Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dall'1 al 6 settembre 2025) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dall'1 al 6 settembre 2025)

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere.

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dall'1 al 6 settembre 2025)
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8 Settembre 2025 - 10.41


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Dall’1 al 6 settembre 2025  

Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, L’Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Libero, Il Manifesto, Il Sole 24 ore, Qn, La Verità, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Il Corriere dello sport

Le firme in prima pagina: Uomini 1021, donne 328

Editoriali, commenti e analisi: uomini 171, donne 29

Le interviste a uomini 252, a donne 94

Una settimana in gran parte dominata dalla politica estera, si è visto un po’ meno Trump, un po’ più sull’asse Russia – Cina- Corea del Nord e India, che ha avuto la sua rappresentazione plastica nella imponente parata militare nella piazza Tienanmen di Pechino molto fotografata e molto commentata, pagine e pagine con poche analisi e tanti riferimenti ai simboli della parata compresa la giubba alla Mao indossata dal leader cinese: a conferma del fatto che il genere bellico piace molto ai direttori dei giornali; spazio sempre alla guerra fra Russia e Ucraina e soprattutto alla vicenda di Gaza, dove si continua a morire per fame sete e bombardamenti mentre si favoleggia di resort di lusso ed esodi di massa e si allontana sempre più l’ipotesi dei due stati.

In compenso si alza sempre più forte la protesta internazionale per quanto sta accadendo. La Global Sumud Flottilla ne è il simbolo, come le sono centinaia di manifestazioni ovunque. Una protesta che ha raggiunto anche l’82esima Mostra del cinema di Venezia con un corteo, ma soprattutto con i 24 minuti di applausi per The voice of Hindi Rajab, film diretto dalla regista tunisina Kaouther ben Hania che ha avuto il Leone d’argento. La registrazione originale della voce della bambina che parla con i soccorritori, impotenti a raggiungerla per salvarla durante una delle tante operazioni israeliane, è il cuore del film che ha commosso tutti. Sulla Repubblica di sabato c’è anche una bella intervista alla mamma di Hindi, alla quale è stato negato il permesso di uscire dalla striscia di Gaza per raggiungere Venezia. Ma lei dice pure che almeno per ora non riuscirebbe a vedere il film. E racconta particolari strazianti sulle ultime ore della sua bambina. (nella foto la prima pagina di Avvenire del 4 settembre). Non c’è stato il coraggio di premiare questo film con il Leone d’oro come era nelle previsioni, commenta Cristina Battocletti sul Sole online.

Sul piano interno segnaliamo i nuovi sviluppi dell’inchiesta sui siti sessisti, mentre nel fine settimana la notizia della morte di Giorgio Armani ha comportato un investimento di decine e decine di pagine sui principali quotidiani con un sensibile aumento delle firme femminili in prima. In prima fila il Corriere della sera che ha schierato le sue migliori firme della moda della cronaca e dell’economia per scrivere decine di pagine. Fra le autrici Giorgia Meloni che, in una lettera al quotidiano milanese, ha raccontato perché giurò con un tailleur di Armani il giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi. Tanto investimento anche da parte della Repubblica e della Stampa e di Qn, tutti ricordano il suo contributo nel rivoluzionare l’abbigliamento femminile in anni in cui le donne entravano nelle aziende e nelle professioni con ruoli apicali.  Prima sua testimonial fu infatti la manager Italtel Marisa Bellisario e lui fornì alle donne l’abito del potere.

Sul piano politico si parla delle strategie comunicative delle leader di casa nostra, partendo dal cappellino calzato da Giorgia Meloni e riportato su tutti i giornali, sia pure con spazi diversi e degli sforzi di Elly Schlein nel tenere unito il campo largo in vista delle elezioni regionali d’autunno. La segretaria Pd, sempre molto criticata dai giornali di destra, dimostra però di essere coerente con la sua visione unitaria e capace di raggiungerla con pazienza e ostinazione.  

