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Lingua Madre: le donne raccontano le donne

Leggere la realtà attraverso lo sguardo e gli immaginari delle donne migranti: è questa l'idea che da 15 anni guida il progetto. La collaborazione di GiULiA per l'aggiornamento professionale. [di Daniela Finocchi]

Lingua Madre: le donne raccontano le donne
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Daniela Finocchi Modifica articolo

22 Luglio 2020 - 00.38


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“Con il mio racconto La pietra di Sisifo – dice Silvia Favaretto, vincitrice della Sezione Speciale Donne Italiane della XV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre – ho voluto dare voce alle donne latino-americane che spesso sono trattate in maniera insultante e ingiusta. Non tutte loro scrivono, quindi non possono esprimere quello che subiscono, così ho voluto fare mia la loro voce”.

E di questo si tratta nel Concorso Lingua Madre. Scrivere per conoscersi, leggersi e leggere la realtà attraverso lo sguardo e gli immaginari delle donne, per ripensare la contemporaneità e ri-narrarla da un diverso punto di vista: un invito che da quindici anni il progetto rivolge a tutti e tutte tramite le antologie e i volumi di approfondimento pubblicati, ma anche attraverso le tante attività promosse.

Il Concorso, infatti, nasce nel 2005, diretto alle donne straniere, migranti e alle donne italiane che vogliano narrare l’incontro con l’Altra. Lo scopo è quello di creare relazione, confronto, scambio, di dare voce a chi abitualmente non ce l’ha, a chi nell’ambito della migrazione viene discriminata due volte: in quanto migrante e in quanto donna. La voce di queste donne viene poi amplificata non solo con la pubblicazione annuale dell’antologia con i racconti selezionati (edita da SEB27) e l’allestimento di mostre fotografiche, ma anche mettendole al centro e rendendole protagoniste di tutti gli incontri, i social, gli spettacoli, i convegni, i progetti speciali che vengono organizzati durante tutto l’anno dal Concorso.

Oltre ottomila il numero delle autrici che hanno scritto, fotografato, condiviso in tutti questi anni di lavoro intorno alla narrazione, alla cultura, alla relazione tra donne e se a queste si aggiungono quelle che durante tutto l’anno scrivono e interagiscono con i social i numeri si moltiplicano.

Una storia ricca di eventi e collaborazioni quella di questo progetto permanente della Regione Piemonte e del Salone internazionale del Libro di Torino, che opera sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura – l’istituto autonomo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – e che non si esaurisce, quindi, nel premio letterario. Dal ricco materiale di narrazioni raccolte, infatti, sono nate e continuano a svilupparsi tante altre iniziative e progetti che vanno dalla realizzazione di video e prodotti multimediali a mostre, libri, festival nazionali e internazionali, laboratori, audioracconti. A questo si aggiunge l’attività di approfondimento sui temi della migrazione femminile del Gruppo di Studio, formato da docenti italiane e straniere, e la collaborazione con le Università italiane.

A questo si aggiunge l’attività di approfondimento sui temi della migrazione femminile del Gruppo di Studio, formato da docenti italiane e straniere, e la collaborazione con le Università italiane. Tra le collaborazioni più importanti e proficue, quella con GiULIA che vede l’ideazione e l’organizzazione di programmi condivisi, quali per esempio i seminari di aggiornamento professionale per i giornalisti dedicati ogni anno alla migrazione femminile e alla Carta di Roma, incontri nell’ambito del Salone del Libro, articoli e molte altre iniziative.

 

Al Concorso si possono inviare racconti e/o fotografie. Non vengono messi limiti, né barriere, si può partecipare a qualsiasi età e in qualsiasi condizione, da sole, in coppia, in gruppo e se l’italiano scritto non lo si padroneggia ancora, non importa, ci si può far aiutare da un’altra donna italiana (il bando del concorso non solo lo ammette ma lo incoraggia!). Il bando viene distribuito in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, nelle carceri, nelle tante associazioni che seguono e sostengono il progetto. Una “comunità allargata” che continua a esprimersi e confrontarsi durante tutto l’anno, anche grazie al sito completamente rinnovato in occasione dell’importante anniversario che si festeggia nel 2020.

Sono, infine, partner consolidati del Concorso con premi speciali: Slow Food – Terra Madre, Torino Film Festival, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Il progetto si avvale inoltre del patrocinio di: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, We Women for Expo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Pubblicità Progresso. Nel 2015 ha ricevuto il Premio Targa del Presidente della Repubblica Italiana, in occasione dei 10 anni di attività.

 

LE DONNE ITALIANE

 

Fulcro e fonte espressiva inesauribile dell’intero progetto resta comunque il narrare delle donne e, come sottolineato, una sezione speciale è dedicata alle donne italiane che vogliano farsi tramite di queste culture diverse, raccontando storie di donne straniere che hanno conosciuto, amato, incontrato e che hanno saputo trasmettere loro “altre” identità.

