È iniziata la procedura di monitoraggio dell’applicazione in Italia della CEDAW, la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979 ed entrata in vigore nel 1981, esattamente 40 anni fa.
Un’importante fase della procedura è il deposito da parte di un gruppo di 23 organizzazioni della società civile italiana per la CEDAW coordinato da D.i.Re di un documento denominato List of issues Prior to Reporting (LOIPR) Italy, ovvero la lista delle domande che il Comitato CEDAW dell’ONU dovrebbe porre al governo italiano in base alle criticità che persistono rispetto alla piena attuazione della Convenzione ratificata dal nostro paese nel 1985, alla quale ha partecipato anche GiULiA-giornalista, insieme alle Cpo Fnsi e Usigrai.
Si tratta di un documento molto importante, perché orienta il lavoro del Comitato CEDAW per la verifica quadriennale dell’applicazione della Convenzione, l’ottava a cui è sottoposta l’Italia, e i contenuti prioritari delle risposte dello Stato e dei relativi rapporti ombra della società civile che usciranno nel corso di questo anno.
La CEDAW, ratificata da quasi tutti i paesi del mondo, raccomanda agli stati di intervenire per migliorare la condizione delle donne in tutti i campi della vita politica, sociale, economica e culturale per promuovere l’uguaglianza di diritti e opportunità tra uomini e donne.
In Italia, “nonostante i progressi dal punto legislativo e sociale, le discriminazioni contro le donne restano un problema grave, in particolare sul fronte del lavoro” e contribuiscono “alla persistenza della violenza contro le donne”, si legge nel documento depositato. Alcune delle maggiori criticità – e dunque il maggior numero di domande suggerite al Comitato CEDAW – riguardano:
- l’occupazione, tema prioritario soprattutto considerato che “le misure introdotte per rispondere alla crisi economica e finanziaria hanno avuto un impatto sproporzionato sulle donne, in particolare le donne con disabilità e le donne anziane” e “solo il 49 per cento delle donne risulta attualmente occupata con una riduzione stimata del PIL dell’8 per cento”.
- la violenza contro le donne, che vede pochi progressi anche rispetto alle preoccupazioni segnalate dal Comitato CEDAW nel precedente monitoraggio dell’Italia (2017) ovvero “l’alta prevalenza della violenza maschile contro le donne, il basso numero di denunce e condanne degli autori delle violenze, il limitato accesso alle misure di protezione e l’alto numero di misure alternative alla pena decise dai tribunali”;
- la salute, che vede calare l’accesso delle donne a prevenzione e cure a causa “della riduzione dei fondi pubblici destinati alla sanità, dei diversi LEA, Livelli essenziali di assistenza, nelle regione, la riduzione dei servizi per la salute sessuale e riproduttiva compreso l’accesso all’interruzione volontaria della gravidanza, e l’imposizione di interventi chirurgici senza consenso ai minori intersex”.
- la condizione delle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate, comprese le donne vittime di tratta, colpite da discriminazioni multiple e un persistente sfruttamento lavorativo.
Il documento, primo passaggio del successivo Rapporto ombra CEDAW, è stato redatto da un gruppo di 23 organizzazioni della società civile coordinato da D.i.Re Donne in rete contro la violenza, insieme a Action Aid Italia, AIDOS Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, Amnesty International – Sezione Italiana, BeFree – Cooperativa sociale contro tratta, violenze, discriminazioni, CGIL – Area delle politiche europee e internazionali, COSPE – Together for Change, DonneinQuota, DonnexDiritti, Escapes – Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate – Centro di ricerca e coordinamento, Effe Rivista Femminista, Forum Associazione Donne Giuriste, FISH – Federazione Italiana Superamento Handicap, , GIUdiT Associazione Giuriste d’Italia, GiULiA, Ladynomics, LeNove – Studi e ricerche sociali, Il progetto Alice, Period Think Tank APS, Pro Choice – Rete Italiana Contraccezione e Aborto, SCoSSE Aps, SeNonOraQuando, oltre a GiULiA e a Cpo Fnsi e Usigrai, e con le esperte Letizia Lambertini, Claudia Pecorella, Maria Cristina Valsecchi.
“Si apre una fase molto importante, che ci vedrà impegnate nei prossimi mesi con un ampio gruppo di esperte – ha dichiarato dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. capofila dell’iniziativa -, per far fare un passo avanti ai diritti e alle libertà delle donne in Italia, imprescindibile non solo per prevenire davvero la violenza contro le donne, ma anche per affrontare il grande peggioramento delle condizioni di vita che la pandemia Covid19 ha provocato soprattutto per le donne, mentre assicuravano tutto il lavoro di cura, e non solo, che ha tenuto insieme il paese”.