Se il lupo cattivo non mangia la nonna... | Giulia
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Se il lupo cattivo non mangia la nonna...

A piccoli passi si cambia il mondo: contro la paura del mutamento, del non prevedibile. Come a Milano, con il registro per le unioni di fatto. Di [Cristina Obber]

Se il lupo cattivo non mangia la nonna...
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3 Agosto 2012 - 22.11


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A piccoli passi. Così si cambia il mondo.

Nel Missisipi non molti anni fa avrebbero riso a crepapelle sull’ipotesi di un presidente nero,così come nei primi anni del novecento molte ansie e molti ghigni avranno accompagnato le prime richieste del diritto al voto per le donne.
Se le battaglie sono piccole ma significative, contano.
Contano perchè mettono in dubbio certezze granitiche che ci rassicurano, che ci confortano dicendoci che nulla cambierà.

Perché invece che avere paura di noi stessi, spesso abbiamo soltanto paura del mutamento, del non prevedibile, del non programmabile.

Qualche anno fa, per un teatrino di marionette alla scuola materna di mio figlio, insieme a un’altra mamma ho provato a cambiare il finale di Cappuccetto Rosso, chiedendo ai bambini di inventarsi un modo per convincere il lupo a non mangiare la nonna, infilata nel mio braccio. I bambini non hanno apprezzato e con forza gridavano al lupo Mangiala! Mangiala!, così mi sono fatta mangiare. I bambini non volevano imprevisti, volevano che la storia avesse il finale che aveva sempre avuto, volevano che tutto andasse come era sempre andato.

La previdibilità degli eventi ci appaga, punto.

A volte non sono i fatti in sé a sconcertarci, ci ferisce che le cose non siano andate a modo nostro; ciò oscura ai nostri occhi gli aspetti costruttivi degli accadimenti rendendo infelici momenti che potrebbero essere sereni.
Quando l’ incertezza si tramuta in apprensione inibisce la nostra possibilità di crescita, di cambiare idea.

La discriminazione, non è che paura.

Si maschera di contenuti, si traveste di idelogia, ma è e resta una paura matta che destabilizza, così come nel Mississipi destabilizzava una serva nera che alzava la testa.

Ieri anche a Milano, come in tante altre città, è stato approvato il registro per le unioni di fatto.

Un piccolo passo, certo, che però sradica altre sterpaglie ingarbugliate e va ad aprire un altro tratto di quel sentiero che sboccherà nel percorso principale, quello del riconoscimento nazionale del sacrosanto diritto di avere diritti, di sentirsi al sicuro, di stare bene ed essere più felici.
Tra gli interventi dei consiglieri comunali milanesi vi voglio riportare poche righe lette da Anita Sonego (presidente commissione Pari opportunità), semplici, chiare, bellissime:

“I diritti non sono un affare di coscienza e non possono essere messi in discussione se non al prezzo di tradire la verità più profonda: che siamo tutti e tutte uguali nel nostro desiderio alla felicità, nella consapevolezza della nostra comune vulnerabilità.”

Non abbiate paura. E’ tutto qui.

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