Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 27 febbraio al 4 marzo 2023) | Giulia
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Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 27 febbraio al 4 marzo 2023)

Una settimana di notizie sui media: come e quando si parla di donne? GiULiA prosegue con il suo osservatorio su giornali e web in ottica di genere

Rassegna sui generis: la settimana di notizie sulle donne (dal 27 febbraio al 4 marzo 2023)
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Paola Rizzi Modifica articolo

5 Marzo 2023 - 11.47


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Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Il Manifesto, Il Sole 24 ore, Qn, La Verità, Libero, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport

Settimana dal 27 febbraio al 4 marzo
Firme in prima pagina: 843 uomini, 254 donne
Editoriali e commenti in prima pagina: 147
uomini e 37 donne
Interviste:  182 uomini e 62 donne

Tempo sette giorni e già sembra un secolo, ma non c’è dubbio che nella vita politica italiana e quindi anche sui media è stata la settimana dell’uomo che morde il cane o, detto meglio, del cambio di paradigma: non sarà la fine del patriarcato ma la vittoria inattesa di Elly Schlein alle primarie del Pd, 127 giorni dopo le elezioni di Giorgia Meloni, una bella scossa almeno al paternalismo l’ha data, mettendo al centro della scena politica italiana due donne leader. La novità ha dominato tutti i media per quasi tutta la settimana anche se, giustamente, il tragico naufragio di Crotone il primo giorno ha tolto dalle prime pagine la foto della neosegretaria, che ha recuperato nei giorni successivi.

Come riassumiamo nella foto, ovvia, che abbiamo scelto, il tema dominante è stato il confronto tra le due nuove protagoniste della ribalta pubblica. Quanto questa novità sia considerata rilevante da tutti gli schieramenti lo dimostrano le 8 pagine che il Giornale ha dedicato alla Schlein il 28 febbraio, più di giornali “amici” come la Stampa o Repubblica. Con la consueta indecisione del Giornale, come per la/il premier, nel chiamare Schlein segretario o segretaria a volte nella stessa pagina. Con una new entry: in un articolo in cui si argomenta che l’Italia a dispetto di quello che dicono le femministe non è maschilista, si cita ”il” deputato Laura Boldrini. Come diciamo spesso, la politica è anche grammatica. 

Schlein, Meloni e l’agenda femminista


 Non tratteremo qui della mole di commenti e analisi su come sarà o dovrebbe essere il Pd targato Schlein, di quanto sia più o meno manipolata dai capibastone o davvero indipendente, scegliendo una chiave più di «genere». Tutti si sono sbizzarriti nel tratteggiare ritratti di questa politica ancora poco nota. A cominciare dal citatissimo slogan «Sono una donna amo un’altra donna e non sono una madre» contrapposto al noto refrain «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana». L’altra contrapposizione ricorrente è stata quella di censo tra Giorgia l’underdog e Elly la privilegiata figlia e nipote di docenti universitari.

 Per restare sui giornali di centro destra, sulla Verità Marcello Veneziani spiega che «Schlein è l’avversario ideale, l’antagonista perfetto perché è l’esatta antitesi di ciò che siamo, pensiamo e vogliamo». Sulle stesse pagine l’intervista a Marina Terragni, femminista, assai critica sulla segretaria: «Il suo è un pacchetto di idee del transumano, in cui troviamo l’utero in affitto, l’identità di genere, il sex work come libero lavoro, l’accettazione della sterilizzazione di fatto delle giovani donne e dei giovani uomini, rimandando continuamente il momento della genitorialità».

 Un tema ricorrente è infatti il confronto tra il femminismo di Schlein e la concezione del femminile di Meloni, che giusto in questa settimana in un’intervista a Grazia, molto citata, ha spiegato la sua avversione all’ideologia gender e all’utero in affitto che trova l’appoggio di Arcilesbica. Per Michela Marzano, che lo scrive su Repubblica Meloni e Schlein incarnano due visioni opposte della femminilità, e quindi anche della famiglia. La prima ha la testa rivolta verso il passato, e giudica, esclude, blocca all’interno di categorie rigide. La seconda guarda ciò che la circonda e sogna un futuro fatto di inclusione e alterità. La dice anche più brutale, Conchita De Gregorio, sempre su Repubblica per la quale Giorgia non è più la novità, perché Schlein, più giovane, le ha rubato la scena, spingendola nel secolo scorso dove affonda le sue radici, erede del Novecento, mentre Schlein si è costruita tutta in un mondo nuovo.