Molto interesse dei giornali anche sulla vicenda dei siti sessisti che avevano preso di mira donne della politica, cantanti, attrici e influencer con commenti volgari. Grazie anche all’aiuto delle donne che hanno denunciato, fra loro anche la sindaca di Firenze Sara Funaro, gli investigatori della Postale hanno nome e cognome del gestore di Phica.eu. Si chiama Vittorio Vitiello, 45 anni, vive a Firenze ma è originario di Pompei ed è l’amministratore di una società, la Lupotto, che dovrebbe convogliare contenuti pubblicitari sul web. I giornali cercano di ricostruire il personaggio. Domani fa i conti in tasca alla società di gestione dei siti, si parla anche di un bel business per cancellare le foto delle donne dai siti e anche gli account dei frequentatori. Soddisfatta la sindaca di Firenze che invita le donne a non tacere e a denunciare. Il Corriere della Sera chiede a una sua cronista di raccontare in prima persona come ha scovato il sito Mia moglie 2 e in quali figuri si è imbattuta, purtroppo anche in persone insospettabili che conosce come amici di Fb. Su Repubblica la scoperta di un sito web con migliaia di filmati rubati da telecamere di sorveglianza installate in abitazioni private, centri estetici, palestre e studi medici di varie nazioni fra cui Francia, Germania, Russia, Ucraina, Messico e Argentina. C’è anche l’Italia con circa 150 filmati individuati finora. A scoprirlo è stata Yarix, una società trevigiana che si occupa di cybersicurezza del gruppo Var che ha segnalato il sito alla polizia postale. Gli utenti possono vedere gratis solo brevi contenuti, per altri, desiderosi di avere questi video in diretta, è previsto un abbonamento. Dal che si capisce che dietro le immagini rubate a persone non consenzienti, c’è un giro d’affari parecchio redditizio. In ogni caso si allarga sempre più il fronte di chi vuole eliminare la possibilità di anonimato dai siti. Dopo la proposta di Maria Stella Gelmini, arriva l’appello della Fieg, la federazione editori di giornali, per bocca del suo presidente Andrea Riffeser Monti: “Il divieto dell’anonimato nella rete è una proposta che personalmente avanzai già qualche anno fa, ma gli ultimi accadimenti lo rendono necessario, urgente e non più rinviabile – dice Riffeser editore di Qn, Giorno, Carlino Nazionel’anonimato in rete non costituisce una garanzia di libertà, ma è solo uno schermo per eludere responsabilità penali”. Commenta Mattia Feltri sulla Stampa che per qualunque maschio è un po’ difficile dichiararsi alieno alla melma che abbiamo visto in questi giorni. “Tuttavia invocare nuove leggi e più drastiche punizioni, riportare tutto come sempre a una questione di tribunale significa accontentarsi della bastonatura di qualche capro espiatorio e rinunciare a capire e a trovare una soluzione”. Dal Messaggero invece apprendiamo che, su denuncia dello stesso quotidiano romano, è stato chiuso da Meta un sito con decine di migliaia di interazioni con gli avatar dei killer più famosi d’Italia, dal mostro di Firenze a Massimo Bossetti e Filippo Turetta: il mostro ha avviato solo 1.294 conversazioni, Turetta 57.908, con Bossetti 57.591. Personaggi creati dalla AI a cui chiedere consiglio e con cui parlare. Il dibattito è vivace anche sui social e rimbalza su Venezia dove il regista Stefano Sollima che presenta la sua miniserie su Netflix dice che i delitti del mostro sono le radici di un patriarcato che fa ancora vittime, raccogliendo applausi e critiche.

Giustizia

Restiamo nei tribunali: doveva essere la settimana decisiva per il processo a Ciro Grillo e ai suoi tre amici, Vittorio Lauria, Francesco Corsiglia ed Edoardo Capitta accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di due ragazze. Ci sono voluti tre anni di indagine e tre di processo a Tempio Pausania, si era arrivati al giorno della sentenza quando tutto si è bloccato per un grave lutto, la morte del figlio del presidente del collegio giudicante, Marco Contu. Il clima si è surriscaldato non appena la presidente del tribunale, Caterina Interlandi, ha fatto sapere che si sarebbe ugualmente tenuta la camera di consiglio e letta la sentenza all’indomani, ma gli avvocati tutti, difensori e parti civili, si sono rifiutati: disumano che un uomo a cui è appena morto un figlio possa con serenità emettere una sentenza. E così il processo è stato rinviato al prossimo 22 settembre. Non si capisce perché, a corredo del servizio peraltro molto ricco di particolari della Verità, siano state pubblicate delle fotografie della Interlandi che balla a una festa in tribunale.   

