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Dalla nostra inviata, storia e storie di una giornalista

"Avevo 20 anni nel '68", di Simonetta Robiony, schegge e racconti tra pubblico e privato in un'epoca che "per molte di noi ha significato crescere respirando speranza". [di Silvia Garambois]

Dalla nostra inviata, storia e storie di una giornalista
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Silvia Garambois Modifica articolo

22 Marzo 2021 - 15.27


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“Il primo segno fu l’addio ai linotipisti, un gruppo di uomini che trasformavano i nostri articoli battuti a macchina o schede perforate da mandare alla sede centrale. Erano arrivati i computer”. Un libro con un incipit così precipita le vecchie giornaliste (e i vecchi giornalisti) a tempi “eroici”, dove si faceva il mestieraccio, correndo sempre, matita tra i denti. Un libro con un incipit così prende per mano i lettori che sognavano i giornalisti con il volto di Humphrey Bogart (quello di: “Questa è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”).

 

“Avevo 20 anni nel ‘68”, il libro di Simonetta Robiony è “anche” tutto questo. Appunti e memorie, di vita e di lavoro (che quante volte si intrecciano), di viaggio (quante volte in giro per il mondo sui set del cinema), di figli, di padri e di mariti, di Storia che ti scorre accanto (il rapimento Moro), di storie che sui giornali non sono mai finite.

 

Ci sono dentro Gassman e Sordi, Loren e Baudo, Vitti e Eduardo, perché c’è una dimensione pubblica, quella della giornalista che ne scrive sul giornale, e una privata, della giornalista che si ritrova ad avere relazioni personali, un dietro le quinte empatico, confidenze e condivisioni, amarezze e memorie.

 

Il libro di Robiony è un libro fatto di “schegge” e di riflessioni, c’è una generazione che ne ha condiviso molto e ci si riconosce (“Aver avuto 20 anni nel ’68 – dice Robiony – per molti di noi ha significato crescere respirando speranza”), per altre può essere invece il modo di affacciarsi su epoche di grandi entusiasmi e travagli (e forse sulla delusione più cocente dell’oggi).

 

E alla fine? Sì, è stato il più bel lavoro del mondo. Simonetta Robiony chiude la sua biografia dicendo che ne era “ormai sazia”: ma questo libro è la dimostrazione che non è così, che in realtà ti resta dentro e non te ne liberi mai (e lei, oltre a una carriera in cui ha attraversato giornali femminili come “Annabella” ai tempi della maggiore diffusione, e poi grandi quotidiani come “La Stampa”, oggi è ancora impegnata con GiULiA, a ragionare dell’informazione che deve essere e che non è).

 

 

“Avevo 20 anni nel ‘68”

di Simonetta Robiony

Edizioni All Around – euro 18,00

 

 

 

 

 

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