Diversa l’analisi di Monica Guerzoni sul Corriere, che parla di effetto emulazione scatenato dalla vittoria di Meloni. Un’emulazione che, sottolineano molti commentatori, ha spinto l’elettorato di sinistra a puntare su di lei, nonostante, come sottolineano Selvaggia Lucarelli sul Fatto e Annalisa Cuzzocrea sulla Stampa, Schlein non sia stata aiutata dalle altre donne del Pd. Cuzzocrea parla di fattore D perché a sinistra le donne le abbiamo viste sempre in lotta tra loro o con un posto da comprimarie concesso dagli uomini. «E invece molte di quelle che sono andate a votare hanno pensato: stavolta tocca davvero ad una di noi e lo ha deciso lei». Anche secondo Lucarelli la nuova segretaria ha vinto malgrado la sorda opposizione delle donne del PD, che prima hanno accusato il partito maschilista, dopo la sconfitta del 25 settembre, ma poi si sono aggregate al candidato Bonaccini, dato per vincente.

Speriamo invece sia di buon auspicio il commento di Flavia Perina sulla Stampa che, pur nella fermezza delle rispettive posizioni, sottolinea il fair play tra le due leader con possibili effetti collaterali positivi in una scena politica da anni dominata dal bullismo. «Ora che i due principali partiti italiani sono dominati da donne, ora che oltre 13 milioni di elettori, quasi la metà del totale, hanno come riferimento politico una donna, sarà più difficile proporre certi titoli sessisti, invitare i follower a raccontare cosa farebbero a Tizio o a Caia, raccontare una sindaca come patata bollente. I cavernicoli del maschilismo dovranno adeguarsi». Forse troppo ottimista visto che la rete, ma non solo, è stata invasa da meme volgari e dileggianti Shlein e che nientemeno che il sindaco di centro destra di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna ha diffuso messaggi vari, ripresi dai giornali, su Elly Schlein che somiglia ad un dromedario e un tweet per dire: «E cosa volevate per 2 euro, Belen?». Lui si è scusato dicendo che scherzava ma intanto Libero ha colto la palla al balzo per proporre, pur criticandoli, i vari meme e anche il fotomontaggio di Schlein con la faccia di Pippo Franco. Nel caso qualcuno se li fosse persi.

Il murale di Tvboy comparso a Milano a porta Genova, ripreso da molti giornali

Le prime volte


Mentre noi celebriamo la prima volta di due leader donne dei principali partiti, nel mondo, ci informa Avvenire, per la prima volta sul pianeta c’è almeno una donna in ogni parlamento. Secondo il report dell’Uip, organizzazione mondiale dei parlamenti, la quota rosa globale è del 26,5% sul totale mondiale di parlamentari. L’Italia con il 32,3% è al 56esimo posto su 186,  bene ma non benissimo. Mentre in testa sono Ruanda e Cuba. Qui la classifica.

Sempre su Avvenire un excursus sulle donne italiane in politica: la prima a ricoprire un incarico pubblico subito dopo la guerra fu Elena Fishli Dreher, classe 1913 e partigiana, nominata assessora all’Assistenza e Beneficenza a Milano; prima delle 21 madri costituenti su 556 componenti ci furono 13 donne convocate nella consulta dal governo Parri. Poi Tina Anselmi prima donna ministro e Nilde Iotti presidente della Camera nel 1979 che già parlava di riscatto femminile «quando Schlein non era ancora nata». 