Sono invece uscite le motivazioni della sentenza d’appello, ergastolo, per Alessandro Impagnatiello che uccise la sua compagna Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza. Nel confermare la pena, i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione spiegando che non vi sono prove del fatto che Impagnatiello volesse liberarsi della sua compagna nel momento in cui, sei mesi prima di ucciderla, le aveva somministrato del topicida. L’uomo voleva solo farla abortire, il proposito di ucciderla con 37 coltellate, venne messo in atto in poche ore quando l’uomo capì che, dopo l’incontro tra la sua compagna e un’altra ragazza con la quale aveva una relazione, stava per crollare il suo castello di menzogne. Ricorda un po’ il processo a Filippo Turetta, l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, al quale non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà perché le tante, troppe, coltellate inferte a Giulia erano dovute alla sua inesperienza, insomma un killer di professione avrebbe fatto meglio e prima.

Tutto perfetto in punto di diritto, solo che le persone non capiscono e quando la procuratrice Lucia Musti sulla Stampa risponde indirettamente a Paola Pellinghelli (mamma di Tommaso Onofri, rapito e ucciso a 17 mesi), la quale protesta per la scarcerazione di uno dei responsabili, dicendo che la legge è questa e va osservata e che l’uomo ha collaborato alle indagini, si intuisce che ci troviamo di fronte a due mondi destinati a non comprendersi. Forse per questo ha riscosso molti applausi a Venezia il film Portobello di Marco Bellocchio sulla vicenda di Enzo Tortora.

Sempre in tema di giustizia, Pasquale D’Ascola prende il posto di Margherita Cassano prima presidente della Corte di Cassazione. Cassano ha pronunciato un discorso di commiato non convenzionale, mettendo in guardia la sua categoria da una eccessiva burocratizzazione del ruolo e rileva che molti giovani magistrati non appena hanno superato il tirocinio, lasciano per dedicarsi ad altre professioni forse perché le loro aspettative non corrispondono alla realtà.

Donne in pericolo

Una ragazza violentata mentre attendeva il treno nella stazione lombarda di San Zenone al Lambro, un’ora di incubo, ma come se non bastasse sui social viene criticata perché si trovava in stazione alle 23 della sera: interviene in sua difesa la sindaca di San Zenone, Arianna Tronconi, “Critiche riprovevoli”. Mentre donne e ragazze pendolari raccontano alla Repubblica il loro vivere stazioni e treni con grande ansia e paura. Intanto un centinaio di giovani che vivono in un centro di accoglienza si sono sottoposti volontariamente al test del dna.

Libero invece ci racconta il tentativo di violenza nei confronti di una turista in visita a Roma da parte di un tassista, abusivo, di 82 anni, la ragazza però indossava un paio di occhiali con telecamera e si è subito rivolta alla polizia. Altre due donne ungheresi in vacanza a Catania sono state aggredite da tre giovani clandestini, poi arrestati. Abbiamo anche notizia di una ragazzina di 18 anni, in vacanza in Albania, violentata da un uomo, subito fermato.

 Lavoro

Marianna Filandri sulla Stampa del 3 settembre ricorda in un commento lo svantaggio femminile nel mercato del lavoro: le donne sono discriminate in tutto il Paese, hanno carriere più lente e più frequenti interruzioni nei percorsi professionali. A parità di mansione hanno retribuzioni inferiori rispetto ai colleghi. Secondo l’osservatorio Inps, in generale le donne trovano meno occupazione rispetto agli uomini, ma anche all’interno delle macro aree del Nord vi sono forti diversità. In Piemonte, per esempio, ci sono dati molto critici nell’ambito delle regioni settentrionali. “Qui le donne- scrive Filandri– lavorano meno e sono più spesso disoccupate… qui le retribuzioni sono inferiori del 29 per cento rispetto agli uomini e le laureate percepiscono fino al 40 per cento in meno”. Sono quindi le ragazze le più penalizzate secondo i dati Istat e Inps. 

