Mirella Pallotti, una "tremenda" giornalista dalle grandi battaglie | Giulia
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Mirella Pallotti, una "tremenda" giornalista dalle grandi battaglie

Nel '95, direttrice di "Anna", lanciò una campagna perché lo stupro da reato contro la morale divenisse reato contro la persona. L'anno dopo arrivò la legge. [Di Valentina Strada]

Mirella Pallotti, una "tremenda" giornalista dalle grandi battaglie
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Valentina Strada Modifica articolo

28 Dicembre 2019 - 23.37


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È morta la collega Mirella Pallotti. Redattrice a Panorama e inviata di Grazia negli anni ’70, nel 1978 divenne direttrice del mensile Rcs Insieme. Negli anni ’80 e ’90 curò il rilancio delle testate rizzoliane Più Bella e Anna.
Molte colleghe che hanno lavorato con lei la ricordano “brava e tremenda”. In effetti, sapendo che le veniva attribuito un brutto carattere, lei amava dire di sé che “aveva carattere”. Soffriva la presenza del sindacato, forte in quegli anni, perché rallentava il suo modo di agire diretto, senza intermediazioni e col Cdr della RCS Periodici i rapporti furono spesso problematici. Le testate da lei dirette, in quegli anni ancora lontani dalla crisi, spesso per diffusione e vendita davano risultati migliori di quelli della concorrenza.
A mia memoria fu la prima direttrice di riviste femminili che denunciò in una clamorosa intervista a Prima Comunicazione e in una successiva audizione (1996) presso il Consiglio dell’Ordine del Giornalisti della Lombardia i danni all’informazione, quindi alla credibilità e all’autorevolezza dei giornalisti, dati dall’ingerenza e dalle forti pressioni della pubblicità e per questo subì un ostracismo che, dopo qualche anno al Gruppo Sfera, la portò a lasciare definitivamente la professione. 
E giusto però anche ricordarla per un’importante iniziativa che lanciò dalle pagine di Anna nel 1995, una raccolta di firme tra le lettrici per chiedere che nella proposta di legge contro la violenza sessuale (che stava subendo un cammino lento e tortuoso in Parlamento) lo stupro fosse considerato un reato contro la persona e non contro la morale. Portò a Montecitorio 220 mila firme a supporto della legge che fu poi promulgata nel 1996. 
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