I racconti di questa sezione costituiscono un tassello fondamentale del Concorso proprio perché sono testimonianza di una relazione possibile, vissuta, partecipata anche quando ci si trova a confrontarsi con temi difficili e terribili come per esempio quello della violenza contro le donne o delle mutilazioni sessuali, come nel caso della giovanissima Alessia Femiani che ha affrontato l’argomento attraverso le parole di un’amica: “quando ricevetti l’infibulazione capii che non sarei mai più stata una bambina..una donna..ma sarei stata solo più una schiava”.

Le storie sono unite da un sentire comune, da qualcosa che lega e rende simili le donne da qualsiasi parte del mondo provengano e a qualsiasi cultura appartengano: il modo di affrontare la vita e di vivere gli eventi, che va a costruire quella storia al femminile la cui importanza qui si intende sottolineare e valorizzare una volta di più.

Le donne italiane spesso si fanno carico nelle loro narrazioni della rappresentazione consapevole di stereotipi e pregiudizi diffusi, sono sguardi di lucida empatia che non di rado giungono proprio da giovani che hanno studiato giornalismo e in questo settore stanno muovendo i primi passi. Oppure sono gli affetti a prevalere, le storie di amicizia, le relazioni madre-figlia, o ancora dialoghi muti che aprono finestre poetiche ed emozioni profonde, lasciando intravedere un futuro differente, nuove prospettive, soprattutto forme di ripensamento del vivere associato.

La condivisione di un momento letterario porta alla piena scoperta e consapevolezza del proprio sé femminile. L’urgenza del racconto, il desiderio di comunicare operano la trasformazione, che è sicuramente uno degli aspetti più rilevanti. Carolyn G. Heilbrun nel suo “Scrivere la vita di una donna” traccia questo percorso con particolare efficacia quando scrive “Credo che le donne arrivino alla scrittura insieme alla creazione di se stesse“.

Le donne italiane possono così decidere di scrivere a quattro o più mani, insieme alle straniere non solo per rendere note le loro storie, esperienze, emozioni, ma anche per crescere insieme. È quello che hanno sottolineato Maddalena Gadaleta e Graziamaria Porcelli – insegnanti della vincitrice dell’edizione del Concorso 2019 Eniola Odutuga – quando hanno spiegato che il traguardo più grande e importante era stato proprio che Eniola fosse riuscita a condividere nel racconto Tempesta dentro di me la sua storia e che questo rappresentava già un importantissimo traguardo, una trasformazione.

La narrazione, strettamente connessa al processo di “ricostruzione” del sé femminile, diviene così per tutte uno strumento indispensabile per pensarsi e rappresentarsi al di fuori degli stereotipi. Ma anche uno strumento per riconoscere e ricostruire una propria genealogia, per riappacificarsi con le proprie origini e la propria identità culturale, per riconoscere il debito simbolico verso la madre, per mantenere sempre viva la memoria personale.

A testimoniarlo ci sono anche le biografie delle autrici che ogni anno riportiamo alla fine dell’antologia con i racconti selezionati: rappresentano altre storie, un’altra lettura di questa realtà così variegata e simile al tempo stesso.

Tutto questo nello spirito della valorizzazione dell’intreccio culturale che è prima di tutto intreccio relazionale: donne straniere e donne italiane insieme, perché assistenza non è affatto perdita sul piano identitario, al contrario è proprio nella relazione che l’identità si afferma in modo positivo e non preclusivo. Lo testimonia l’esperienza di Alice Franceschini che insieme a Tahmina Akter ha firmato i racconti Luna e A quattordici anni, pubblicati rispettivamente in Lingua Madre Duemiladiciassette e Lingua Madre Duemiladiciotto – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27). Nel 2020 le due autrici hanno scritto a quattro mani Vulnerabile, con il quale hanno vinto il Terzo Premio della XV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre.

Esperienza analoga quella di Alessandra Nucci e Berivan Görmez che si sono incontrate e conosciute in occasione della presentazione dell’antologia Lingua Madre Duemiladiciannove. Da qui nasce l’idea di scrivere a quattro mani il racconto I regni di Berivan, per narrare la tragica parabola migratoria vissuta dalla protagonista e dalla sua famiglia, che le ha portate a vincere il Secondo Premio della XV edizione del Concorso, regalandoci una rara testimonianza curda di prima mano.

Tanti gli spunti e le modalità con cui poter partecipare, quindi, scrivendo delle proprie esperienze o inviando una fotografia che le possa illustrare, da sole o insieme ad altre.

Il ruolo delle giornaliste nell’informazione è anche quello di dare il più possibile spazio e voce alle donne.

L’informazione al femminile è una pagina di storia che ancora dobbiamo scrivere” sostiene Ilaria Genovese, e magari questo percorso può passare anche attraverso la partecipazione a un progetto come quello del Concorso Lingua Madre.

 

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