Marilù Mastrogiovanni è stata nominata presidente della giuria del World Press Freedom, che ogni anno assegna il Premio Guillermo Cano di Unesco, al giornalista che più si è distinto per il suo impegno al servizio della libertà di stampa e d’espressione.
È una notizia che ci riempie di orgoglio: Marilù è tra le socie fondatrici di GiULiA e da sei anni è alla guida del “Forum delle giornaliste del Mediterraneo”, uno dei fiori all’occhiello della nostra associazione.
È la prima volta che un giornalista italiano viene chiamato a ricoprire questo prestigioso ruolo. È doppiamente importante che sia stato affidato ad una collega, direttrice di una piccola e combattiva testata, “Il tacco d’Italia”, tante volte minacciata dalla criminalità organizzata e tante volte protagonista per i premi ricevuti per la qualità delle inchieste e dell’informazione.
Nella giuria guidata da Mastrogiovanni c’è anche una nuova componente, la collega Zainab Salbi (Iraq), che fin da giovanissima ha fatto grandi cose per l’informazione e le donne. Gli altri componenti sono: David Dembele (Mali), Wendy Funes (Honduras),Hamid Mir (Pakistan), Alfred Lela (Albania).
Ecco come la stessa Marilù Mastrogiovanni ha dato notizia della sua nomina:
“La direttrice generale di Unesco Audrey Azoulay mi ha nominata Chair (Presidente) della giuria che assegna il World press freedom prize “Guillermo Cano” di Unesco, il premio mondiale per la libertà di stampa assegnato ogni anno ad un/una giornalista che si è distinto per il suo impegno al servizio della libertà di stampa e d’espressione.
Già da due anni presto servizio come componente della giuria composta da sei giornalisti indipendenti provenienti dai vari Continenti, giornalisti scelti motu proprio dalla direttrice di Unesco. Ho lavorato con entusiasmo e confronto franco con colleghi e colleghe provenienti da tutto il mondo. Già questo è stato un sogno ad occhi aperti.
E ora arriva questa nomina che per me è un grande onore e una grande responsabilità.
Quando mi hanno chiamato nel novembre scorso non ci credevo: pensavo di aver capito male (la persona che mi ha chiamata parlava uno splendido inglese con forte accento brasiliano) e dunque ho aspettato la lettera d’incarico”.
Buon lavoro, Marilù!