza delle sue parole piace alle colleghe e ai colleghi parlamentari obbligati a mettere da parte la battaglia sull”aborto negli ultimi due anni, scrive il Times, “dalla crisi fiscale e dal dibattito sul deficit federale”. La battaglia per la restrizione del diritto all”aborto gode del sostegno dei leader repubblicani alla Camera, incluso l”attuale Speaker (presidente) John A. Boehner e il capogruppo del partito, Eric Cantor. Non stupisce, dunque, che ieri i repubblicani, riuniti a Tampa in Florida dove si svolgerà a breve la convention del partito che investità ufficialmente Romney, abbiano approvato un progetto di emendamento costituzionale anti-abortista. L”emendamento, approvato dal comitato responsabile del programma politico che i repubblicani presenteranno alla convention il 27 agosto, metterebbe al bando l”interruzione di gravidanza e non cita alcun tipo di eccezioni esplicite neanche in caso di stupro o incesto. La decisione del panel di 110 membri “non è una sorpresa” – ha commentato puntualmente Lis Smith, portavoce di Obama – “perché il vice di Romney, Paul Ryan, si è già battuto per vietare l”aborto anche nei casi di stupro”
Nella foto qui sopra, a sinistra Mitt Romney; a dx Barak Obama
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