Tra le altre prime volte della settimana la nomina di una donna a Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano. Un traguardo iniziato 60 anni fa quando la legge, quasi 15 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, consentì l’ingresso delle donne in magistratura. Da allora una rincorsa: le magistrate oggi sono il 55%. Avvenire ricorda in un commento di Paolo Borgia «Maria Federici Agamben, partigiana cattolica e deputata Dc alla Costituente che così si rivolse ai suoi colleghi uomini nel novembre 1947: “e se qualcuno che siede qui ha la propria moglie che in casa fa la calza, non ritengo questo un argomento valido per invogliare una donna che chiede una toga ad accettare anziché una toga una calza». In un’intervista di Francesco Grignetti sulla Stampa, che sottolinea come ormai in Italia il diritto è donna ( ci sono donne presidenti alla Corte Costitzionale, all’Avvocatura dello Stato e al Consiglio Nazionale Forense) Cassano parla della sua nomina come un traguardo collettivo.

Lavoro e diritti


Sulla Stampa ampio servizio sul rapporto Women Business and Law della Banca Mondiale che mette in luce come il 2022 sia stato l’anno, degli ultimi 50, in cui meno si è fatto a livello legislativo per la parità di genere nel mondo. Per avere parità di diritti ci vorranno ancora 50 anni e le donne al momento hanno solo il 77% dei diritti degli uomini. L’Italia è fuori, di poco, dalla rosa dei 14 paesi con parità totale, con un tasso del 97,5 %. Abbiamo buone leggi ma restano le asimmetrie sociali. E a questo proposito la demografa Alessandra Minello smonta la proposta della ministra alla famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Roccella, di un codice di autodisciplina a favore della maternità che le aziende dovrebbero sottoscrivere , perché mette in carico solo alle donne la genitorialità, secondo un modello vecchio. In sostanza si parla di misure per la continuità di carriera delle madri, iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, l’adattamento dei tempi e modi di lavoro, il sostegno alle spese per la cura e l’educazione dei figli, spinta allo smart working e costruzione di nuovi asili nido. Ma una ricerca di Manpower riportata da Il Sole 24 ore spiega che le donne sul lavoro chiedono più flessibilità e empatia dai loro manager ma, a sorpresa, ben un terzo preferisce il lavoro in presenza per la crescita personale e per staccare il tempo di lavoro da quello familiare. Molto si discute in questi giorni sulla settimana di 4 giorni a pari salario, che non sembra piacere ai vertici di Confindustria ma invece interessa a molti imprenditori, per esempio su Repubblica l’ad di Alispa Simona Lombardi spiega, appunto, che è meglio dello smart working e rende di più in termini di produttività: si tratterebbe di un orario di 32 ore settimanali spalmate su 5 giorni e il punto è cambiare mentalità e lavorare per obiettivi.

Da segnalare che Coop, racconta Avvenire, lancia una campagna per la parità di genere favorendo l’accesso delle dipendenti nei ruoli dirigenti (oggi sono il 34,7 per cento). E premia i fornitori più virtuosi che hanno introdotto misure di welfare aziendale. Ndr: effetti collaterali della legge sulla certificazione di genere introdotta nel 2021 che concede benefici fiscali alle aziende.

Cattive ragazze e donne cattive


Il bullismo al femminile fa sempre più notizia: una tredicenne è stata colpita a forbiciate da due coetanee nel mantovano. All’origine del gesto che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi invidie e gelosie ma soprattutto – sottolinea una psicologa su Quotidiano Nazionale – la deriva violenta degli adolescenti. Da Arezzo a Mantova a Trieste dilaga la catena di violenze che colpisce le ragazzine tra 11 e 14 anni. Ad Arezzo 300 persone sono scese in piazza dopo l’aggressione a una 11enne con lo striscione “difendere è ok prevenire è meglio”. Per lo psicologo Matteo Lancini che interviene su Avvenire «va curato l’analfabetismo emotivo dei giovanissimi incapaci di esprimere rabbia e sofferenza e quindi spinti ad agire da soli o in branco». 

