Ministra, non pianga! Fenomenologia di una lacrima | Giulia
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Ministra, non pianga! Fenomenologia di una lacrima

Mai pianto fu più politico di quello della ministra Fornero: i giornali lo hanno centellinato e moltiplicato. Da destra e da sinistra... [Donatella Smoljko]

Ministra, non pianga! Fenomenologia di una lacrima
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10 Dicembre 2011 - 18.00


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Dalle barzellette volgari alle lacrime in diretta. Abbiamo ancora una volta stupito i giornali di tutto il mondo. “Un caso” anche per la nostra stampa. “Il pianto della Fornero ha qualcosa che scuote il profondo” scrive Barbara Spinelli nell’editoriale su La Repubblica. E come sempre il suo commento è forte e profondo. Da leggere tutto. “Dietro le lacrime e il non riuscire più a siballare – spiega – c’e’ una persona che sa quello di cui parla. In pochi attimi abbiamo visto come il tecnico abbia piu’ cuore di tanti politici che oggi faticano a rinnovarsi. Pascal avrebbe detto probabilmente: il ministro non ha solo lo spirito geometrico, che analizza scientificamente, ma anche lo spirito di finezza, che valuta le conseguenze esistenziali di calcoli razionalmente esatti. Balbettavano anche i profeti, per esprit de finesse”.
“La tensione e la sofferenza è anche dei governanti oltre che dei governati” scrive Aldo Cazzullo sul corriere, per il quale “la Fornero evoca il costo psicologico delle decisioni prese dal governo”.

“Un salto improvviso in un altro mondo, quello delle emozioni e dei portafogli vuoti” – scrive sulla Stampa Flavia Amabile. “Una scena imprevedibile – osserva Filippo Ceccarelli sulla Repubblica – i flash dei fotografi sparavano all’impazzata, mentre la Fornero ha pianto calde lacrime, con la mano sulla bocca, come una bambina”. A far notizia, e per fortuna, era stata anche la sua protesta, la mattina dello stesso giorno. “Non vedo donne tra voi” aveva detto la ministra del Welfare ricevendo la delegazione del Forum dei giovani. Tutti uomini. “Lo considero un fatto grave, culturalmente da combattere” si sfogava parlando al cellulare, subito dopo essersi alzata e aver lasciato il tavolo per protesta. “Entrambi i gesti – scrive Susanna Turco sull’Unità – le lacrime sicuramente più inedite dell’abbandono del tavolo, portati con pari dignità e compostezza”. Nessun commento sulle lacrime della ministra sul Giornale. Solo una grande foto sparata in prima pagina. Stessa cosa su Libero che però titola “il governo chiagne e fotte” più tre righe nel commento del direttore Belpietro: “se Fornero si commuove, a noi tocca pagare il conto”.

Elsa Fornero, seconda donna a ricoprire l’incarico di ministro del Lavoro dopo Tina Anselmi, è professore ordinario di economica di Torino. E’ stata consulente della Banca Mondiale, e fino ad ora è stata vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo. La sua idea di riforma previdenziale – a cui ha dedicato molti anni della sua vita – è spiegata nei libri che ha scritto oltre che nelle interviste e nelle lezioni universitarie.

Certo non una donna qualunque questa minuta e autorevole ministra. Che nella lunga conferenza stampa del governo Monti ha saputo rappresentare in tutta la sua completezza e autenticità il momento grave che stiamo vivendo. Nessuna ipocrisia nel mancato pronunciamento, per la commozione, della parola sacrificio, che fino a quel momento si era nutrito di numeri e tabelle spiegate da un sobrio e naturalmente controllato Mario Monti. Anche la cifra della sobrietà di quella conferenza stampa fa sicuramente notizia, dopo anni di politica berlusconiana. Ma unire grande competenza ed autentica emozione forse solo una donna, con le sue lacrime, poteva esprimere. “Un varco di umanità tra i numeri” per la giornalista e imprenditrice della comunicazione Daniela Brancati e simpatia esprime l’ex ministra delle Pari Opportunità Anna Finocchiaro, ora capogruppo Pd al senato. “L’ho molto apprezzata”, ci dice, “non mi è sembrato indice di fragilità. Mi è sembrato al contrario esprimere la capacità di soffrire insieme al peso della responsabilità. Con la conoscenza esatta degli effetti di quelle misure da parte di una donna che è anche una studiosa di diritto del lavoro e dunque molto vicina a quelle problematiche”.

Concreta la leader della Cgil Susanna Camusso, nonostante il contrasto politico con i provvedimenti del governo. “Ho sempre grande rispetto per la reazione delle persone. E’ importante avere sentimenti e coraggio. Forse – ha commentato su La7 – le lacrime della Fornero dimostravano difficoltà e dissenso. La volontà di non subire una manovra non condivisa, se no, non capisco”. Tanti i commenti, tanti i servizi sui media, con Blob, Rai3, che fa scorrere in continuazione il siparietto Fornero-Monti. “Lacrime che mi hanno toccato il cuore”, dice dal palco dello show di Fiorello Roberto Benigni. Articolato il dibattito sul web. Su Twitter la definizione che più dà il senso del dibattito è stata: “Fornero, lacrime e palle”. Insomma, ci si divide sul fatto se le “lacrime” siano adeguate alla carica di ministro. Senza contare che il fatto che a piangere sia stata una donna, fa facilmente scadere i toni, facendo capire che solo le donnette piangono. Immaginiamo per un attimo l’ex ministro Sacconi che piange mentre divide, come ha fatto, il mondo del lavoro. Che la Fornero non sia una donnetta lo sappiamo: se non altro per la sua storia fino al suo ingresso in politica come ministra tecnica. “Elsa è una donna di grande razionalità – spiega la sociologa Chiara Saraceno – le sue lacrime hanno invece umanizzato il governo”.

L’economista Irene Tinagli non ne fa una questione di genere, ma solo di stress emotivo. Come la giornalista del Corriere Maria Teresa Meli che ci spiega: “le lacrime della Fornero sono state un pessimo servizio alle donne. Una situazione classica: le donne che non reggono e piangono. Poi arriva Monti che prende in mano la situazione. Paternalistico. Le donne o piangono o vanno alle feste di Arcore”. Ma quella commozione era autentica, incalzo io. “Assolutamente evidente – risponde la Meli – le sue sono state solo normali lacrime di tensione emotiva. Stress. Che l’ha portata ad abbandonare il tavolo con il Forum dei giovani perché tra loro non c’era neanche una donna”. Non è quindi neanche per la Meli una questione di genere. Semmai di fragilità di nervi. Come è successo spesso ai maschi. Anche agli ex ministri. Come Tremonti o Brunetta, ministri di peso, che si sono concessi scatti di nervi. Sicuramente meno nobili delle lacrime. Vere. Di una donna.

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