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Uccisa dall'Isis giornalista televisiva

Malalai Maiwand, attivista per i diritti delle donne e nota anchorwoman della tv afgana è rimasta vittima di un attentato con il suo autista

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10 Dicembre 2020 - 17.27


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Malalai Maiwand, notissima giornalista giornalista radiotelevisiva e attivista per i diritti umani,  è stata assassinata con il suo autista a Jalalabad, capitale della provincia orientale di Nangarhar mentre stava andando nella redazione di Enikas Radio e Tv; è la decima vittima tra i giornalisti, sempre più bersagliati in Afghanistan, nel 2020, la terza  solo da inizio novembre.   Maiwand, impegnata soprattutto sul fronte dei diritti delle donne e dei bambini nel suo Paese,  aveva una storia familiare di violenza: cinque anni fa la madre, che era una storica attivista per i diritti umani, era stata uccisa da mai identificati uomini armati.  

L’Isis ha invece rivendicato l’assassinio della giornalista: in un breve comunicato diffuso da uno dei canali di propaganda del gruppo jihadista, l’Isis ha riferito che «i soldati del Califfato» hanno preso di mira la giornalista perché era «vicina al regime di Kabul»

Nel commentare il fatto, un portavoce del ministero dell’Interno, Tariq Arian, ha ricordato che in Afghanistan nell’ultimo decennio la stragrande maggioranza dei giornalisti è stata uccisa per mano dei talebani. Un’accusa indiretta respinta dal portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, che ha formalmente negato il coinvolgimento del gruppo nella morte di Maiwand.
«Con l’uccisione di Malalai, si restringe ulteriormente il terreno di lavoro per le giornaliste che rischiano di non potere più svolgere la propria attività come prima» ha riferito Nai, organizzazione di sostegno al settore dei media in Afghanistan. A novembre altri due giornalisti avevano perso la vita in due attacchi: il 33enne Mohammad Ilyas Dayee di Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), morto nell’esplosione di un ordigno collocato sulla sua auto, e Yama Siawash, noto presentatore di Tolonews Tv, assassinato con un’autobomba a Kabul.
Gli attentati a giornalisti, esponenti politici, religiosi e attivisti per i diritti umani sono aumentati negli ultimi mesi in Afghanistan, nonostante i negoziati di pace in corso a Doha tra il governo afghano e i talebani.  

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