Nel mondo

Ampia intervista sul Corriere della Sera a Cecilia Sala, la giornalista incarcerata in Iran e tenuta prigioniera per 21 giorni, all’inizio del 2025 liberata poi con una mossa di diplomazia irrituale che ha fruttato alla presidente Meloni ovazioni bipartisan. Sala presenta il suo nuovo libro “I figli dell’odio” sul conflitto a Gaza e racconta la sua prigionia: la deprivazione del sonno, i lunghissimi interrogatori per farle confessare di essere una spia, l’attacco di panico quando la portano nel locale delle impiccagioni, l’angoscia per una vicina di cella che sbatte disperatamente la testa nel muro. E la promessa: un giorno tornerà in Iran. Bella anche la testimonianza di Francesca Mannocchi sulla Stampa che racconta la cacciata degli afgani dal Pakistan e il loro rientro in patria, una patria che non li vuole e che ha tolto loro le case, la terra e quel poco che possedevano. Francesca Mannocchi che ci racconta quanto accade negli angoli più sperduti della terra contrasta con il disinteresse dimostrato dai quotidiani nei confronti del terremoto in Afghanistan sparito in 24 ore dai giornali con i suoi 800 morti e ricomparso solo grazie ai quotidiani Domani e Il Fatto che ci raccontano di un inferno dove le donne stanno avendo la peggio: scrive Domani che non possono essere toccate dai soccorritori, solo tirate per i vestiti. Il Fatto si spinge oltre spiegando che spesso non vengono soccorse se non c’è un uomo, padre, marito, fratello, che le legittima a vivere, restano ai bordi delle strade in balìa di ogni genere di violenza. Il Paese in mano, all’ottusa dittatura dei taleban, sconta il crollo dell’80 per cento degli aiuti internazionali. 

Tradita dalla casa Si è dimessa la vicepremier inglese Angela Raynen, titolare anche dell’edilizia abitativa: non ha pagato 50 mila sterline di tasse per la seconda abitazione, obbligando il premier Keir Starmer al rimpasto. A parte l’imbarazzante situazione e il calo di consensi, il governo laburista resta comunque a prevalenza femminile

Lo Sport

Brave ragazze

Le azzurre del Volley fanno la storia, battono la Turchia e la squadra è campione del mondo dopo 23 anni. Protagoniste della settimana soprattutto quando, battuto il Brasile, hanno iniziato ad avvicinarsi alla finale contro la Turchia. Interviste sui quotidiani generalisti e anche sportivi per Paola Egonu e la capitana Anna Danesi.

Nelle interviste le nostre ragazze esaltano anche le qualità di Julio Velasco, il commissario della Nazionale che ha riportato serenità allo spogliatoio attribuendo a ciascuna atleta il giusto ruolo. L’entusiasmo per le ragazze dilaga anche sul Manifesto, addirittura una pagina il 6 settembre. Titolo sulla Gazzetta  dello Sport, in prima pagina con foto di Paola Egonu, due pagine con intervista a Gabriela Guimares la più forte delle avversarie brasiliane. Su Tuttosport doppia pagina con interviste a Egonu e Guimares e anche il Corriere dello sport

Non è da meno.

Cattive ragazze

Il Giornale in prima pagina titola In Nazionale da “ladre”, sul commento di Vittorio Feltri che scrive di Benedetta Pilato e Chiara Tarantino, le due nuotatrici italiane fermate all’aeroporto di Singapore con due boccette di profumo. Ipergarantista nei confronti di condannati con sentenze passate in giudicato, Feltri bastona senza pietà le due atlete: altro che eccellenze italiane nel mondo, scrive in estrema sintesi il direttore editoriale del Giornale, questa è una figuraccia internazionale, queste ragazze non sono degne di rappresentarci. Non rappresentano niente se non la decadenza morale di una generazione allevata nella convinzione che tutto sia permesso e che qualcuno, alla fine, le salverà sempre la pelle, in questo caso il governo italiano. All’indomani, sempre sul quotidiano milanese, un altro commento, stavolta di Filippo Facci, anche lui conosciuto per il suo garantismo, che ci racconta quanto siano severi ma giusti a Singapore, dove si rischia la galera solo a masticare una gomma. Non va bene rubacchiare in qualsiasi contesto, ma da dove viene il rigido giustizialismo nei confronti di due ragazzine?

Su Domani del 2 settembre un interessante pezzo sulla nostra nazionale femminile di rugby che dopo due partite perse è già matematicamente fuori dai Mondiali in Inghilterra. La disfatta ha un perché, anzi tre: pregiudizi, poche rugbiste e pochi soldi.  Le ragazze migliori vanno a giocare all’estero, specie in Francia e in Inghlterra.

Questo è un lavoro di squadra, grazie quindi a Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Elisa Messina, Paola RizziLuisella Seveso e Maria Luisa Villa.

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