Anche la mafia è femmina: nell’incredibile storia della latitanza di Matteo Messina Denaro ha rivestito un ruolo centrale la sorella Rosalia arrestata questa settimana. Il Quotidiano Nazionale intervista Piera Aiello, ex moglie di un mafioso oggi collaboratrice di giustizia inserita nel 2019 dalla BBC fra le 100 donne più influenti al mondo, che parla del rapporto fra donne e criminalità organizzata in termini precisi: le donne sono sempre state ai vertici delle cosche, spietate come i maschi insegnano ai figli il codice mafioso. In questo campo il soffitto di cristallo è stato già rotto.

Violenza di genere


A parte i “soliti” femminicidi, due ci pare questa settimana, ci soffermiamo sulla notizia data dal Messaggero firmata da Valeria Di Corrado: il procuratore generale presso la Corte militare d’appello, Marco De Paolis osserva che non c’è una norma del codice dell’ordinamento che tuteli le donne appartenenti alle forze armate vittime di molestie sessuali da parte dei loro colleghi. Deve essere un problema ben diffuso, malgrado il procuratore non fornisca dati a riguardo. Chiede però al legislatore di colmare questa lacuna per sanzionare adeguatamente le condotte illecite, repressione da accompagnare ad un’efficace attività di formazione del personale militare, compresi i comandanti di corpo.

Da segnalare anche il caso, ripreso da tutti i giornali, di una ragazzina di 16 anni di origini egiziane picchiata brutalmente dal padre perché ha fatto un video su tik tok senza velo, segnalato alla famiglia da parenti in Egitto. È riuscita a chiedere aiuto. Dopo le cure in ospedale ora è in una comunità, il padre denunciato a piede libero.

Altri mondi


La storia della settimana è la vicenda horror delle 900 studentesse, dalle elementari alle superiori, avvelenate in alcune regioni dell’Iran. La cosa è iniziata a novembre, ma solo pochi giorni fa il presidente iraniano, Ebrahim Raisi ne ha parlato accusando gruppi fondamentalisti che non vogliono che le ragazze vadano a scuola, sul modello talebano. Ma dopo il clamore della vicenda ora parla di complotti dell’Occidente. Come racconta il Manifesto, comunque, per Marjane Satrapi, celeberrima fumettista e regista iraniana, presente all’apertura dell’anno accademico a Bologna «in Iran il muro di paura è caduto, non si torna indietro». Sulla stessa linea la campionessa di arrampicata iraniana Nasim Eshqi in Italia dall’inizio della rivoluzione, intervistata dal Corriere, che si racconta bambina ribelle e assicura che anche se di proteste noi ne sentiamo meno parlare, in realtà il movimento continua, perché, appunto, non si torna indietro.

Sullo sport vuoto pneumatico


Nella nostra personale classifica brilla sempre la Gazzetta dello Sport, che è riuscita per ben tre giorni su 6 da noi esaminati a non avere nemmeno una notizia di sport femminile. Leggermente meglio Tutto Sport anche se uno degli articoli di punta riguarda Camilla Giorgi salita al 46° posto mondiale nel tennis, a proposito della quale più che occuparsi delle sue qualità sportive si sottolinea di come si sia scoperta bella attraverso i social, sui quali le sue foto pubblicitarie per l’intimo donna muovono truppe di commentatori con il pollice su. Sui giornali generalisti poco o nulla, salvo le notizie obbligate sulle vittorie delle azzurre dello sci.

Conclusione


Ci piace concludere citando l’intervista di Repubblica a Tamara Tenebaum, filosofa e femminista argentina cresciuta in una comunità ebrea ortodossa sulla quale ha scritto un romanzo. Alla domanda “cos’è rivoluzionario per lei oggi?” risponde così: «La giustizia sociale. Se un bambino nasce in una famiglia povera non ha le stesse possibilità di chi appartiene alla classe media. I privilegi che ti derivano dalla ricchezza mi sembrano intollerabili. Nelle questioni di genere abbiamo fatto passi in avanti, anche nella lotta al razzismo, mentre le divisioni di classe persistono immutabili».

Questa rassegna stampa è frutto del lavoro di squadra di  Gegia Celotti, Barbara Consarino, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso e Maria Luisa Villa

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