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Tre donne italiane, o della potenza dei simboli

La "cerimonia di iniziazione" avviene a Rho, Milano: qui la consegna della cittadinanza ai "nuovi italiani" non è più solo un atto burocratico. Di [Marina Cosi]

Tre donne italiane, o della potenza dei simboli
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6 Dicembre 2013 - 22.58


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Potenza dei simboli e importanza delle cerimonie d”iniziazione. A centinaia ogni anno, anche in paesi e cittadine di medie dimensioni, si consegnano gli attestati di cittadinanza italiana a persone giunte da altri Paesi. Funziona così: ti arriva una lettera a casa che invita a passare dall”ufficio anagrafe, ci si va e si trova un impiegato che, controllato il documento d”identità, stampa il modulo e dice “firmi qui”. Fine.
Una burocrazia arida cui non si rassegna chi sul territorio fa lavoro politico senza lasciare il cuore a casa.

Come Maria Rita Vergani, che quand”era vicesindaca a Cinisello Balsamo, terzo comune della provincia di Milano (75mila abitanti), decise che era inutile riempirsi la bocca di integrazione e poi non dare valore e significato di cerimonia d”accoglienza e condivisione a questo passaggio “anagrafico”. E istituitì una piccola cerimonia, praticamente a costo zero, per consegnare all”ex-immigrata/o il certificato, assieme agli auguri di benvenuto ed ai segni, materiale ed immateriale, della nuova comunità: la bandiera e la costituzione.
Il tutto nella sala affrescata ed indossando la fascia.
Fu uno lieta sorpresa: “Venivano felici e trepidanti, con il vestito elegante o nell”abito tradizionale, spesso accompagnati dalla famiglia”, racconta Vergani. “Poi mi capitava di incrociarli per strada, loro mi riconoscevano sempre, mi fermavano, mi salutavano, talvolta mi aggiornavano sulla loro vita”.

Rappresentava per loro l”autorevole e benevola cinghia di trasmissione con la nuova, o ulteriore, patria, finora conosciuta soltanto attraverso le code della burocrazia o il timore delle divise.

Maria Rita Vergani nel frattempo si trasferisce a Rho (51mila abitanti e 4 frazioni, sempre in provincia di Milano) e nel Comune ora è a capo di un assessorato dal nome lunghissimo: Ai lavori pubblici, Affari generali, Servizi demografici, Promozione pari opportunità, Conciliazione dei tempi.
Si dà da fare e fa rete con la vicesindaca ed altre consigliere; così ora Rho ha una Casa delle donne, lo Sportello del cittadino, le iniziative contro la violenza, per l”infanzia…

Ma Vergani vuole importare anche la Cerimonia di cittadinanza e ne convince il sindaco, Pietro Romano.
I “nuovi” rhodensi sono almeno una settantina l”anno e partecipano alla cerimonia con lo stesso entusiasmo dei neo cinisellibalsamesi (è vero, purtroppo si chiamano così, ma ne sono orgogliosi e ricordano che il loro patrono è sant”Ambrogio, come quello di Milano, anzi no, precisano, Milano ha lo stesso patrono dei cinisellibalsamesi).

L”ipad di Vergani è stracarico di foto di nuovi cittadini in posa, sorridenti, eleganti, sotto le volte affrescate, mentre ritirano il prezioso documento, il telo della bandiera ed il libretto della Costituzione.

Ci vuol poco ad essere civili e a seminare semi di comunità.

In allegato la “Lettera di cittadinanza”

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